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Stemma
XVII seconda metà
marmo
0540/PM
Altezza: 60 cm, Larghezza: 45 cm, Profondità: 18 cm
Stemma dei nobili Sereno (?)
Stemma inserito in cartiglio a volute con mascherone leonino in basso e cimiero fogliato in alto.
Dello stemma in questione, pagato dal Museo 30 lire (Inv. Generale n. 2772), non solo non si riuscì ad identificare la famiglia di appartenenza, ma non furono neanche concordi le datazioni: a volte venne riferito al XVI secolo (Inv. Generale n. 2272; Inv. Pietre-marmi), altre volte alla seconda metà del '600 (Inv. Particolare n. 101; L. Mallé, 1965, p. 261), cronologia attualmente accettata.

Secondo Gaudenzio Claretta lo stemma spetterebbe ad una delle famiglie Sereno che fiorirono ad Asti ed a Cuorgnè (AMCAAT, ms. G. Claretta, 1896, p. 11). In effetti secondo il Codice Archinto la famiglia De Sirono o De Sirenis avrebbe il blasone di rosso, alla sirena nera a due code (BRT, Archintus, ms. St. Patria 138, vol. I, fol. 221), e pochi fogli prima compare uno stemma simile (con smalti diversi) appartenente alla famiglia De Samarate, ovvero d'oro, alla sirena rossa a due code (Ibidem, fol. 217): su nessuna di queste famiglie è stato possibile purtroppo raccogliere maggiori informazioni. La fonte più autorevole sulla genealogia piemontese ascrive lo stemma in questione alla famiglia Tholosano, originaria di Fossano (A. Manno, vol. XXX, p. 150; di nobiltà feudale originaria, proveniente da Bagnolo secondo lo Spreti, vol. VI, 1932, p. 597) della quale però si narrano solo le vicende più recenti, a partire da Giacinto Tholosano di Fossano, che fu infeudato di alcune porzioni di Valgrisanche il 21 gennaio 1791, con il titolo baronale (Ibidem, p. 598). Il secondo barone, Stefano Ludovico, morì a Fossano nel 1859, comportando la trasmissione del casato tramite linea sostituita con Filippo, figlio di Giacinto, il cui primogenito morì nel 1882.

L'opera fu venduta al Museo dal colonnello Tomaso Maggiora-Vergano di Asti, erede di una ricca collezione di opere, molte delle quali vennero cedute al Museo lapidario astigiano. È ipotizzabile per il manufatto una provenienza dall'Astigiano.
Mallé L., 1965, p. 261,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXX, p. 150,
Gentile L., Blu Rosso e Oro. Segni e colori dell'araldica in carte, codici e oggetti d'arte, 1998, p. 172,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, p. 57