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Stemma del conte Gian Francesco Fiocchetto di Bussoleno

    Stemma del conte Gian Francesco Fiocchetto di Bussoleno
    XVII secolo prima metà
    marmo di San Martino
    0491/PM
    Altezza: 73 cm, Larghezza: 52 cm
    scultura
    Stemma del conte Gian Francesco Fiocchetto di Bussoleno
    Si ignora la data di ingresso dello stemma in Museo (Inv. Generale n. 631; Inv. Pietre-marmi n. 491/PM), ma nell'inventario particolare si propone l'arco 1878-1880 (n.133), accolto dal Mallé); un sicuro termine post quem è dato però dal manoscritto del Claretta (1896), dove è menzionata tale opera, con alcune notizie su Giovanni Francesco Fiocchetto da Vigone, conte di Bussoleno.

    Questi, famoso medico e scrittore che narrò la pestilenza del 1630, nominato lettore di logica il 6 aprile 1591, divenne poi consigliere di stato e protomedico di Carlo Emanuele I e di Madama Reale; il 15 marzo 1633 gli venne concessa la nobiltà e l'ampliamento dell'arma, mentre il 18 maggio dello stesso anno fu infeudato di Bussoleno, Castelborello e Antignasco, per 12266 scudi d'oro d'Italia con facoltà d'erigere una o più primogeniture per i fratelli o per il nipote di figlia. Sposata, il 26 giugno 1594, Anna Cerva (?) vedova Bogiati, testò il 15 ottobre 1640 e morì a Torino il 9 ottobre 1642, per essere poi sepolto nella chiesa di San Nicola da Tolentino a Vigone (A. Manno, vol. XI, p. 345).

    Gian Francesco descrisse la pestilenza di Torino del 1630 nel "Trattato della peste o sia contagio di Torino descritto dal protomedico G.F. FIOCHETTO", testo del quale Claretta utilizzò la seconda edizione ristampata nel 1720 con documenti (quando la peste infieriva a Marsiglia), giudicandolo particolarmente utile perché permetteva di colmare le lacune degli ordinati di Torino di quell'anno. Ma questa non fu l'unica opera letteraria dell'illustre medico, come ci dimostra la biografia del Fiocchetto scritta da Bartolomeo Trompeo nel 1867: Gian Francesco stese infatti una vita di Filiberto di Savoia, dalla quale emerge un'analisi precisa dei malanni del sovrano, con relative cure.

    Il Fiocchetto, dottore collegiato e cittadino di Messina, lettore di medicina per diciassette anni all'Università di Torino, fece molti lasciti, tra i quali spiccano le 100 lire annue al convento di S. Nicola da Tolentino (compatrono di Vigone), dove fu sepolto. Quand'era ancora in vita gli fu affidato in tale convento l'altare maggiore, che era stato in precedenza dei Bernezzi. Gian Francesco lo fece riedificare e arricchire di marmi dotandolo di un nuovo pavimento, di balaustrata e di tre statue in marmo di fattura trapanese raffiguranti la Vergine Maria, sant'Agostino e san Francesco d'Assisi. Fece inoltre dipingere gli stalli del coro, costruire l'organo (con le canne in facciata fatte a vite e dorate) e incaricò gli eredi di far ornare la facciata con la statua di san Nicola da Tolentino. Sull'altare maggiore, davanti al quale fu sepolto, un'iscrizione attestava i lavori fatti eseguire dal Fiocchetto: " AIMAE SEMPER VIRGINI DEI GENITRICI/ DIVIS AUGUSTINO ET FRANCISCO TUTELARIBUS/ PROTOMEDICUS JOANNES FRANCISCUS FIOCHETUS/ COMES BUSSOLENI/ D.D.S./ ANNO A VIRGINEO PARTU 1634". Dopo le esequie, avvenute il 10 ottobre 1642, gli eredi collocarono il suo busto in marmo di Carrara nel sancta sanctorum in cornu evangelii, mentre in cornu epistolae fu posta l'iscrizione con l'elenco di tutti i suoi legati. La chiesa venne poi manomessa nel corso dei secoli, fino alla soppressione, dopo la quale ne entrò in possesso la famiglia Truccone che disperse le memorie del convento, di Gian Francesco e della famiglia dei Fiocchetto. Le statue con i santi furono fortunatamente salvate dal parroco di Santa Maria del Borgo di Vigone e collocate nell'attuale chiesa, mentre il busto di Gian Francesco fu donato dai Truccone alla famiglia Vegezzi-Ruscalla. Una provenienza dello stemma dal convento è abbastanza plausibile, considerata la buona fattura del rilievo.
    Trompeo B., Notizie storiche e boigrafiche intorno al Gian Francesco Fiochetto protomedico generale, archiatro di S.A.S Duca Carlo Emanuele Priimo di Savoia, 1867, pp, 5, 21-26,
    Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XI, pp. 344-345,
    Mallé L., 1965, p. 258,
    ,
    Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica i iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 30-31