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Lastra celebrativa
XVI metà
arenaria del Monferrato
0488/PM
Altezza: 101 cm, Larghezza: 63 cm, Profondità: 9 cm
Stemma del Conte Giorgio di Montafia
Stemma del Conte Giorgio di Varisella e Montafia in lapide incorniciata con iscrizione in cartella sottostante alludente ai feudi di Tigliole e di Moretto.
Lo stemma campeggiava un tempo sul castello di Montafia, distrutto il quale giunse in possesso dell'avvocato Amedeo Pollone, sindaco di quella località, che lo donò al direttore del Museo Civico di Torino Bartolomeo Gastaldi (P. Vayra, 1875, p. 328; Inv. Generale n. 623, Inv. Particolare n. 95). L'arma gentilizia venne descritta, compresa l'epigrafe, dal Claretta nel suo studio sui signori di Montafia (G. Claretta, 1883, p. 16) e nella ricognizione del 1896 sugli stemmi e le lapidi del Museo Civico, riportando a grandi linee le considerazioni del Vayra (AMCAAT, ms. G. Claretta, 1896, pp. 9-10). La datazione dell'opera, riferita dagli inventari al '500, fu circoscritta alla metà dello stesso secolo dal Mallé, che definì la scultura dello stemma "assai pesante e corsiva".

Sul conte Giorgio di Montafia e sul suo casato, un'ampia documentazione viene offerta dall'articolo del Vayra: tale famiglia è menzionata già nel Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, quando nel 1191 Oberto di Montafia ed i suoi fratelli, signori dell'omonimo castello e villa, essendo stati in contesa con Asti, furono costretti ad assoggettarvisi. Al feudo di Montafia tale stirpe aggiunse la signoria di Roatto e dall'inizio del XIV secolo acquistò un peso politico sempre maggiore, con le personalità di Giacomo ed Oddone di Montafia (incaricati di procurare nel 1319 un cavaliere all'esercito del marchese Teodoro Paleologo), Obertone di Montafia (valoroso guerriero nella giornata di Gamenario del 1345, del quale resta traccia in una canzone provenzale). Più tardi i Montafia si sottomisero al duca d'Orléans, diventato signore d'Asti (1417 e 1448); l'ultimo di tale famiglia nel 1574 giurò fedeltà ad Enrico III, re di Francia, ed ebbe una figlia che, sposatasi con Carlo di Borbone, divenne madre della principessa Maria, moglie di Francesco Tommaso di Savoia Carignano (P. Vayra, 1875, p. 332).

Giorgio di Montafia, figlio di Ludovico, fu il penultimo dei conti di Montafia e passò presumibilmente gran parte della vita in Francia; di lui restano due documenti, presso l'Archivio di Stato di Torino, dei quali uno è la donazione fattagli dallo zio paterno Antonio nel 1532, dove è qualificato come "magnifico e potente Cav. Aureato G. di Mont. detto il Colonnello dei Cento Nobili del Re Cristianissimo di Francia", e l'altro documento è il suo testamento del 6 agosto 1571, in cui sono ricordati i titoli di conte di "Varisella, signore d'esso luogo di Montafia, Tigliole, Roatto e Maretto". Pur abitando a Carignano, chiese di essere sepolto nella chiesa della Maddalena d'Asti, dove riposavano i suoi avi; ulteriori particolari sulla sua vita vennero forniti dal Claretta, secondo il quale Giorgio di Montafia fu cavaliere di Rodi, con il grado di ammiraglio (AMCAAT, ms. G. Claretta, 1896, p. 10).

Sfortunate furono le vicende del figlio ed erede Ludovico, assassinato a tradimento il 6 ottobre 1577 (P. Vayra, 1875, p. 336), alla morte del quale i feudi furono devoluti alla Chiesa di Torino, eretti in marchesato da papa Gregorio XIV (con breve del 1° ottobre 1591) e ceduti al nipote del pontefice Francesco Sfrondati, conte della Riviera, cavaliere dell'Ordine di Alcantara, castellano di S. Angelo e generale dell'esercito pontificio (G. Claretta, 1883, p. 30).
Della Chiesa F. A., Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà, 1655, p. 67,
Franchi Verney A., Armerista delle famiglie nobili e titolate della monarchia di Savoia, 1873, pp. 328-337,
Claretta G., I signori di Montafia, Tigliole, Roatto, Varisella e Maretto. Dissertazione storico-critica e genealogica con documenti, 1883, pp. 16, 30,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XX, p. 346,
Mallé L., 1965, p. 253,
Araldica astigiana, 2001, p. 27,
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Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 48-50