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XVI
marmo
0477/PM
Altezza: 86 cm, Larghezza: 44 cm
scultura
vescovo di Alba
(E. Romanello 2000). Stemma del vescovo Andrea o Ippolito Novelli, famiglia estinta oriunda di Trino: inquartato, al primo e quarto troncato di rosso e di argento, tre N gotiche (due su uno) dell'uno nell'altro, e troncato d'argento e di nero al leone dell'uno nell'altro; è simile all'arma dei Novellis di Saluzzo: inquartato di rosso alla N d'oro, gotica, e troncato d'argento e di nero al leone dell'uno nell'altro (A. Manno, vol. XXI, p. 128).
Proveniente dal Duomo di Alba. Cfr. sch. 478/PM.

(E. Romanello 2000) Lo stemma, donato, insieme allo scudo civico di Alba, dall'avvocato Giovanni Camerana, è molto probabilmente uno degli avanzi scartati dal vecchio duomo dopo il restauro del 1870; l'arma venne sempre datata all'inizio del XVI secolo e riferita negli inventari ad Andrea Novelli (Inv. Generale n. 2604, Inv. Particolare n. 231) vescovo di Alba dal 1484 al 1517, mentre il Mallé, con maggiore cautela, lo attribuì genericamente a monsignor Novelli, vescovo d'Alba, senza specificarne il nome (Mallé, 1965, p. 251). Tale blasone infatti accomuna sia Andrea Novelli che il suo successore e nipote Ippolito (AMCAAT, ms. G. Claretta, 1896, pp. 26-27), il quale, dopo essere stato nel 1517 nominato coadiutore dello zio, nel 1521 occupò la cattedra episcopale di Alba fino alla morte avvenuta l'11 novembre 1530 (A. Manno, vol. XXI, p. 128); entrambi, nel 1482 e 1503, furono in rapporto con il Sacro Monte di Crea, dove compaiono le loro insegne (A. Godio, 1887, p. 46; A. Di Ricaldone, M. Izzia di Ricaldone, G. Cuttica di Revigliasco, 1983, pp. 375-376). Tra i due il più importante fu sicuramente Andrea Novelli (figlio di Eusebio e Saracena) che, laureatosi a Pavia nel 1474, nello stesso anno fu arcidiacono di Casale e vicario generale del vescovo Bernardino Tibaldeschi Orsini, e divenuto in seguito vescovo di Alba (con nomina del 6 febbraio 1483) andò in veste di ambasciatore monferrino da papa Alessandro IV nel 1493, all'incoronazione di Ludovico il Moro nel 1495 e presso l'imperatore Massimiliano; fu inoltre oratore al concilio lateranense nel 1512, sotto Giulio II e nel 1517, sotto Leone X (G. A. Irico, 1745, pp. 258-262), negli anni del soggiorno romano di Macrino d'Alba, al sicuro sotto la protezione del Novelli (E. Villata, 1995, p. 6). Nel duomo di Alba, fatto ricostruire da Andrea Novelli a partire dal 1486 (G. Mazzatinti, 1887, p. 15), al centro del coro egli fece erigere il proprio CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Coccoluto G., La memoria del potere e i segni della famiglia. Contributo per un lapidario del Museo Civico di Alba, 1997, pp. 23-24,
Donato G., Macrino d'Alba protagonista del Rinascimento piemontese. sch. 39, 2001, p. 134,
Donato G., Macrino d'Alba protagonista del Rinascimento piemontese. scheda 57, 2001, pp. 170-171, scheda 57,
Irico J. A., Rerum Patriae libri III, 1745, pp. 258-262,
Di Ricaldone A. - Izzia di Ricaldone M.- Cuttica di Revigliasco G., Armerista del santuario di S. Maria di Crea nel Monferrato, 1983, pp. 375-376,
Villata E., "Alba Pompeia". Le principali committenze di Macrino d'Alba, 1995, p. 6,
Godio A., Cronaca di Crea, 1887, p. 46,
Mazzantinti G., Note per la storia della città di Alba II, La cattedrale, 1887, p. 15, 45-47,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXI, p. 128,
Donato G., Blu Rosso e Oro. Segni e colori dell'araldica in carte, codici e oggetti d'arte. Capitello con stemma Novelli di trino, 1998, p. 122