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Lapide
1532
pietra di Gassino
0159/PM
Altezza: 36 cm, Larghezza: 52 cm, Profondità: 16 cm
Stemma di Giovanni Bernardi
Stemma di Giovanni Bernardi
L'opera non risulta essere citata nell'Inventario Generale né in quello Pietre e Marmi, pur trattandosi di una lapide recante una data ed un nome; l'Inventario Particolare (n. 299) non dà indicazioni sull'ingresso in museo (avvenuto forse tra fine '800 e inizio '900), né sulla provenienza.

Mallé ne aveva intuito l'originaria destinazione a una facciata, confermata dalla testimonianza di Gaudenzuio Claretta, che l'aveva vista nel 1899 sulla porta di ingresso della dimora di Giovanni Bernardi in via Porta Palatina n. 23 a Torino, sotto a un'altra lapide con il monogramma di Cristo nell'ostia raggiante (G. Claretta, 1899, p. 554). La data indica probabilmente la fondazione dell'edificio, sul sito del quale sorge oggi un albergo.

Di Giovanni Bernardi, "cultore de' boni studii", sappiamo che scrisse un'opera intitolata "Extravagantia", citata in alcuni atti sui pedaggi di Torino, e che ebbe una figlia, Maddalena, che sposò in seconde nozze Giovanni Pietro Calcagno, usciere di camera del sindaco di Torino, segretario della curia arcivescovile e banchiere delle spedizioni dagli stati di Savoia alla curia romana. Alla sua morte, nel 1567, la vedova gli fece apporre una lapide nel duomo di Torino.

Interessante è l'uso della pietra di Gassino, un materiale di notevole durevolezza molto in uso a partire dal XVII secolo, grazie anche alla prossimità delle cave alla capitale sabauda e alla possibilità di trasporto sul Po.
Mallé L., 1965, p. 252,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 74-75,
I marmi scritti della città di Torino e de' suoi sobborghi (chiese, istituti di beneficenza, palazzi ecc.)dai bassi tempi al secolo XIX copn copiose annotazioni storiche, biografiche e necrologiche, 1899, p. 554,
Rondolino F., Il Duomo di Torino illustrato, 1898, pp. 192, 198 nota 11