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Lapide
1513 - 1517
marmo di Foresto
0479/PM
Altezza: 92 cm, Larghezza: 79 cm, Profondità: 9 cm
Stemma di monsignor Andrea Provana di Leinì
Stemma di monsignor Andrea Provana di Leinì
Sin dall'ingresso in museo lo stemma in questione fu ascritto a monsignor "Andrea (sic) Provana di Leinì", arcivescovo di Torino dal 1632 al 1640 (Inv. Generale n. 3866, Inv. Particolare n. 344; L. Mallé, 1965, p. 257). Tale illustre personaggio, che di nome faceva Antonio e non Andrea, apparteneva però non al casato dei Provana di Leinì, bensì ai Provana di Collegno, identificati da uno stemma differente (cfr. 299/PM): Antonio Provana di Collegno era figlio di Giovanni Francesco, dei consignori di Bussolino e della Gorra; appena ventiduenne ricevette nel 1599 dal papa l'abbazia della Novalesa, nel 1605 divenne protonotario apostolico e in seguito, in quanto consigliere di stato del duca Carlo Emanuele I fu inviato come ambasciatore al senato di Venezia. Nel 1622 gli venne conferito l'arcivescovado di Durazzo e il 17 ottobre dell'anno successivo l'arcivescovo di Torino Filiberto Milliet di Faverges lo consacrò vescovo della cattedrale di S. Giovanni; quando, nel 1632 la cattedra arcivescovile di Torino divenne vacante, il papa lo trasferì da Durazzo a Torino, dove morì il 14 luglio 1640 (V. Angius, vol. I, parte 2°, 1845, pp. 1308-1309).La tipologia dello stemma del Museo contribuisce invece a datare l'oggetto alla prima metà del XVI secolo ed è da riferire ad Andrea Provana di Leinì, dalla cui casa in via Porta Palatina n. 20 giunse in museo dopo l'abbattimento della medesima (cfr. 298/PM; L. Mallé, 1968, p. 178, tav. 281). Il blasone, anche per il numero di nappe corrisponde perfettamente a quello murato sulla lesena del duomo di Torino da Andrea Provana nel 1513 (G. Romano, a cura di, 1990, tav. 78), quando riebbe l'arcidiaconato di Torino. L'epigrafe, opera di uno scultore dell'Italia centrale che si richiama al gusto ciriale romano, doveva essere stata posta per coprire la tomba del Provana ed è caratterizzata da una curiosa iconografia per cui la tabella con l'iscrizione pende da un albero radicato dai rami mozzati, con chiaro riferimento alla brevità della vita (come del resto conferma la scritta), che non a caso è il titolo di un'opera di Seneca (cfr. la tabella del 298/PM).

La lapide è documentata in situ, murata sopra il portone di ingresso della casa di Monsignor Provana, in un acquerello del 1897 di Francesco Garrone della serie "Antiche case di Torino", conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Torino (inv. P/2017; cfr. L. MALLE', "I dipinti della Galleria d'Arte Moderna", Torino 1968, p. 178, tav. 281), e in una foto del Fondo Gabinio anteriore al 1900 (AF MCTo, Fondo Gabinio, B83/28).
Moncassoli Tibone M. L., Dalle Chiese del Medioevo. Palazzo Madama, 1991, p. 85,
Della Chiesa F. A., Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà, 1655, p. 77,
Angius V., Famiglie nobili della Monarchia di Savoia, 1841-1845, pp. 1308-1309,
Mallé L., I dipinti della Galleria di Arte Moderna, 1968, p. 178,
Antonielli d'Oulx F., Chiariglione L., Franchino M., Scarzella P. Viarengo A., Villar Dora. Contributi per una storia, 1989, p. 24,
Mallé L., 1965, p. 257,
Donato G., Torino fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale. Immagini del medioevo Torinese fra memoria e conservazione, 1993, pp. 320-328, in part. pp 326-327 e fig. a p. 321,
Romano G., La Sacra di San Michele. Storia Arte Restauri, 1990,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 36-38