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Pluriarco
Pluriarco
Year
anteriore al 1951
Materials
legno
Inventory
0046/SM
Dimensions
Altezza: 31 cm, Larghezza: 25 cm, Profondità: 13 cm
Subject
Pluriarco, cassa di risonanza
Description
strumento musicale pluriarco
Historical-Criticism news
Parte di pluriarco di cui rimane solamente la cassa di risonanza ricavata da un unico pezzo di legno. Il corpo presenta una forma rettangolare con tre lati ad angolo retto e il quarto ogivale. La parte superiore del lato arrotondato in corrispondenza dell'apertura presenta una decorazione incisa a forma di tripla U. Nella parte superiore della cassa è stata ricavata una plancia decorata con motivi geometrici a due ovali incrociati che formano una sorta di nodo. Questo motivo è molto diffuso sulle facciate laterali e dorsali dei pluriarchi ed è uno dei principali motivi decorativi dell’arte Kuba (denominato “imbolo”).
Sullo spessore laterale della plancia sono stati praticati 8 fori in cui originariamente erano inserite le estremità degli archi. Sia i bordi laterali arrotondati che la base inferiore sono decorati con motivi geometrici incisi che nel secondo caso vengono ripresi lungo una fascia che segue il perimetro della cassa.
Due corde di metallo, molto probabilmente aggiunte, sono state inserite in due degli otto fori.
Il pluriarco è uno strumento tipicamente africano appartenente alla categoria dei cordofoni e diffuso nel continente presso un'ampia area che va dal golfo della Guinea al Congo all'Angola. Esso è composto da una cassa armonica di dimensione variabile, da archi in tensione situati solitamente sulla parte dorsale e da corde in fibra vegetale (ad esempio fili di foglie di palma) o animale (crine di elefante). Il numero degli archi in tensione e delle rispettive corde ad essi collegati è variabile e va generalmente da un minimo di due fino a un massimo di otto. Nella maggior parte dei casi, esso viene tenuto orizzontalmente con la base della cassa armonica contro il petto e suonato con entrambe le mani pizzicando le corde con le dita o con dei plettri. Modificando la curvatura degli archetti che tendono le corde è possibile accordare lo strumento.
L’esistenza del pluriarco è documentata in opere del XVII secolo come “Istorica descrizione de’ tre’ regni Congo Matamba et Angola” di Giovanni Antonio Cavazzi da Montecuccolo (1687) e “Breve e succinta relazione del viaggio nel regno del Congo Meridionale” di Giovanni Merolla da Sorrento (1692). I manoscritti del passato sembrano suggerire che il pluriarco fosse un attributo della regalità e che fosse presente anche nei cortei reali, ma negli scritti successivi questo aspetto non appare. Nelle epoche successive esso è stato utilizzato in molte occasioni ludiche e cerimoniali.
Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino
Bibliography
Borgarello F., Gli strumenti musicali del Museo Civico di Numismatica Etnografia Arti Oruentali: schedatura e catalogazione, 2000, p. 119-121,
Bassani, E., Gli antichi strumenti musicali dell'Africa Nera : dalle antiche fonti cinquecentesche al Gabinetto armonico del padre Filippo Bonanni, 1978, informazioni sui pluriarchi pp. 22, 23,
Meyer, L., Art and craft in Africa : everyday life, ritual, court art, 1995,
Faik-Nzuji Madiya, C., Tracing Memory: A Glossary of Graphic Signs and Symbols in African Art and Culture, 1996,
Cornet, J., Art Royal Kuba, 1982, confronto con decorazioni Kuba pp. 157-179
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