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Tamburo
Anteriore al 1951
legno, pelle, fibre vegetali
0054/SM
Altezza: 52 cm, Diametro: 16 cm
tamburo
pittore ignoto
Tamburo da terra di forma cilindrica con piede
Tamburo cerimoniale di forma cilindrica formato da una cassa di legno scavata e sagomata con una strozzatura alla base. Tre profonde incisioni circolari a distanza regolare suddividono l’oggetto in quattro parti. La base e il primo tratto sono privi di decorazioni. Il secondo tratto presenta due riquadri. Uno di essi delimita un motivo a rombi incrociati, mentre il secondo presenta una decorazione a piccoli rombi, Il terzo tratto - bombato - presenta lo stesso motivo decorativo del precedente, ma ingrandito. In questa sezione, inoltre, è inciso un volto umano. Al di sopra è fissata la membrana in pelle. Presenza di una impugnatura laterale che parte dalla base del volto.

L'oggetto presenta alcune parti (base e incisioni circolari) di colore più scuro.



Il tamburo è uno strumento che appartiene ai membranofoni. Come per altri strumenti acquisiti nel Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo), esso ha avuto per molto tempo un ruolo centrale e fondamentale nella vita sociale delle popolazioni della regione. Il tamburo accompagna momenti solenni e ordinari, come le nascite, i matrimoni, i funerali, le pratiche di medicina tradizionali, ma anche occasioni di intrattenimento.

Il tamburo è un oggett che permette di marcare il potere sovrano. L'ornamento cefalomorfo riproduce le fattezze fisionomiche di un tipo di scultura caratteristico dei Teke: la figura di potere Butti.



I motivi decorativi a rombi intrecciati, spesso presenti in numerosi oggetti congolesi, possono essere associati ad un simbolismo che rimanda all’equilibrio nelle relazioni, all’ordine, al rispetto delle gerarchie. In particolare, la decorazione a rombi intrecciati può essere associata alla mediazione e alla coordinazione.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino.
Fava A.S., Africa, America, Oceania. Le collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino. Storia delle collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino, 1978, pag. 39,
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