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XIX secolo (?)
marmo bruno
776/PM
Altezza: 18 mm, Larghezza: 14,5 mm, Spessore: 4 mm
Testa di Cristo (?)
arte italiana
Testa barbuta di profilo a destra. Fronte bassa, dalla profonda stempiatura. Capelli lunghi alle tempie e al collo, in ciocche schematiche ripetute in sequenza verticale. Occhio allungato al di sotto di un'arcata molto rilevata. Naso adunco a punta acuta in basso e pinna spessa. Zigomo rilevato. Barba fluente e schematica, appuntita in basso. Collo muscoloso. Forma rettangolare, colore bruno.
Molatura meccanica (?) del piano posteriore, la cui superficie è asportata selettivamente per favorire l'adesione, tramite un collante, ad altra superficie (?). Modellato a mano, con intaglio a punta fine. Scultura e intaglio a mano libera con punte di varia grandezza.

Testa barbuta di profilo a destra. Fronte bassa, dalla profonda stempiatura. Capelli lunghi alle tempie e al collo, in ciocche schematiche ripetute in sequenza verticale. Occhio allungato al di sotto di un'arcata molto rilevata. Naso adunco a punta acuta in basso e pinna spessa. Zigomo rilevato. Barba fluente e schematica, appuntita in basso. Collo muscoloso. Scollo modulato.

Stile di tipo lineare e schematico. Si confronti il tipo iconografico e lo stile un p' rigido con un rilievo bronzeo raffigurante il Cristo al Museo Medievale di Bologna (senza inv.), attribuito a Giovanni Bernardi da Castel Bolognese (Donati 1989, pp. 212-213, tav. LXXXVIII). Inoltre, per il modo di eseguire i capelli e il profilo puntuto del naso, ma non la barba, si veda un cammeo in sardonice alla Staatliche Münzsammlung di Monaco (inv. 1261), forse realizzato in una bottega di Praga alla metà del XVII secolo (Weber 1992, p. 164, n. 201).

Nonostante i confronti individuati siano collocabili in epoca rinascimentale o tardorinascimentale, sembra opportuno abbassare la cronologia dell'opera in oggetto, forse al XIX secolo, sia per i tipo di materiale impiegato, sia per le analogie stilistiche che essa ha con altri due cammei certamente più tardi (Museo Civico d'Arte Antica di Torino, inv. 780/PM e 781/PM).

L'opera si ispira comunque a prototipi del Rinascimento, come ad esempio un lavoro di Giovanni da Castel Bolognese (1494-dopo 1561), incisore e scultore attivo sia a Roma sia a Milano, o un cammeo in calcedonio conservato al Museo degli Argenti di Firenze (inv. 990) dell'inizio del XVI secolo (Gennaioli 2007, p. 332, n. 425).

E' verosimile che essa fosse concepita per essere fatta aderire ad altra superficie, forse a una tavola compositiva insieme ad altri cammei. Per l'utilizzo di pietre calcaree, come materiale di supporto per l'opera, si veda un cammeo moderno, ora al Germanischen Nationalmuseum di Norimberga (inv. SiSt 1915), con raffigurazione di busto maschile (Weiß 1996, tav. LXIV, n. 474).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009