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XIX sec. d.C.
0771/PM
Altezza: 38 mm., Larghezza: 21,5 mm., Spessore: 6,5 mm.
Testa di imperatore
cerchia di Veit Grauppensberg
Pietra (?) calcarea o stampo in gesso, sagomato a rilievo, di colore avorio. Molatura meccanica a disco del piano posteriore, non rifinito e interessato da una grande falla successiva alla lavorazione. Esecuzione a mano libera. Modellato a scalpellino e rifinito. Conca dell'orecchio con trapano a punta sferica. Testa di imperatore (Ottaviano?): Testa laureata imberbe con diadema di profilo a sinistra. Capelli corti a ciocche schematiche e frangia sulla fronte. Grande corona d'alloro composta da due file di foglie lanceolate. Naso a gobba con punta acuta e narice incisa. Arcata dal margine inferiore netto sull'orbita molto profonda. Palpebre carnose attorno al bulbo piccolo occhio. Labbra asciutte. Piccolo mento arrotondato. Mandibola cadente. Collo dalla muscolatura resa plasticamente. Stile di tipo realistico. Buona dosatura del modellato. Intaglio medio. Alto rilievo.
Si tratta di un lavoro eseguito contestualmente ad altre sette teste di imperatori romani, con le quali condivide oltre allo stile, anche il meteriale di supporto e la concezione generale: 806/PM, 763/PM, 761/PM, 794/PM, 795/PM, 753/PM, 752/PM. Stilisticamente analogo anche a 777/PM, la quale non ha corona d'alloro e raffigura una testa maschile.

Questa serie di teste imperiali trova confronto con la produzione soprattutto ottocentesca, ma già rinascimentale, di cammei in vario materiale: in particolar modo, i ns. lavori si ispirano a una serie di ritratti in onice legati in spille auree e conservati al Kunsthistorischen Museum di Vienna (unico inv. 1194), del XVI sec. d.C. (Eichler, F., Kris, E., Die Kameen in Kunsthistorischen Museum, Publikationen aus den Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, II, Wien, 1927, 161, n. 357 - 368, Tav. 53). Ma un confronto tipologico deve essere fatto anche con la serie di 12 cammei in calcedonio, i quali hanno qualche analogia stilistica con i ns. per la resa delle corone d'alloro ma non del modellato, alla Staatliche Münzsammlung di Monaco (inv. 1029 - 1040), databili grossomodo al 1800 (Weber, I. S., Geschnittene Steine des 18. bis zum 20. Jahrhunderts. Vergessene Kostbarkeiten in der Staatlische Münzsammlung München, München, 1995, 73 - 77, n. 64 - 75). Infine, per lo stile nervoso della muscolatura e per la resa espressiva del volto, esse sembrano ispirarsi anche ad alcuni lavori del XVII sec. d.C., come ad es. un ritratto di Domiziano su cammeo in calcedonio nella Collezione Manheimer-Schrank, ora alla Staatliche Münzsammlung (inv. 1308), forse da attribuire a una bottega italiana (Weber, I. S., Kostbare Steine. Die Gemmensammlungen des Kurfürsten Johan Willhelm von der Pfalz, München, 1992, 138 - 39, n. 142), oppure a un ritratto di Claudio su cammeo in lapislazzuli di analogo periodo e produzione, sempre alla Staatliche Münzsammlung (inv. 781) (ibid., 146, n. 157).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009