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XIX sec. d.C.
0806/PM
Altezza: 38,5 mm., Larghezza: 20,5 mm., Spessore: 7 mm.
Testa di imperatore (Tito?)
Bottega dei Regi Archivi
fabbrica piemontese
Pietra (?) calcarea o stampo in gesso, sagomato a rilievo, di colore avorio. Esecuzione a mano libera. Modellato a scalpellino e rifinito. In alcuni punti, rifinito con mola meccanica a disco (cf. la zona del muscolo sternocleidomastoideo con solchi longitudinali, regolari e paralleli). Zona superiore del capo sbeccata e interessata da microfalle. Piano posteriore con graffi longitudinali. Testa di imperatore (Tito?): Testa laureata imberbe con diadema (?), di profilo a destra. Capelli corti, a ciocche simmetriche sulla fronte e sulla tempia. Grande corona d'alloro composta da due file di foglie lanceolate; i capi (?) di un diadema (?) ricadono lungo il collo. Grande orecchio rilevato a spesso contorno. Arcata modulata sull'orbita molto profonda, con palpebre carnose attorno al bulbo oculare relativamente poco rilevato. Naso a gobba, con radice incavata e spessa pinna arcuata in basso, con punta arrotondata e grande narice incisa. Labbra sottili e asciutte, praticamente serrate. Guancia molle e cadente sulla mandibola floscia. Mento piccolo e arrotondato. Lungo collo con muscolo sternocleidomastoideo plasticamente evidenziato. Stile di tipo realistico. Buona dosatura del modellato. Intaglio medio. Alto rilievo.
Si tratta di un lavoro eseguito contestualmente ad altre sette teste di imperatori romani, con le quali condivide oltre allo stile, anche il meteriale di supporto e la concezione generale: 795/PM, 752/PM, 794/PM, 761/PM, 753/PM, 763/PM, 771/PM. Stilisticamente analogo anche a 777/PM, la quale non ha corona d'alloro e raffigura una testa maschile.

Questa serie di teste imperiali trova confronto con la produzione soprattutto ottocentesca, ma già rinascimentale, di cammei in vario materiale: in particolar modo, i ns. lavori si ispirano a una serie di ritratti in onice legati in spille auree e conservati al Kunsthistorischen Museum di Vienna (unico inv. 1194), del XVI sec. d.C. (Eichler, F., Kris, E., Die Kameen in Kunsthistorischen Museum, Publikationen aus den Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, II, Wien, 1927, 161, n. 357 - 368, Tav. 53). Ma un confronto tipologico deve essere fatto anche con la serie di 12 cammei in calcedonio, i quali hanno qualche analogia stilistica con i ns. per la resa delle corone d'alloro ma non del modellato, alla Staatliche Münzsammlung di Monaco (inv. 1029 - 1040), databili grossomodo al 1800 (Weber, I. S., Geschnittene Steine des 18. bis zum 20. Jahrhunderts. Vergessene Kostbarkeiten in der Staatlische Münzsammlung München, München, 1995, 73 - 77, n. 64 - 75). Infine, per lo stile nervoso della muscolatura e per la resa espressiva del volto, esse sembrano ispirarsi anche ad alcuni lavori del XVII sec. d.C., come ad es. un ritratto di Domiziano su cammeo in calcedonio nella Collezione Manheimer-Schrank, ora alla Staatliche Münzsammlung (inv. 1308), forse da attribuire a una bottega italiana (Weber, I. S., Kostbare Steine. Die Gemmensammlungen des Kurfürsten Johan Willhelm von der Pfalz, München, 1992, 138 - 39, n. 142), oppure a un ritratto di Claudio su cammeo in lapislazzuli di analogo periodo e produzione, sempre alla Staatliche Münzsammlung (inv. 781) (ibid., 146, n. 157).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009