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Piatto da offertorio
c. 1500
rame sbalzato, cesellato, inciso e dorato
0988/B
Altezza: 20 cm, Diametro: 45 cm
testa San Giovanni Battista
La testa del Battista è sbalzata quasi a grandezza naturale; all’interno delle pupille si notano residui di una sostanza scura, che non è stato possibile identificare in occasione della pulitura dell’opera. Il piatto è dorato solo sul recto.
Da un documento della Confraternita di san Giovanni Battista di Chieri, con sede presso l’ospedale dell’Annunziata, risulta che il piatto venne venduto dalla confraternita all’antiquario Foà il 28 febbraio del 1897; lo stesso Foà, assieme a Samuele Ovazza, rivendette l’opera appena due mesi dopo, nell’aprile del 1897, al Museo. L’attribuzione a orafo fiammingo del XVI secolo, verosimilmente dell’allora direttore Vittorio Avondo, venne poi riconfermata nel catalogo del Museo Civico del 1905 e quindi ripresa dalla critica successiva. Effettivamente, è proprio nell’Europa settentrionale, tra la Piccardia, l’area mosana, l’Inghilterra e la Germania che si sviluppò tra XIII e fine del XV secolo una particolare devozione per la testa recisa del Battista, devozione originata dalla presenza nella cattedrale di Amiens, a partire dal 1206, della reliquia del capo di questo santo. Tale reliquia già conservata nel Palazzo Imperiale di Costantinopoli, venne trafugata nel corso della IV crociata del 1204 da un certo Wallon de Sarton, che l’avrebbe poi donata al clero di Amiens. Le fonti quattrocentesche attestano che presso la cattedrale di Amiens la reliquia veniva conservata sopra un piatto d’argento, coperta da una maschera argentea che riproduceva le fattezze del Precursore: da qui la diffusione di immagini che riproducevano la testa del Battista e il piatto-reliquiario che la conteneva, dalle piccole insegne in stagno stampato che i pellegrini devoti del Battista riportavano con sé dopo la visita ad Amiens, alle sculture in alabastro (realizzate in Inghilterra) e in legno policromo (come quella di Liegi prima richiamata, quelle dello Schnütgen Museum di Colonia, del Musée d’Art et d’Histoire di Friburgo o del Museo Nazionale di Zurigo), fino ai prodotti in oreficeria come il celebre piatto in agata del Tesoro della cattedrale di Genova, decorato al centro da una piccola testa del Battista in smalto bianco a tutto tondo realizzata a Parigi intorno al 1420-30.

Sembra quindi assai verosimile ricondurre all’area nordica anche il piatto d’offerta del Museo. Il ricco afflusso di opere d’arte fiamminghe a Chieri nel corso del Quattrocento e in particolare l’arrivo dopo il 1490 di un certo numero di oreficerie fiamminghe tutte donate al Duomo (da cui furono trafugate nel 1973), tra cui la statuetta-reliquiario di san Giuliano, permettono di ipotizzare anche per il questo piatto una provenienza dalle province fiamminghe; l’ingresso in città, nei primi anni del Cinquecento, di questo oggetto di fattura nordica (ma con forti accenti italianizzanti), potrebbe quindi essere stato favorito sia dagli stretti rapporti dei banchieri chieresi con le Fiandre, sia dalla diretta presenza a Chieri di artisti e religiosi di origine nordica.
Castronovo S., Corti e città, 2006, pp. 311-312,
Castronovo S., Gotico sulle vie di Francia, 2002, pp. 128-129,
Museo Civico di Torino. Sezione Arte Antica. Cento tavole riproducenti circa 700 oggetti pubblicate per cura della Direzione del Museo, 1905,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 58,
Gabrielli N., Oreficerie medioevali fiamminghe in Piemonte, 1939, pp. 244-245,
Cavallari Murat A., Antologia monumentale di Chieri, 1969, p. 77-78,
Viale V., Mostra del Gotico e del Rinascimento in Piemonte, 1939, pp. 239-240