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1230-1240
argento inciso, dorato e niellato
404
Altezza: 29 cm
vergine con bambino
Hugo d'Oignies
fabbrica di Vinovo
Reliquiario architettonico con teca cilindrica in cristallo di rocca (oggi priva delle reliquie), sormontata da un tetto conico in argento cesellato e apribile; quest'ultimo, originariamente sormontato da una piccola croce o da un pomo decorato a niello, presenta una statuetta in argento dorato della Vergine col Bambino databile alla fine del XIV secolo. La teca è decorata lungo il bordo superiore da un motivo a fogliette lanceolate, che è ripetuto identico - ma con le foglie rivolte verso l'alto - lungo il bordo inferiore; essa è racchiusa tra quattro colonnine, sormontate da altrettanti tettucci conici in argento liscio, decorate da bande tortili alternativamente dorate e guillochés e in argento niellato con motivi di minuscole fogliette. Il piede è in argento con un sottile decoro, a incisione e poi dorato, di foglie di vite.
Nei cosiddetti “reliquiari a ostensorio” la reliquia era visibile nella teca di cristallo, inserita in un'elaborata montatura di tipo architettonico. Gli elementi tecnici e decorativi di questo raffinato oggetto sono propri dell’opera dell'orafo Hugo d'Oignies, attivo tra il 1220 e il 1240 per il priorato di Sainte-Marie d'Oignies, tra Namur e Walcourt, una fondazione di canonici regolari agostiniani risalente al 1187. Al momento sono ricondotte direttamente a Hugo d’Oignies circa quindici tra reliquiari, croci-reliquiario, filatteri e calici, mentre una ventina di opere è attribuita alla bottega di Hugo, attiva presso il priorato di Oignies dal 1230, ancora a fianco del maestro, fino al 1260-1270. Caratterizzano questa produzione, anche quella tarda, la predilezione dell’argento rispetto all’oro, la tecnica del niello e della filigrana (in particolare, i tralci vegetali, densi e ricchi di foglie, viticci, grappoli d’uva e personaggi cesellati, realizzati come pezzi a sé stanti e poi saldati alla superficie degli oggetti).

Nel reliquiario del Museo la morfologia della teca e della sua incorniciatura richiamano la parte superiore di una celebre opera di Hugo, il Reliquiario della costola di san Pietro (1238, Namur, tesoro del Convento delle Soeurs de Notre Dame), in cui la teca di cristallo contenente la reliquia costituisce il modello per il nostro oggetto; in secondo luogo la soluzione delle colonnine decorate a bande tortili in argento e niello e in argento dorato e niello, è presente su due opere certe di Hugo, ancora il Reliquiario della costola di san Pietro e il Gobelet di Mairie d’Oignies (1228-1230, Namur, tesoro del Convento delle Soeurs de Notre Dame). Infine, anche il motivo delle foglie lanceolate lungo i bordi superiore e inferiore della teca in cristallo è piuttosto comune sulle oreficerie prodotte nell'atelier di Hugo d'Oignies, e si ritrova, ad esempio, sul Vaso-reliquiario datato al 1240-1250 e sul Reliquiario del latte della Vergine, sempre nel tesoro di Namur. L’ipotesi che il tetto della teca fosse in origine sormontato da un piccolo crocifisso, si basa sul confronto con altre oreficerie mosane del XIII secolo, pissidi e reliquiari, morfologicamente affini al nostro oggetto.

Non si conosce l’esatta provenienza del manufatto, acquisto recente del Museo: le sue vicende sono note a partire dal 1874, quando è documentato presso le raccolte del negozio d’antichità, con sedi a Colonia e Parigi, dei fratelli Bourgeois, originari di Heidelberg. Il contenuto della galleria venne integralmente venduto all’asta a Colonia il 27 ottobre 1904; vent’anni più tardi, il reliquiario ricomparve in un altra vendita all’asta (Parigi, Hotel Druot, 1 dicembre 1927), relativa alla collezione di “objets d’art” di età medievale e rinascimentale di Antoine Gilbert, medico dell'Hôtel Dieu (Catalogue, 1927, p. 9 e tav. 26); da qui l’opera entrò nelle raccolte dell’antiquario Brimo de Larouissilhe, dove è restata fino all’acquisto da parte del Museo torinese.

Si tratta di un’acquisizione importante, che permette di introdurre in Museo il tema dell’oreficeria mosana duecentesca negli Stati sabaudi, dove è presente con diverse testimonianze documentarie e alcune importanti sopravvivenze, tra le quali il Reliquiario di sant'Andrea, attribuito alla bottega di Hugo d'Oignies e datato al 1230-1240 (Chieri, Tesoro del Duomo, ma proveniente dall’abbazia di Staffarda), il calice mosano oggi nel tesoro della Collegiata di Sant'Orso ad Aosta, 1230-40, e un reliquiario mosano andato smembrato, di cui restano oggi quattro placchette a smalto fissate in antico sul Braccio-reliquiario di san Grato, 1220-1230 (Aosta, Museo della Cattedrale). Alcuni fatti storici essenziali possono in parte giustificare e spiegare l’arrivo di queste oreficerie: le nozze nel 1237 di Tommaso di Savoia, fratello del conte Amedeo IV, con Jeanne de Flandre e la sua assunzione del titolo di conte di Fiandra e di Hainaut fino al 1249, nonché la presenza in area mosana, negli stessi anni, di suo fratello Guglielmo di Savoia, già vescovo di Valence e quindi vescovo di Liegi dal 1243 al 1249. Per il Piemonte si possiedono per il momento alcune notizie significative in relazione a Vercelli: uno dei suoi vescovi, Giacomo de Carnario, scomparso nel 1241, era stato canonico presso il Capitolo di Santa Croce a Liegi all’inizio della sua carriera e possediamo ancora uno degli oggetti nordici riportati in patria, il bel Salterio mosano della Biblioteca Capitolare di Vercelli (cod. CLXX); mentre è ancora da studiare un altro personaggio vercellese, il giurista Simone de Faxana, canonico a Reims dal 1243, legato alla corte di Baldovino di Fiandra e Maria di Champagne, fondatore - dopo il rientro a Vercelli nel 1262 - dell’ospedale di Santa Maria, cui legò per testamento manoscritti e oreficerie, tra cui un interessante calice, perduto, donatogli da Margherita di Fiandra (1244-1279), figlia di Baldovino.
Castronovo S., Oreficerie mosane, 2011, pp. 138-140,
Lempertz H., Catalogue des objets d’art et de haute curiosité composant la Collection Bourgeois Frères et dont la vente aura lieu à Cologne, 1904, p. 85,
Catalogue des objets d’art et de haute curiosité principalement du Moyen Age et de la Renaissance…composant la collection de M. le Professeur A. Gilbert, Médecin de l’Hotel-Dieu, 1927, p. 9,
Palazzo Madama. Guida breve, 2010, p. 72,
Capraro S., Acquisti e doni (2002-2010), 2011, p. 167,
Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 63,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 156-157,
Didier R., Autour d'Hugo d'Oignies, catalogo della mostra preso il Musée des Arts anciens du Namurois, Namur 2003, 2003, pp. 314-315