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Una silhouette alla moda: l’abito e il portamento

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  • 24 October 2015

ore 11 Un itinerario attraverso le opere d’arte del museo, per farsi sorprendere dalla storia della moda e dalla sua perenne attualità. Prendendo spunto dagli abiti e dagli accessori esposti in occasione della mostra Lino lana seta oro. Otto secoli di ricami, verrà svelata la maestria delle mode e dei gesti. Dal 1600 ai nostri giorni, dal giuppone all’habit, dalla seduzione di un guanto all’irresistibile richiamo di una borsa da gioco, la storia della moda ci racconta i gesti e i vezzi di una quotidianità elegante e preziosa che trova il suo corrispettivo contemporaneo nelle preziosità del ricamo di alta moda.

L’arte dell’apparire assume un ruolo centrale nella vita di corte a partire dal XVII secolo. Il portamento, la postura e le belle maniere diventano qualità indispensabili per chi voglia una posizione all’interno dei circoli aristocratici. Nell’abbigliamento maschile, il farsetto seicentesco spesso presenta  sostegni al proprio interno e costringe ad una postura rigida del busto, come anche la marsina settecentesca, per l’attaccatura molto alta delle maniche che induce a portare le spalle all’indietro e ad inarcare la schiena.

È l’abito a costruire il corpo, e non viceversa, secondo regole implicite accettate all’interno di un’élite in grado di cristallizzare o modificare le trasformazioni non solo dell’abito ma anche del corpo. Un corpo che deve corrispondere a canoni di piacevolezza e di riconoscibilità. Quindi non solo i busti e i corpini femminili modificano il corpo biologico, ma anche nel guardaroba maschile espedienti sartoriali donano una “forma” precisa e costruiscono il “tipo” fisico in cui la classe aristocratica ama rispecchiarsi, distinguendosi dal popolo e riconoscendosi all’interno della propria categoria sociale. Il portamento viene così garantito da un abito studiato non per favorire la naturalezza del gesto, ma, al contrario, per renderlo artificiale. Anche l’andatura è controllata e condizionata da stratagemmi precisi: il tacco, dal XVII secolo  prerogativa anche maschile, costringe ad esempio ad un incedere incerto, che diventa il solo accettabile. Il gesto viene cristallizzato attraverso l’uso di accessori come il fazzoletto, il guanto o il ventaglio che si trasformano in vezzo, in posa ricercata e apprezzata.

Il Neoclassicismo e lo stile Impero alleviano le costrizioni che caratterizzano l’abito femminile abolendo, anche se solo temporaneamente e parzialmente, l’uso del busto. Il nuovo modello di autorappresentazione è ora la statuaria classica delle divinità greco-romane, da cui derivano atteggiamenti e posture ben precise e non meno vincolanti.

Bisogna aspettare gli anni Venti del Novecento per ritrovare ancora una parentesi di liberazione dalla costrizioni corporee per il guardaroba femminile, con il delinearsi dello stile definito charleston in riferimento al ballo che spopola in quegli anni negli Stati Uniti coinvolgendo presto l’intera Europa. Questa volta è il movimento che dà la forma all’abito, un abito che diventa sciolto e si arricchisce di decorazioni fatte apposta per animarsi della luce captata e riflessa nel moto veloce del ballo.

Il programma è realizzato in occasione di Voce del Verbo Moda – Edizione 03 in collaborazione con il Circolo dei Lettori.

€ 12 (compresi biglietto d’ingresso e visita guidata)

Prenotazione obbligatoria 011 4436999 | didattica@fondazionetorinomusei.it