LA NOTTE DEI RICERCATORI
27 settembre 2013
Gli strumenti del mestiere dello storico dell’arte
La Notte dei Ricercatori è un'iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei. L'obiettivo è di creare occasioni di incontro con i cittadini per raccontare la ricerca scientifica e umanistica e diffondere la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante.
Il 27 settembre Palazzo Madama ospiterà i giovani ricercatori dell’Università degli Studi di Torino dei corsi di laurea in Storia dell’Arte e in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Attraverso quattro percorsi si racconterà il mestiere dello storico dell’arte e del restauratore alla scoperta di tecniche artistiche, storia del restauro, materie e collezionismo.
Per adesioni e prenotazioni, appuntamento in Piazza Castello allo stand dell’Università di Torino, dipartimento di Studi Storici e Conservazione e Restauro dei Beni Culturali.
Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito.
PROGRAMMA
Torino, piazza Castello
venerdì 27 settembre 2013
Ore
h. 15.45
Paesaggi dorati: la tecnica del fondo oro
Antonio da Monteregale, parti di polittico con Vergine annunciata, angelo annunciante e santi, tempera su tavola, 1435 circa.
L’impiego del fondo oro crea un effetto di spazio unitario e indefinito. Si tratta di uno sfondo astratto, che risponde all’esigenza di raffigurare i soggetti sacri in una dimensione che vada oltre la realtà terrena e i suoi elementi paesaggistici. L’uso del fondale aureo sopravvive nel tardo gotico e si ritrova ancora in opere cinquecentesche. Spesso erano i committenti stessi a richiederlo: con le sue caratteristiche di lucentezza rispondeva a un gusto per la preziosità dei materiali, che nel polittico si accompagna alle ricche cornici intagliate e dorate. L’oro, applicato sotto forma di foglie sottili, viene fatto aderire al legno della tavola precedentemente preparato.
h. 16.15
L’anima della materia: come nasce una scultura
Scultore della Svevia (cerchia di Niklaus Weckmann), San Martino e il povero, scultura in legno di tiglio, 1500 circa.
Nell'area dell'arco alpino e nel nord Europa spesso la scultura sostituisce la pittura nell'arredo delle chiese. Generalmente queste opere venivano realizzate in legno, ma in alcuni casi possiamo trovare altri materiali, come la pietra o la terracotta. Oltre a figure di santi isolate si incontrano veri e proprio polittici tridimensionali a decorazione degli altari, in cui le sculture sono sistemate all'interno di cassoni intagliati e dorati, talvolta dotati di ante mobili.
Si tratta di oggetti complessi, frutto della collaborazione di diverse professionalità: carpentieri, scultori, pittori e doratori, per cui è spesso difficile identificare un singolo artefice. In questo caso l'autore è colui che coordina il lavoro e garantisce per la qualità del risultato finale.
Il materiale utilizzato e il soggetto rappresentato possono aiutarci nell'identificazione della sua provenienza: il culto di alcuni santi e certe particolari iconografie possono essere collegati a definite aree geografiche, inoltre gli artisti utilizzavano tendenzialmente materiali facilmente reperibili sul luogo di lavoro.
h. 16.45
Conversazioni dipinte: il polittico tra artisti, committenti e spazio devozionale
Macrino d’Alba, Madonna con Bambino in trono tra i santi Giacomo Maggiore, Giovanni Evangelista, Giovanni Battista, Tommaso d'Aquino, con due donatori, tempera su tavola, 1495.
Maestro dell’Incoronazione della Vergine di Biella, Trittico della Crocifissione, olio su tavola, 1533-1540 circa.
Il polittico è una pala d’altare formata da più elementi congiunti tra loro da una cornice, talvolta con cardini che consentono di aprire e chiudere gli sportelli laterali. L’evoluzione di questo arredo sacro si compie alla fine del Duecento; la sua successiva diffusione, per la devozione pubblica e privata, ha dato origine a una molteplicità di varianti, che hanno spesso integrato tecniche artistiche diverse, come la pittura e la scultura. In Italia la fortuna del polittico inizia progressivamente a calare nel corso del Cinquecento, frequentemente sostituito dalle rappresentazioni unitarie dei grandi dipinti su tela, mentre prosegue nel resto dell’Europa con ulteriori fioriture formali.
h. 17.15
I segni del tempo: la lettura dell’opera d’arte tra le trasformazioni e i restauri
Barnaba da Modena, Madonna con Bambino.
Le opere d'arte portano impressi sulla loro pelle i segni del tempo e le tracce di coloro che le hanno realizzate, commissionate, possedute, vendute e osservate prima di noi. Ogni spostamento, nel tempo e dello spazio, di un dipinto o di una scultura, comporta il mutare dello sguardo e della prospettiva sull'immagine e sul suo significato. Alle diverse trasformazioni del gusto e degli osservatori, ad esempio da devoti a visitatori di un museo, corrispondono diversi interventi sulla materia che accompagnano l'intenzione di preservare le opere d'arte per le generazioni future alla necessità, anche involontaria, di adeguarle al gusto delle generazioni presenti.