Simonetta Castronovo, conservatore del Settore Arti Decorative, racconta la storia del cofano del cardinale Guala Bicchieri e degli smalti prodotti dalle botteghe di Limoges che lo impreziosiscono, un tema che ha studiato fin dagli anni della sua formazione universitaria. Il cofano tornò alla luce nel 1823, murato in una parete del presbiterio della chiesa di Sant'Andrea di Vercelli, e custodiva i resti del fondatore del complesso abbaziale, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli ca. 1150-Roma 1227). Questo oggetto di eccezionale bellezza, acquistato dal Museo nel 2004, faceva parte della collezione di oreficerie, arredi sacri e manoscritti che il cardinale aveva raccolto nel corso dei suoi viaggi nell'Europa settentrionale. Nel tesoro di Guala Bicchieri occupavano un posto di rilievo i manufatti usciti dalle botteghe orafe di Limoges, specializzate nella produzione di smalti champlévés. La decorazione del cofano ne offre un esempio di altissima qualità, che accosta tipologie e motivi ornamentali derivati da modelli romanici ad altri di assoluta novità, resi con un'attenzione naturalistica tipica ormai della sensibilità gotica.
Carlotta Margarone, assistente conservatore per il settore Gotico e Rinascimento, racconta le ricerche e le emozionanti scoperte che negli ultimi due anni hanno fatto luce sul sarcofago dell'umanista piemontese Filippo Vagnone, morto nel 1499. L'opera, giunta al museo già frammentaria e priva di base e coperchio, è decorata con scene mitologiche tratte dalle Metamorfosi di Ovidio e con la parate delle Muse. Nelle collezioni dal 1868, il sarcofago è stato oggetto di nuovi studi in occasione della riapertura del museo e del nuovo allestimento di Sala Stemmi. Sia dal punto di vista dell'iconografia che dal punto di vista storico e artistico, le nuove scoperte fanno luce anche su una breve stagione dell'arte in Piemonte, il periodo del primo Rinascimento, che si colloca tra il 1490 e 1420 circa e che guarda alla riscoperta dell'Antico e alla cultura classica, recuperata anche grazie ai ritrovamenti archeologici che in quegli anni si susseguono in tutta la penisola italiana. Durante la visita saranno raccontate le sorprese che, dallo scavo nei documenti alle corrette interpretazioni delle figure mitologiche, hanno portato ad una nuova attribuzione; la visita sarà anche occasione per conoscere le altre opere del percorso del museo legate a questo tema, e le tappe degli studi alla scoperta di un mistero antico 600 anni.
Palazzo Madama è strutturato su quattro piani principali, collegati tra loro da una serie di scale che costellano tutto l'edificio: dal magnifico scalone juvarriano, alla torre romana con i gradini in pietra, fino ai resti delle strette scale a chiocciola in mattoni che ogni tanto fanno capolino dalla muratura antica. Fino alla riapertura nel 2006, Palazzo Madama era inaccessibile a persone che avessero qualsiasi problema di mobilità. Una delle grandi sfide del cantiere è stata quella di inserire all'interno della torre medievale nord un'ampia scala elicoidale e un ascensore che portassero dal fossato al belvedere della torre.Diego Giachello, che ha fatto parte della squadra di progettazione dei lavori di Palazzo Madama fin dalla nascita del progetto, nel 1997, racconta la genesi di un'idea e rivela le difficoltà tecniche e di progettazione, confrontandosi con analoghi progetti di inserimento di strutture in spazi storici e motivando le scelte che hanno portato a individuare la torre di nord-est come l'unica in grado di fornire al pubblico un servizio essenziale e una vista meravigliosa sulla città.