La collezione di scultura piemontese gotica e rinascimentale è un nucleo notevolissimo del Museo Civico d'Arte Antica, continuamente arricchito con acquisizioni che hanno salvato dalla dispersione sculture monumentali ma anche arredi lignei e cornici in cotto, testimonianza di una secolare tradizione artigiana. Questo nucleo è ora esposto in mostra, insieme ad opere di altri musei, per segnalare l'azione di tutela svolta dal Museo Civico sul territorio sin dai suoi primi anni di vita. E' infatti del 1939 la rassegna Gotico e Rinascimento in Piemonte, che non è stata solo un'esposizione temporanea ma ha disegnato il museo nelle sezioni dedicate al Medioevo e al Rinascimento. Analogamente, la mostra allestita oggi nella sala del Senato è una tappa di approfondimento scientifico per progettare il nuovo percorso museale. Si innesta cioè nel progetto per la riapertura al pubblico del museo, attualmente chiuso per il restauro di Palazzo Madama. Se nasce per il Museo Civico la mostra riflette anche le sue collezioni: la scultura aostana, in particolare, così importante nella cultura alpina dell'Ottocento, quando si forma il museo. Ma anche i contatti con Friburgo e Losanna, con le valli del canavese e la val di Susa, e Asti, altro forte centro culturale nel Piemonte del primo Trecento. L'anagrafe delle opere e degli artisti è estremamente ricca: francesi, inglesi, lombardi e fiammighi documentano il contributo dato dalle regioni di frontiera all'elaborazione del linguaggio rinascimentale. Dalla mostra emerge anche la straordinaria policromia delle sculture, che nascevano spesso dalla collaborazione tra scultori e pittori. Nel frammento di ancona con l'Incoronazione di Maria Vergine (figura 1) le figure sono scolpite nell'alabastro poi dipinto e dorato, secondo una tradizione diffusa presso le botteghe inglesi del XV secolo che esportavano in tutta Europa. Come arrivò un'opera inglese alla chiesa abbaziale della Novalesa, dalla quale proviene? Probabilmente grazie al pittore Antoine de Lonhy, attivo a Barcellona, Tolosa e Aosta e che nel 1462 aveva affrescato la cappella della Vergine nella stessa chiesa. Lontana è anche la produzione della grande ancona dell'abbazia di Staffarda: nel Cinquecento già inoltrato un importante committente come Giovanni Ludovico di Saluzzo chiedeva alle botteghe di Anversa quest'opera vivace nella policromia e nella vena narrativa.