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Atlante che regge il globo terrestre
1754 circa
porcellana; legno; ferro
3422/C
Altezza: 68 cm, Altezza: 95 cm, Larghezza: 36 cm, Profondità: 38 cm
statua
Atlante / globo terrestre
Desnos
Statua di porcellana che raffigura Atlante che regge il mondo. Il globo terracqueo e il basamento sono di legno. Per confronti con analoghe figure di del periodo Carlo Ginori, si veda J. Winter 2005, pp. 413-414, scheda n. 267.
La scultura in porcellana rappresenta una delle principali derivazioni giambolognesche della produzione di Doccia. Non sono state rinvenute citazioni dell’opera nell’archivio della manifattura, ma al gesso e alle forme probabilmente si riveriscono le voci dei due noti inventari trascritti dal Lankheit, l’Inventario dei Modelli, dove nella Quarta stanza si menziona: “N. 40 Atlante che porta il globo sulle spalle. Di Gio. Bologna di gesso con forme”; e l'Inventario delle Forme: “N. 40 Atlante. Forme n. 8” (Lankheit 1982, 30:40). Il modello, come è stato appurato da Dimitri Zikos, è l'Ercole che sostiene il cielo di Pietro Tacca, parte della serie delle cinque Fatiche di Ercole, perdute, realizzate in bronzo per ordine del granduca Cosimo II e destinate al re d’Inghilterra. Dell’invenzione di Tacca relativa all’Ercole che regge il globo celeste conosciamo due fusioni in bronzo del figlio Ferdinando. I gessi delle cinque Fatiche si conservano presso il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia. Il gesso corrispondente alla porcellana di Palazzo Madama, tuttavia, mostra la trasformazione della leonté in un semplice panno, il che giustifica negli inventari il passaggio della denominazione dell’opera da “Ercole” ad “Atlante”. Ulteriori modifiche presenta la porcellana: la copertura delle parti intime con il panno; la posa della gamba destra e del braccio sinistro; l’eliminazione della base rocciosa, sostituita da una base in legno, probabilmente di pero. Nella porcellana, inoltre, risulta evidente che le mani sono state piegate e le dita chiuse a presa quando il pezzo era ancora a crudo, non completamente essiccato, per consentire l’inserimento del sostegno metallico del globo. Questa modifica ad hoc potrebbe essere indice di una datazione dell’opera a ridosso di quella del globo.

Alla figura di Atlante così come a quella di Ercole sono solitamente associati globi celesti, in accordo con la tradizione antica secondo la quale Atlante reggeva la volta del cielo, brevemente sostituito da Ercole durante la ricerca dei pomi d’oro nel giardino delle Esperidi. Nel nostro caso, invece, la scultura è stata utilizzata per reggere un globo terrestre. Il globo si presenta composto da dodici fusi in carta (da polo a polo), applicati su una superficie in gesso che riveste le calotte in cartapesta supportate da un'anima di legno. Sull'asse è montato il circolo del meridiano in papier maché, su cui sono segnati i gradi. Sfera e meridiano sono inseriti entro un secondo circolo, l'orizzonte, anch'esso in papier maché, recante la divisione in gradi, i segni zodiacali, il calendario, il nome dei venti. La colorazione in rosso dei bordi del circolo del meridiano e dell'orizzonte è caratteristica dei globi francesi, da Delisle a Pigeon, da Vaugondy, a Desnos, a Delamarche. Il pigmento rosso colora anche le tre aste metalliche ricurve che fungono da sostegno al circolo dell'orizzonte, innestate sulla schiena dell'Atlante in un foro che potrebbe essere originario. Una quarta asta, più corta, di cui si vede ancora il punto di saldatura, doveva sostenere con una forcella il circolo meridiano e consentire così l'inclinazione del globo.



Louis-Charles Desnos (1725-1805) iniziò la sua carriera come fabbricante di globi nel 1749, quando sposò la nuora di Jacques Hardy, artigiano fabbricante di globi di rue St. Julien-le-Pauvre, nel cuore della produzione e del commercio cartografici della capitale francese. Alla morte di Hardy Desnos ereditò i globi, le lastre di rame per la stampa dei fusi e gli strumenti del mestiere. Di questo patrimonio resta uno straordinario inventario, redatto nel 1749, l’unico che si sia conservato di una bottega di "faiseurs de globes". Fu nel 1753-1754 che per la prima volta Desnos pubblicò due globi realizzati in collaborazione col geografo e incisore Jean Baptiste Nolin II (1686-1762), figlio dell'omonimo incisore già collaboratore di Vincenzo Coronelli: il primo fu un globo celeste, il secondo un globo terrestre datato 1754, corrispondente all'esemplare conservato a Palazzo Madama.
Soffiantino M. P., Il Tesoro della Città, 1996, p. 72,
Maritano C., Un Atlante in porcellana di Doccia e un globo di Louis-Charles Desnos, 2012,
A.A. V.V., Palazzo Madama. Studi e notizie. Rivista annuale del Museo Civico d'Arte Antica di Torino, anno II, numero 1/2011, 2011, 176-187