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XVIII - XIX sec. d.C. (lavorazione della pietra)
agata; oro
0986/PM
Diametro: 14 max mm., Altezza: 21,5 mm., Altezza: 23 mm., Larghezza: 18 mm., Larghezza: 20 mm., Spessore: 7 mm., Spessore: 2,5 mm.
Busto di Annibale
Bottega dei Regi Archivi
arte romana
Forma della pietra ovale. Pietra di colore bianco beige, a taglio piano-parallelo. Molatura a disco finissimo e lucidatura del piano posteriore. Modellato a scalpello, bulino e trapano a punta sferica (cf. le pupille). Superficie interamente lucidata. Legata in anello aureo con castone a giorno e cornice modanata, indistinto dalla verga a fascia semplice, spessa da 2 a 8 mm. Satinato. Sull'interno della verga è incisa la lettera greca "G". Busto di Annibale: Busto barbuto di 3/4 a sinistra, in armatura con elmo di tipo attico e scudo oplitico (?). Testa di uomo maturo con elmo di tipo attico a banda frontale incernierata al coppo dalla bassissima cresta (?) e dal paranuca a bordo rilevato. Fronte corrugata. Folte sopracciglie inarcate sulle orbite molto profonde, con occhi aperti, qasi sbarrati, a pupilla incisa e rivolti in alto. Naso a radice incavata e profilo diritto. Zigomi rilevati. Folta barba a ciocche ondulate. Folti baffi a ricciolo, simmetricamente disposti ai lati del volto. Labbra carnose. A coprire la spalla sinistra, un grande scudo oplitico a superficie sbalzata con decorazione di cavallo al galoppo volante verso sinistra. Stile di tipo naturalistico ad altissimo rilievo. Minuta descrizione dei dettagli. Buona capacità nel passaggio di superfici.
Questa raffigurazione, assai diffusa nelle opere di glittica dal Rinascimento all'Ottocento, si ispira a un celebre busto scultoreo in marmo, forse antico, forse rinascimentale, raffigurante un re barbaro, molto verosimilmente Annibale - ma forse Pirro -, conservato nella cd. "Manica lunga" del Quirinale.

Le prime versioni di epoca rinascimentale vennero riprese nel XVIII - XIX sec. d.C., come ad es. su un intaglio in corniola al Fitzwilliam Museum di Cambridge, che si differenzia dal ns. per la corona d'alloro posta sull'elmo e l'assenza dello scudo (Henig, M., Classical Gems. Ancient and Modern Intaglios and Cameos in the Fitzwilliam Museum Cambridge, con testi di D. Scarisbrick e M. Whiting, Fitzwilliam Museum IV, Cambridge University Press, Cambridge, 1994, 327 - 28, n. 685), oppure come sull'esemplare conservato nelle Collezioni Comunali dei Musei Capitolini di Roma (senza inv.), genericamente datato ad epoca moderna (Righetti, R., Gemme e cammei delle Collezioni Comunali, Cataloghi dei Musei Comunali di Roma, IV, Roma, 1955, 77, n. 226, Tav. XIII:6).

Il ns. cammeo si inserisce appieno nell'ambito della produzione sette-ottocentesca, ricca anche di calchi, come quello tratto da un intaglio in agata, forse antico, conservato nella Collezione Cades (Impronte gemmarie della Collezione Cades, Calchi di intagli e cammei dall’Antichità agli inizi del XIX secolo d.C., raccolti forse a partire dalla fine del XVIII secolo da Alessandro Cades (1734 – 1809), incisore in Roma, conservati in 78 Volumi aperti alla consultazione degli studiosi nella Biblioteca dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, 157, 34:176).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009