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Dipinto
1595
olio su tela
0580/D
Altezza: 110 cm, Larghezza: 87,5 cm
Caterina Micaela d'Austria, duchessa di Savoia
Caterina Micaela d'Austria. Cornice lignea moderna.
L’opera fu a lungo presentata come il ritratto di Maria di Savoia, figlia naturale di Emanuele Filiberto (Mallé 1963 e 1970). L’identificazione con l’infanta di Spagna Caterina Micaela, andata in sposa a Carlo Emanuele I nel 1585, fu avanzata in occasione dell’allestimento in Galleria Sabauda di un nucleo di opere del Museo Civico di Torino allora in fase di chiusura (Dipinti e sculture 1988, n. 30). I lineamenti della duchessa presentano un’indubbia somiglianza con i ritratti di qualche anno successivi al matrimonio: in particolare con il disegno di Johan Wiericx oggi in collezione Lugt a Parigi, con due ritratti realizzati alla corte torinese dal fiammingo Giovanni Caracca, quello in abito chiaro in collezione privata e quello di Casa Cavassa a Saluzzo, o ancora con i perduti disegni di Caracca noti attraverso le fototipie di Pietro Carlevaris, e con l’acquaforte di Giacomo Fornaseri. Punti di tangenza non mancano anche con l’immagine della duchessa offerta da Pantoja de la Cruz oggi a Villa Habsburg a Roma (M. KUSCHE 2007, pp. 52-53).

Nel dipinto Caterina è raffigurata con l’acconciatura alta fermata da un giro di perle, l’alto collare di pizzo e un abito a colori insolitamente vivaci, vista l’abitudine dell’infanta di farsi ritrarre in abiti scuri impreziositi da perle e gioielli. L’interesse del ritratto risiede anche nello sfondo: la finestra si apre su uno scorcio della facciata a levante del Castello e della galleria che lo univa al Palazzo Ducale. Sede delle collezioni d’arte e librarie del principe, la manica di collegamento è vista dal lato esterno verso la contrada di Po e si riconosce la terrazza porticata che accoglieva entro nicchie i busti marmorei ordinati a Pietro Antonio Vanello da Caterina stessa l’11 gennaio 1590. Inoltre, nel vaso di fiori raffigurato sotto la finestra, l’anonimo pittore cita puntualmente uno dei sei vasi manieristi incisi all’acquaforte da Johan Sadeler I a Venezia, ognuno con un motto («Flori par iuvenis tener est crescentibus annis»), a loro volta copie in controparte di incisioni di Jan Theodor de Bry da dipinti di Jacob Kempeneer. Il vaso appoggiato sul tavolo di Caterina differisce da quello di Sadeler in un unico particolare: i pesci appesi al nastro sono sostituiti da un mascherone che regge uno scorpione, possibile richiamo al segno zodiacale della duchessa, nata il 10 ottobre 1567. Numerosi furono i legami tra la committenza sabauda e la bottega veneziana dei Sadeler, in particolare attraverso le invenzioni di Caracca e Fornaseri. Sadeler raggiunse Venezia da Monaco nel 1595: il ritratto dovette quindi essere dipinto negli ultimi anni di vita della duchessa, morta di parto a trent’anni nel 1597.
Bava A. M., Le collezioni di Carlo Emanuele I (gli oggetti archeologici), 1999,
Mallé L., Museo Civico d'Arte Antica. I dipinti, 1963, p. 106,
Dardanello G., Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia. Memoria professionale nei disegni dagli Album Valperga. Allestimenti decorativi e collezionismo di mestiere, 1995, p. 99,
AA. VV., Dipinti e sculture del museo Civico d'Arte Antica in Galleria Sabauda, 1988,
Arnaldi di Balme C., Feste Barocche. Cerimonie e spettacoli alla corte dei Savoia tra Cinque e Settecento, 2009, p. 67,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 90,
Mallé L., Palazzo Madama in Torino, 1970, vol. I, pp. 72-74,
Emanuele d'Azeglio. Il collezionismo come passione, 2016, 72,
A.A. V.V., Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia., 2016, 79