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Maglie esagonali / tralci con foglie e fiori / pavoni / corona / fenice

    Maglie esagonali / tralci con foglie e fiori / pavoni / corona / fenice
    1350 - 1399
    lampasso di seta lanciato e broccato.
    1840/T
    Altezza: 106 cm, Larghezza: 207 cm
    gualdrappa
    Tessuto seta lampasso / Fabric silk lampas
    Lampasso lanciato broccato creato da ordito di fondo in seta celeste, ordito di legatura in seta bianca; trama di fondo in seta celeste, trama lanciata in seta bianca, trama broccata in oro filato (anima in seta ecru). Il decoro è dato dalle trame supplementari lanciate e broccate. Sullo sfondo si snoda una struttura a rete con maglie esagonali, formate da esili tralci carichi di fiorellini stilizzati interposti a coppie di foglie a cuore e a motivi a nodi. All’interno delle maglie sono posti una coppia di pavoni dai colli intrecciati che trattengono, con i becchi, una corona, intervallati, in senso orizzontale, da una fenice posta fra due fiere affrontate che reggono anch'esse, con le zampe anteriori, una corona. Il pezzo, di forma pressoché semicircolare, è confezionato con diversi frammenti eterogenei per dimensioni e misure.
    Si deve a Donata Devoti (D. Devoti, Un'arte decorativa e industriale: "Centumxii pannos lucanos…de serico cum auro", in D. Devoti (a cura di), La seta. Tesori di un'antica arte lucchese. Produzione tessile a Lucca dal XIII al XVIII secolo, catalogo della mostra, Lucca 1989, pp. 23-24 e scheda n. 17) aver interpretato il manufatto, identificato, fin dal suo ingresso in Museo, in un piviale, in una raffinata gualdrappa che si inserisce nel complesso quadro della produzione tessile del XIV secolo, dai lineamenti ancora incerti e indecisi. "Ci troviamo qui davanti ad uno dei numerosi "rebus" che l'arte tessile si diverte a presentare qualche volta", dichiarava Fanny Podreider nel presentare l'opera, ricondotta alla Sicilia, della quale sottolineava la coesistenza di elementi arcaici, come il motivo delle "oche dal lungo collo intrecciato, con le penne distese a ventaglio", con temi del Trecento, espressi dalla struttura a mandorla e "l'aggruppamento dei due mastini reggenti una corona sul capo dell'anatra starnazzante" (F. Podreider, Storia dei tessuti d'arte in Italia (secoli XII-XVIII), Bergamo 1928, p. 26). Tale ipotesi, accolta dalla letteratura critica, venne discussa da Devoti che, invece, propendeva per un'attribuzione meno circoscritta ad ambito italiano, escludendo le sia manifatture lucchesi, dalle quali si differenzia per scelte tecniche, cromatiche e decorative, sia quelle siciliane, di cui non si ha più documentazione dalla fine del XIII secolo, e lo collocava alla metà del Trecento. Al di là della problematica relativa all'attribuzione, il tessuto attesta il rinnovamento, nella struttura composititva, nelle scelte tonali e soprattutto nel repertorio decorativo, della produzione tessile italiana del XIV secolo. Le potenzialità offerte dal lampasso sono sfruttate appieno per animare il disegno, ove viene esaltato l'aspetto ornamentale di ogni singolo elemento ornamentale, sempre raffigurati in costante movimento e innovati nella loro iconografia, secondo modelli che la critica è concorde nel ricercare nel mondo estremorientale (D. Devoti, L'arte del tessuto in Europa, Milano 1974, p. 19). Le preziose sete provenienti dal lontano e misterioso Oriente divennero manufatti ricercati dai più raffinati committenti, sia in ambito secolare che ecclesiastico, il cui lessico ornamentale venne immediatamente assimilato dalle più abili manifatture: il drago, il fenghuang, il khilin iniziarono ad animare le sete, spesso raffigurati in vere e proprie scene che sembrano voler rompere le impaginazioni ad orbicoli e le rigide sequenze in teorie orizzontali che contraddistinguono la produzione precedente. Identiche ricerche si riscontrano anche nell'incorniciatura del disegno, che trova un confronto stringente con quella presente in un frammento del Centro studi di storia del tessuto e del costume di Palazzo Moncenigo a Venezia (inv. Cl. XXIII, n. 491/13) ascritto a Lucca e collocato alla prima metà del XIV secolo (P. Dal Poggetto (a cura di), Fioritura tardogotica nelle Marche, catalogo della mostra di Urbino, Milano 1998, pp. 158-159, scheda n. 46 di P. Peri), in cui un nastro crea "nodi senza fine"; un tema che dovette godere di una certa fortuna. Il lampasso lanciato broccato conservato a Venezia sembra "assecondare il gusto dell'esigente pubblico cortese" e non diversamente doveva accadere per il lampasso del Civico, ove grande risalto è dato alla corone: non è dato sapere se questo elemento avesse una valenza meramente decorativo, oppure se fosse caricato di significati araldici, andando in tal modo, ad esaltare e sottolineare il valore di status simbol dei tessuti serici.

    In anni recenti il manufatto è stato studiato da Ludovica Rosati, che ha proposto invece una manifattura del Mediterraneo orientale, forse Egitto (A. Guerrini (a cura di), Fatto in Italia. Dal medioevo al made in Italy, catalogo della mostra alla Reggia di Venaria Reale 19 marzo 2016 - 10 luglio 2016, p. 208, scheda 3.13). Ad un ulteriore approfondimento, ha chiarito che la confezione del manufatto non è interamente originale e la definizione di gualdrappa, peraltro già ipotetica, non corrisponde certamente ad una destinazione d'uso reale. Inoltre ha ridotto l'ambito culturale di appartenenza a manifatture anatoliche, dell' Armenia o del nord della Siria. M.L.Rosati, The so-called saddlecloth of Palazzo madama in Turin: a problem of mediterranean circulation in the 14th cantury and an example of textile collecting practices in the 19th century, in L. Rodriguez Peinado, F. de Asis Garcia Garcia (a cura di), Arte y produccion textil en el Mediterraneo medieval, Madrid 2019, pp. 88-105)
    Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 23-25,
    La seta. Tesori di un'antica arte Lucchese. Produzione tessile a Lucca dal XII al XVII secolo., 1989, p. 48,
    Santangelo A., Tessuti d'arte italiani, 1959,
    Podreider F., Storia dei tessuti d'arte in Italia (secoli XII-XVIII), 1928, p. 26,
    Erculei R., Tessuti e merletti, 1887, p. 66,
    Pettenati S., Le collezioni civiche di tessuti. Conservazione esposizione catalogazione. Le collezioni tessili del Museo Civico in Torino, 1990, p. 62,
    Serra L., L'antico tessuto d'arte italiano. scheda 53, piviale in broccato, 1937,
    Pettenati S., Emanuele Tapparelli d'Azeglio collezionista, mecenate e filantropo. Emanuele d'Azeglio da collezionista a direttore di museo, 1995, p. 63,
    Pettenati S., Il Tesoro della Città, 1996, p. 73,
    L'Italia splendida - Pronkjuwelen der Italiaanse Sierkunst. scheda n. 28, 1956,
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    Rapetti M., Il Tesoro della Città, 1996, p. 73