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Anno
c. 1480
Materiali
pietra d'Istria
Inventario
0467/PM
Dimensioni
Altezza: 252 cm, Larghezza: 400 cm, Profondità: 16,5 cm
Soggetto
motivi a candelabra con fioroni variati
Descrizione
griglia in due parti (cfr. 460/PM)
Notizie Storico-Critiche
Il cancello, in due parti, proviene dalla raccolta Baud di Losanna.
All'inizio del '900 la griglia risultava già esposta nelle collezioni museali, dove è definita di ambito veneto, con una datazione alla prima metà del XVI secolo, che sposta leggermente in avanti la cronologia proposta dall'Inventario Generale (vol. II, p 368, inv. 3679).
Su una delle lesene compare un'aquila a volo spiegato sormontata dalle iniziali R I, che non parrebbero riferirsi a nessuna delle famiglie proposte per l'attribuzione degli stemmi. Potrebbe forse trattarsi delle iniziali dell'autore del rilievo, se si considerano le evidenti affinità stilistiche con la produzione della bottega dei Rizzo, il cui capostipite Antonio (1484-1501) eseguì, tra le altre cose, nel 1483 la Scala dei Giganti a Palazzo Ducale di Venezia. Un motivo a candelabra abbastanza simile, con tralci che partono da un vaso, si trova nelle lesene del monumento al doge Nicolò Tron nella chiesa dei Frari a Venezia, 1480, opera di Antonio Rizzo (riprodotto in G. Berti, tav. 5). Gli stessi motivi, che dovettero essere piuttosto diffusi all'epoca, compaiono inoltre nel prospetto interno di Palazzo Ducale, 1483, sempre di Antonio Rizzo e nella già citata Scala dei Giganti, dove è evidente il gusto per i mascheroni, per scudi a navetta (o "fusati") e armi legati da nastri, da cui pendono mazzi di frutta, anche se nell'opera del Museo questi motivi sono meno elaborati.
Motivi a candelabra analoghi ricorrono nell'altarino di San Giacomo nella chiesa di San Marco, opera di Antonio Rizzo del 1475, e nella cantoria di San Michele di Murano, dove, nella formella di Giovanni Buora e Ambrogio da Urbino, compare anche un'aquila alla sommità dei motivi a candelabra.
La decorazione con sbarra, anello e nastri da cui pendono oggetti, tra i quali un mascherone, è presente sulla facciata di Palazzo Vendramin-Calergi, opera di Moro Coducci e Pietro Lombardo e figli, 1481 (G. Berti, tav. 27), dove compare anche lo stemma dei Loredan e un'aquila. Ma il motivo del bastone con nastro da cui pendono oggetti come gli scudi ovali sovrapposti, si trova anche all'Università di Pavia, nel ricordo marmoreo di P. Corti, del XV secolo.
Piuttosto difficile è stabilire la collocazione originaria del cancello; la pietra d'Istria (come già aveva notato Mallé, questo materiale era stato utilizzato anche nella cerchia dell'Amadeo) e il leone di san Marco, che compare più volte sull'opera, non sono elementi sufficienti per affermare un'origine veneziana (si ricordi che il dominio della Repubblica Veneta si estendeva oltre Bergamo e sulle coste della Dalmazia). Per la vicinanza tipologica della griglia del Museo al divisorio in marmo all'ingresso del cortile della Scuola Grande di San Giovanni Battista, 1481 circa, attribuito a Pietro Lombardo, si propone comunque una provenienza da un imprecisato edificio veneziano, demolito o rimaneggiato, a una data intorno all'ottavo decennio del XV secolo.
L'unica famiglia alla quale è per il momento possibile ascrivere con certezza uno degli stemmi raffigurati è quella dei Loredan, un cui membro (probabilmente femminile, considerata la posizione del suo emblema alla sinistra araldica) sposò un personaggio dell'ignota casata con lo stemma fasciato. A quest'ultimo casato non è stato possibile risalire, considerata la difficoltà (riscontrata nei pochi repertori nobiliari veneti reperibili in Piemonte) di indagare i legami matrimoniali delle linee femminili, così lontani nel tempo. (per l'analisi dell'araldica cfr. scheda 467/PM).
La famiglia Loredan (o Loredano), originaria di Bertinoro, si trasferì in seguito a Venezia, dove fu ascritta alla nobiltà nel 1297, dando origine a diversi rami ai tempi della Repubblica Veneta, ovvero Loredan di San Luca, San Giovanni in Bragora, San Pantaleone (G. B. Crollalanza, vol. II, 1888, p. 32). A Venezia tale casato si mise in luce per la moltitudine di personaggi illustri: due dogi, dodici procuratori di San Marco, diversi capitani generali, senatori, magistrati e alcuni conti e capitani di Sebenico, in Dalmazia. Nel XV secolo all'interno della famiglia Loredan si distinsero Luigi, Giacomo, Antonio, tutti procuratori di San Marco. Leonardo per diciannove anni portò lo scettro dello stato (1501-1521), finché a 85 anni lo colse la morte, dopo la quale venne sepolto nel mausoleo di famiglia nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.
Bibliografia
Museo Civico di Torino. Sezione Arte Antica. Cento tavole riproducenti circa 700 oggetti pubblicate per cura della Direzione del Museo, 1905, p. 13,
Mallé L., 1965, p. 154,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 84-85
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