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Valva di dittico
c. 1320-1330
vetro a oro graffito; lacche colorate; legno dorato
0133/VD
Altezza: 9,5 cm, Larghezza: 18,5 cm
Natività; Adorazione dei pastori; san Pietro; san Paolo; san Giovanni Battista; san Giovanni Evangelista; Vergine Annunciata
Valva di dittico cuspidata con cornice lignea dorata decorata da fregio a tralci vegetali in pastiglia, non originale. Disegno graffito su fondo oro raffigurante al centro la Natività e l'Adorazione dei pastori, quattro santi agli angoli della fascia che circonda la scena centrale e l'Annunciata nella cuspide.
Fa parte della collezione di 174 vetri graffiti a oro e dipinti donati al Museo con lascito testamentario dal marchese Emanuele Tapparelli d'Azeglio nel 1890, ma presente in deposito fin dal 1877. Per realizzare il vetro graffito a oro (églomisé), secondo un procedimento già noto nell'epoca antica, l'artefice applicava sul vetro a rovescio una sottile foglia d'oro e poi la incideva con una punta metallica: il disegno così graffito era talvolta rialzato con tocchi di colore a tempera. La tecnica tornò in auge nella seconda metà del XIII secolo e conobbe un'ampia fioritura nel Trecento, codificata nel Libro dell'Arte di Cennino Cennini.

Nelle raccolte del Museo di conservano alcuni esemplari di anconette e dittici o trittici reliquiari prodotti in Italia centrale nel secolo XIV. La consonanza con le pitture nei cantieri giotteschi di Assisi e con la decorazione libraria umbra del primo terzo del secolo consentono di inquadrare l’opera dal punto di vista cronologico e geografico. In Umbria vi furono infatti numerosi centri di produzione di questi piccoli ma preziosi oggetti, destinati alla devozione privata (anconette, dittici, cassette reliquiari), che presentano strette relazioni con i conventi francescani cui erano destinati e dove venivano probabilmente realizzati. Esempi di tale produzione di matrice francescana sono il dittico del Metropolitan Museum di New York, il trittico del Museo Vaticano, otto lastrine del Victoria & Albert Museum di Londra, il tondo e il dittico di Recanati, i dittici di Spoleto e Barcellona e le lastrine inserite nel reliquiario inv. 139/VD e nella parte centrale del trittico inv. 138/VD in Museo.

La tecnica pittorica, che prevede la lavorazione sul retro del vetro, si attiene alle istruzioni di Cennini su come si lavora “in pezzi di vetro, i quali si mettono in anconette, o vero in adornamenti d’orliquie”.

Si conserva anche la custodia del dittico, in cuoio impresso con stemma (104/CU).

Un'opera del tutto confrontabile è conservata inoltre allo Schlossmuseum di Murnau ("Amalierte Stuck uff Glas / hinder Glas gemalte Historien und Gemäld"

Hinterglasmalkunst von der Antike bis zur Neuzeit, catalogo della mostra allo Schloßmuseum di Murnau, Murnau 1995, p. 55).
Pettenati S., I vetri dorati graffiti e i vetri dipinti, 1978, p. 5,
Pettenati S., Il Tesoro della Città, 1996, p. 79,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 159,
De Benedictis C., Devozione e produzione artistica in Umbria. Vetri dorati dipinti e graffiti del XIV e XV secolo, 2010, p. 120