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Statuetta
XVI
bronzo
0165/B
Altezza: 35,5 cm, Larghezza: 16 cm, Profondità: 15 cm
Nettuno
Aspetti Tiziano
Statuetta in bronzo: Nettuno su carro trainato da 2 cavalli marini alati.
Già riferito a Jacopo Sansovino o alla sua bottega, il bronzetto, entrato a Palazzo Madama nel settembre 1875 per uno scambio con il Museo di Antichità di Torino, è opera dello scultore padovano Tiziano Aspetti detto Minio, dal 1536 nell'atelier sansovinesco a Venezia, dove lavorà nei principali cantieri diretto dal maestro di cui fu il più stretto collboratore.

L'opera raffigura Nettuno, dio del mare, con la barbva increspata e mossa dal vento ed il corpo massiccio e muscoloso immortalato in una leggera torsione del busto. Il nume poggia saldamente su un carro trainato da una coppia di cavalli marini, fuso separatamente. Il bronzetto, noto in diversi esemplari, alcuni dei quali privi del cocchio (come quello di Plazzo Venezia a Roma), è sprovvisto del tridente, lavorato a parte, che era inserito nella mano destra e delle redini che reggeva nella sinistra socchiusa, come negli esemplari già della collezione Beit di Londra e del Kunsthistoriches Museum di Vienna. La composizione rappresenta il cosiddetto QUOS EGO, così chiamata dalla frase pronunciata dal dio nel primo canto dell'Eneide di Virgilio, quando con gesto imperioso Nettuno placa i venti e i marosi scatenati da Giunone contro l'eroe troiano Enea per impedirne l'approdo a Cartagine, un episodio reso celebre dalll'incisione che Marcanonio Raimondi trasse da un disegno di Raffaello.

L'opera di Minio ebbe un notevole successo, anche oltralpe, dove fu replicata a Norimberga nell'officina di Pankraz Labenwolf e, con varianti, in quella di Benedikt Wurzelbauer.

Per questo bronzetto è stata sufferita una datazione intorno al 1545 da preferire a quiella poco più avanzata, agli anni 1550-1552 corrispondente all'attività estrema dell'artista.
Il Tesoro della Città. Opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, 1996, p. 69,
A.A. V.V., Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia., 2016, 223