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Scultura
c. 1480
legno di pioppo intagliato e dipinto
1013/L
Altezza: 176 cm, Larghezza: 50,5 cm, Profondità: 34 cm
Nicodemo
Merzagora Domenico (?)
Figura maschile (prima da sinistra nella foto) con folta barba e copricapo, e le tenaglie in mano
L'opera entrò in Museo nel 1923, per un acquisto disposto dall'allora direttore Lorenzo Rovere presso l'antiquario torinese Pietro Accorsi; è accertata la provenienza dalla chiesa dell'Assunta a Santa Maria Maggiore (ora nella provincia del Verbano Cusio Ossola, centro principale della valle Vigezzo).

Il gruppo delle otto sculture - Cristo morto, Madonna, san Giovanni Evangelista, Maria Cleofa, Maria Salomé, Maria Maddalena, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo - raffigura la scena successiva alla deposizione dalla croce, in cui una serie di figure piangono raccolte intorno al Cristo morto: si tratta di una scelta iconografica piuttosto diffusa nell'Italia padana ma anche, come nel nostro caso, nelle valli alpine. Gli ulteriori sviluppi della sensibilità religiosa accostante e patetica propria di questo genere di realizzazioni si avranno soprattutto in ambiente francescano, a partire dal caso valsesiano del Sacro Monte, con una vera e propria "messa in scena" degli spazi fisici e architettonici dei luoghi in cui si sono svolte le storie della Passione, con un naturalismo via via più raffinato nella esecuzione delle figure scolpite.

Come spesso avviene per questo genere di gruppi scultorei, collocati in origine all'interno delle chiese in spazi scenograficamente studiati, è difficile ricostruire nei dettagli la posizione reciproca delle singole figure così come doveva essere stata ideata dall'artista. Alcuni aspetti della sistemazione scelta in Museo sono suggeriti, oltre che dal confronto con complessi analoghi, dalla conformazione o dalla gestualità stessa delle figure, come il gesto affettuoso della Vergine che carezza la testa del Figlio, le mani della Maddalena che sorreggono i piedi.

La ricerca storico artistica degli ultimi anni ha permesso di ricostruire un nucleo di opere che documentano la attività dell'anonimo maestro: alla stessa mano sono stati ricondotti il Compianto alla Madonna del Sasso di Orselina (proveniente però dalla chiesa di San Francesco di Locarno), due figure di un altro gruppo (il Cristo morto e una Maria) nell'oratorio di Santa Caterina a Cosasca (frazione del comune di Trontano, vicino a Domodossola) ed altre sculture, alcune delle quali oggi in collezioni private. Questo gruppo potrebbe coincidere con la attività di Domenico Merzagora, noto attraverso i documenti d'archivio come intagliatore in legno e capostipite di una famiglia di artigiani ossolani nota fino al primo Seicento. La attività del presunto Merzagora si trovò ad essere intrecciata con quella di alcuni importanti scultori lombardi del periodo, impegnati nello stesso genere di commissioni. Lo dimostra, accanto ai dati di stile, il riferimento che i committenti di un gruppo non conservato, destinato ad una confraternita di Gallarate, diedero al maestro milanese Giacomo Del Maino: in questo documento del 1485 si dice infatti che egli doveva prendere a modello quello realizzato per i francescani di Locarno. Il confronto tra il gruppo ticinese e quello del Museo Civico di Torino, dalle figure più schematiche e dalla gestualità un poco trattenuta, permette di ipotizzare la precedenza cronologica di quest'ultimo, che dunque deve essere stato realizzato almeno qualche anno prima della data del documento citato.
Venturoli P., Il Tesoro della Città. Opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, 1996, pp. 26-27,
Mallé L., Le sculture del Museo Civico d'Arte Antica, 1965, p. 156,
Venturoli P., Tra Gotico e Rinascimento. Scultura in Piemonte, 2001, pp. 112-113,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 64-65