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Nodi Savoia / gigli / corona / motivi fogliari

    Nodi Savoia / gigli / corona / motivi fogliari
    1600 - 1624
    velluto di seta cesellato a due corpi
    1722/T
    Altezza: 17 cm, Larghezza: 17,5 cm
    frammento di tessuto
    Tessuto seta velluto / Fabric silk velvet
    Fondo eseguito da ordito e trama celeste, intrecciate con armatura raso; il decoro, formato da nodi Savoia, gigli, corona e motivi fogliari, è dato da ordito di pelo nocciola chiaro e nocciola.
    Il velluto è stato riconosciuto da Alessandra Mottola Molfino come un prezioso esempio di tessuto araldico da collegare alla famiglia Savoia, per la presenza del nodo, la corona e il giglio di Francia (Museo Poldi Pezzoli. Tessuti - sculture - metalli islamici, Milano 1987, p. 44, scheda n. 64 di A. Mottola Molfino) e datato alla "seconda metà del XVI secolo (fino al XVII)", anticipando la collocazione cronologica, proposta da Barbara Markowsky, al terzo quarto del XVII secolo (B. Markowsky, Europäische Seidengewebe des 13.-18. Jahrhunderts, Colonia 1976, p. 263, scheda n. 40). Seguendo quest'affascinante ricostruzione, la figura celata dietro i simboli araldici potrebbe essere identificata in Cristina di Francia (Parigi 1606 - Torino 1663), figlia di Enrico IV re di Francia e Maria de Medici, andata sposa il 1619 con Vittorio Amedeo I. Sfortunatamente non sono emersi documenti relativi alla commissione del velluto, collocabile al primo quarto del XVII secolo, come suggeriscono il ridotto rapporto del disegno, il gusto per composizioni libere e mosse, ove la struttura geometrica inizia ad essere celata e quasi negata dal dinamismo dei singoli elementi ornamentali, e la ricerca di insoliti accostamenti cromatici; elementi che aderiscono alle istante estetiche che contraddistinguono la coeva produzione tessile per abbigliamento. Nel frammento, il gioco di intrecci e di sovrapposizioni che lega fra loro il nodo e la foglia incurvata, conferisce al disegno un accentuato effetto di tridimensionalità sottolineato non solo dalla scelta del velluto cesellato, ma anche dall'impiego di due orditi di pelo dal colore differente, la cui presenza è, però, percepibile solo ad un'attenta lettura del tessuto, essendo contraddistinti da una raffinata scelta coloristica tono su tono. I contorni in velluto riccio sono, infatti, eseguiti con un pelo beiges, mentre l'ordito utilizzato per campire l'ornato è tinto in nocciola, andando, in tal modo, a sottolineare ed a evidenziare gli effetti della diversa rifrazione della luce sulla superficie del velluto riccio e tagliato. Un prezioso tessuto, entrato in Museo con un'attribuzione a "fabbrica francese", sicuramente uscito da una manifattura di primissimo piano che poteva vantare una lunga esperienza nel campo dei velluti pregiati che la letteratura più recente ha individuato in un centro italiano (A. Zanni, M. Bellezza Rosina, M. Ghirardi (a cura di), Velluti e Moda tra XV e XVII secolo, catalogo della mostra, Milano 1999, p. 82, scheda n. 25 di R. Orsi Landini), come Genova, Firenze, Milano o Venezia, le cui sontuose stoffe erano ricercate ed apprezzate dalla corte sabauda. Il decoro non sembra troppo lontano da quello di una "Tapezzeria di Damasco nero", registrato in un inventario di Palazzo Madama stilato nel 1664 "lavorato con la Chiffra del fù Duca Vittorio Amedeo, e di M. R., marito e moglie, coronata di corona chiusa, posta in mezzo di due palme, e circondata da groppi di Savoia a fogliami" (F. Filippi (a cura di), Palazzo Madama. Gli appartamenti delle Madame Reali di Savoia 1664 e 1724, Chieri 2005., pp. 29, 108).
    Mottola Molfino A., Museo Poldi Pezzoli. Tessuti - Sculture - Metalli islamici. Frammento. Seta; velluto operato a due corpi, 1987,
    Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 38-40,
    Museo Poldi Pezzoli. Tessuti - Sculture - Metalli islamici, 1987, p. 44