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c. 1130-1140
marmo bianco della bassa val Varaita
0416/PM
Altezza: 35 cm, Larghezza: 55,5 cm, Profondità: 27 cm
San Pietro e una coppia di devoti; combattimento fra animali fantastici
(da definire)
Il capitello è stato acquistato con l'indicazione di una generica provenienza dalla Valle di Susa. C. Segre Montel (1988) ne ipotizza l'ubicazione originaria nel chiostro dell'abbazia di Novalesa, sulla base di analogie iconografiche con la lunetta affrescata nel medesimo chiostro, dove compaiono i santi Eldrado e Andrea che presentano a Cristo in maestà la donatrice Clara e un donatore, probabilmente gli stessi personaggi raffigurati sulla scultura. Esisterebbe, infatti, tra capitelli e lunetta, una sequenza tematica e cronologica riferibile, in base all'iscrizione della lunetta, al riconoscimento della coppia di donatori, probabili finanziatori di importanti lavori di ripristino del monastero, in seguito al disastroso terremoto del 1117.

G. Romano (1994) esclude la provenienza dalla Novalesa collegando invece il capitello al rilievo inedito di Casa Boccaccini ad Avigliana.

Si tratta, assieme ai capitelli conservati in Museo provenienti dall'abbazia di Rivalta Torinese, di un altro tra i primi esempi di scultura a soggetto narrativo nell'area piemontese. Lo scultore muove da un sostrato lombardo, forse pavese, rielaborando suggestioni raccolte sul cantiere della Sacra di San Michele, il cui ruolo esemplare è confermato anche dall'acquasantiera proveniente da Piobesi oggi in Museo.
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