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Laterale di trittico
1495-1500
tempera su tavola
0715/D
Altezza: 131 cm, Larghezza: 76 cm
Santo Stefano; sant'Antonio da Padova
Gandolfino da Roreto
Laterale destro di trittico con i santi Stefano e Antonio di Padova
Fino a poco tempo fa ignoto alla critica, il dipinto apparteneva a una collezione torinese ed è entrato nelle collezioni del Museo Civico nel 1987. Esso costituisce il laterale destro di un trittico di Gandolfino da Roreto ricostruito da G. Romano nel 1970 e assegnato al 1495-1500. La tavola centrale con l'Assunzione, firmata sul bordo inferiore del sepolcro "GANDOLFINUS ASTENSIS PINXIT", è stata venduta all'asta della collezione Sangiorgi a Roma nell'aprile 1895, mutilata dalla parte alta con l'Assunta, e non se ne conosce l'attuale ubicazione. Il laterale sinistro è stato individuato dallo stesso Romano nella tavola con i santi Francesco e Giovanni Battista, già in collezione Lazzaroni di Roma, passata in seguito sul mercato milanese (Finarte,1963, con attribuzione al Sacchi; Galleria Manzoni, 1967, con attribuzione a Defendente Ferrari) e acquistata dal Museo Civico di Torino nel 1999 (745/D).

Il pannello in questione è stato assegnato nel 1967 da R. Longhi al Foppa, attribuzione successivamente condivisa da R. Pallucchini. Non sono mancati neppure tentativi di avvicinare la tavola ai modi di Macrino d'Alba (Malagutti), ma le similitudini stilistiche nelle figure e la continuità nella rappresentazione del paesaggio sullo sfondo dei due laterali con la tavola centrale firmata non lasciano dubbi sull'attribuzione a Gandolfino, consentendo di concludere in modo certo e positivo l'avventura storico-filologica di quest'opera di rilevante qualità pittorica.

Gandolfino da Roreto è uno dei protagonisti del Rinascimento in Piemonte. Elementi stilistici suggeriscono che la sua formazione si sia svolta in ambiente genovese e poi milanese; ben presto toccarono a lui le principali commissioni di Asti, sua città di origine, e degli altri principali centri regionali. Per i dati iconografici e stilistici, la tavola è da ricondurre alla fase della maturità del pittore, al principio del XVI secolo. La cultura figurativa dell'Italia nord-orientale influenza in questi anni l'opera dell'artista: si vedano, in particolare, la resa del paesaggio, che da puro sfondo diviene atmosfera organica che avvolge i personaggi, e la raffigurazione dei due santi, inseriti nell'ambiente circostante ma nello stesso tempo assorti e solenni. L'attenzione del pittore si appunta su minuziosi particolari quali la vegetazione, la resa dei corpi, la cura nel descrivere gli oggetti presenti sulla scena, tutti elementi che presuppongono modelli fiamminghi, ben noti in questo periodo in area nord-italiana.

Ad oggi non è possibile accertare la provenienza originaria del trittico, tuttavia la preminenza di santi francescani rappresentati nelle due tavole laterali lascia supporre che fosse in origine ubicato in una chiesa dell’ordine francescano, forse piemontese.
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Romano G., Casalesi del Cinquecento. L'avvento del manierismo in una città padana, 1970, pp. 21-22 nota 1,
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Bocco A., Arte lombarda. Contributi per la valutazione dell'opera di Pier Francesco Sacci, 1968, vol. II, pag. 50, nota 19,
Catalogo asta Finarte, 1963,
Catalogo vendita Sangiorgi, 1895,
Baiocco S., Primitivi piemontesi nei Musei di Torino. Tra Liguria e Lombardia, 1996, pp. 290-293,
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