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Scultura
XVII secolo ultimo quarto
marmo
0473/PM
Altezza: 72 cm, Larghezza: 12 cm, Profondità: 19 cm
Stemma dei conti Turinetti
Stemma dei conti Turinetti
Lo stemma venne sempre attribuito ai conti Della Torre, con una datazione al XVII secolo, eccetto che nella scheda inventariale, dove si propone l'attribuzione ai Provana di Collegno. A tale proposito la scheda fa riferimento, con una nota posteriore manoscritta, a una richiesta rivolta al signor Celestino Vignolo-Lutati affinché consegnasse al museo lo stemma dei Provana di Collegno, in occasione della demolizione della casa in via San Dalmazzo 17 (AMCAAT, 1911, pr. 4): tale istanza sembrerebbe però riguardare il 299/PM. Il blasone 473/PM non corrisponde infatti a nessuna famiglia Della Torre, che di solito ospita nel campo la torre isolata, ma è da riferire piuttosto ai Turinetti, residenti a Chieri e oriundi di Poirino; i discendenti della linea di Priero donarono l'arma gentilizia al Museo presumibilmente nella persona del marchese Clemente Ernesto Giuseppe Maria, nato a Torino il 18 dicembre 1852 ed ivi morto l'11 giugno 1917. Tale personaggio rivestì gli incarichi di maggiore di cavalleria nella riserva (20 aprile 1905) e tenente colonnello; sposò Ottavia Caccia, vedova di Patrizio di Scagnello, dalla quale ebbe i figli Camilla ed Edmondo.

Il rilievo, con orecchioni e protomi leonine tipicamente seicentesche, pare tuttavia che sia stato rimaneggiato nel XIX secolo, dal momento che prima di tale epoca non era consuetudine, per indicare il colore degli smalti, utilizzare le tratteggiature incise sulla pietra, qui invece presenti. Il blasone, privo di insegne cavalleresche, potrebbe essere tentativamente riferito al conte Ercole Giuseppe Lodovico (Torino, S. Filippo, 27 novembre 1658-Vienna, 12 gennaio 1726), prima che ricevesse il collare dell'Ordine dell'Annunziata, nel 1698. Fu dottore in leggi, cavaliere del senato nel 1677, impiegato del duca Vittorio Amedeo II, amico e consigliere del principe Eugenio; una volta passato ai servizi cesarei, divenne vice governatore dei Paesi Bassi austriaci durante le assenze del principe Eugenio fino al 1725, magnate di Ungheria, Grande di Spagna, conte di Piscia (nell'Istria), signore di Fridau e Robenstein, in Austria. Dopo avere consegnato l'arma il 25 giugno 1687, l'anno successivo acquistò dalla vedova de Genève de Lullin il feudo di Pancalieri e fu in seguito investito col marchesato il 18 maggio 1702 (la corona dello stemma del Museo però è ancora comitale). Nel 1684 sposò Diana Francesca Maria, figlia di Giacinto Amedeo di Saluzzo, di Cardé e di Garessio; fu inoltre il responsabile della costruzione del palazzo torinese che passò poi al marchese d'Ormea e quindi al conte Balbiano di Viale, per diventare infine di pertinenza della Banca d'Italia: è tutt'altro che improbabile che in occasione di uno di questi cambi di proprietà sia stato rimosso lo stemma dalla facciata del palazzo, e che l'arma sia giunta magari in seguito proprio al Museo Civico.
Della Chiesa F. A., Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà, 1655, p. 92,
Cigna-Santi V. A., Serie cronologica de' cavalieri dell'Ordine supremo di Savoia detto prima del Collare, indi della Santissima Nunziata, co' nomi, cognomi, titoli, e blasoni delle arme loro, 1786, p. 203,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXVIII, pp. 230-231, 333-337, 341,
Mallé L., 1965, p. 260,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 33-35