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Stilobate di colonna di bifora
1447
prasinite
0263/PM
Altezza: 11,5 cm, Larghezza: 21,5 cm, Profondità: 21,5 cm
Stemma di Giovanni Provana
Pietra verde con grande foro circolare, incisa sui quattro lati di cui due con iscrizioni in gotico, uno con palizzata e uno con stemma.
L'opera fu acquistata nel gennaio 1901 da Samuele Ovazza, per 50 lire (Inventario Generale, vol. II, p. 384, inv. 3832, dove l'oggetto è definito "Capitello (vuoto all'interno)"). Nell'Inventario Particolare la si identifica invece con un basamento di pila di provenienza ignota, recante la data 1444 (n. 289). Tali dati sono confermati da Mallé, che sottolinea la trattazione plastica molto elementare della cancellata fra due torrette, e della vite con grappoli tra due lesene, dal "singolare capitello a corona gigliata", non individuandovi l'emblema dei Provana.

Una più attenta lettura dell'iscrizione, tutt'altro che agevole, permette di identificare i due personaggi in Giovanni Provana di Carignano e nella moglie Margherita Roero, sposata nel 1430 e rimasta vedova nel 1447, e non nel 1444, come si è ritenuto finora. I tratti inferiori che uniscono le aste delle lettere nell'ultima parte della data dell'iscrizione non sembrano infatti lasciare dubbi: ciò che sembrava un "iiii" è in realtà un "vii".

La scultura sembrerebbe risalire ai lavori quattrocenteschi di ampliamento del castello dei Provana a Villar Dora, dove sono conservate una base pressoché identica (cfr. 123/PM) e un'altra con le ruote dei Roero.

Il materiale impiegato, un tipo di prasinite a grana fine e di colore verde scuro intenso, di elevate caratteristiche di lavorabilità, proviene dalle cave di Trana ed è stato impiegato anche nell'apparato scultoreo della precettoria di Sant'Antonio di Ranverso.
Comba R., Vigne e vini nel Piemonte meridionale, atti del convegno (Alba, 2 giugno 1990), 1990, p. 345,
Mallé L., 1965, p. 93,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 47-48