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Scultura
Scultura
Anno
XVII secolo primo quarto
Materiali
marmo
Inventario
0290/PM
Dimensioni
Altezza: 49 cm, Larghezza: 30 cm, Profondità: 7 cm
Soggetto
Stemma Ormezzano-Gottofredi
Descrizione
Stemma Ormezzano-Gottofredi
Notizie Storico-Critiche
L'opera, datata al XVI secolo, fu ricondotta sempre ai Gottofredi di San Martino (Inv. Generale n. 2768, Inv. Particolare n. 100, Inv. Pietre-marmi, L. Mallé, 1965, p. 255. Mallé propose di spostare la cronologia verso la fine del '500), presumibilmente sulla base delle considerazioni del Claretta, il quale nel manoscritto del 1896 propose "senza sentenza definitiva" l'attribuzione del secondo e terzo quarto ai Gottofredi di San Martino della Valle d'Aosta e descrisse il primo ed ultimo quarto come bandeggiato di oro e di rosso (AMCAAT, ms. G. Claretta, 1896, p. 17).
In effetti il secondo e terzo quarto del nostro stemma corrispondono agli analoghi quarti di Bard, appartenenti alla famiglia, ora estinta, dei Pont-Saint-Martin di Aosta, chiamati anche San Martino e Gottofredi (A. F. Della Chiesa, 1655, p. 83), i quali inquartavano al primo e quarto di Pont-Saint-Martin, cioè di rosso al ponte d'argento, di un arco, fortificato nel mezzo con due torri, murate di nero: essi erano una diramazione dei de Bard, una delle più antiche famiglie della nobiltà valdostana e una delle quattro che tenevano il primo ordine nelle assemblee generali del ducato sabaudo (BRT, Massara Previde, ms. Storia Patria 1073, fol. 280; A. Manno, vol. XXII, p. 598). Il primo ed ultimo quarto del blasone 290/PM, d'oro a tre bande di rosso, apparterrebbe invece alla famiglia biellese degli Ormezzano, residenti a Mosso, le cui prime notizie risalgono al XIII secolo, con il console Graziano e il credenziere Giovanni nel 1288, mentre in seguito i suoi esponenti si distinsero soprattutto per l'attività notarile (L. Borello, M. Zucchi, 1929, p. 78).
Lo stemma Ormezzano lo si vedeva scolpito in passato nell'architrave di pietra della porta che dà adito alla borgata omonima e nell'architrave della porta d'ingresso della borgata Garbutto, dove nel 1627 si stabilì un ramo della famiglia (Ibidem, p. 79).
Il blasone del Museo potrebbe riferirsi a Giovanni Francesco Ormezzano, che sposò Gabriella, figlia di Giovanni Battista Gottofredo dei signori di Buronzo (M. Zucchi, 1950, p. 108). Giovanni Francesco (figlio di Vercellino morto nel 1596), notaio apostolico e ducale, cittadino e cancelliere di Vercelli, è documentato a Roma nel 1589 e 1599, dove comparve come teste nell'ultimo codicillo testamentario di Beatrice Cenci; procuratore fiscale a Vercelli nel 1608, notaio dell'Ufficio delegato del vicario generale don Antonio Aghemo nel 1622, testò a favore della moglie il 18 febbraio novembre 1613 (Ibidem); essendo inquartato e non partito, lo stemma non può ascriversi a Giovanni Francesco ed alla consorte, bensì ai loro discendenti (di cui però non si hanno notizie documentarie), con una datazione intorno al primo quarto del XVII secolo.
Bibliografia
Della Chiesa F. A., Corona Reale di Savoia , o sia relatione delle Provincie, e titoli di essa appartenenti, 1655, p. 83,
Mallé L., 1965, p. 255,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXII, p. 598,
Borello L.- Zucchi M., Blasonario biellese, 1929, pp. 78-79,
Zucchi M., Famiglie nobili e notabili del Piemonte illustrate nella loro genealogia, 1950, p. 108,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 67-68
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