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Camino
XV
marmo bianco
0266/PM
Altezza: 240 cm, Larghezza: 266 cm, Profondità: 70 cm
stemmi collegati da tralci con pampini
Al centro stemma di Giovanni Antonio Romagnano conte di Pollenzo: inquartato, nel 1° e 4° dell'Impero (F. A. Della Chiesa, 1655, p. 80), nel 2° e 3° d'azzurro, alla banda d'argento accostata da 2 filetti d'oro, in banda. Cimiero: il liocorno d'argento, nascente, tenente con le zampe un ramo di pino verde fruttato al naturale. Motto: EN. UN. Consegnamento 1 giugno 1580 (Archivio Camerale, I, 29), 1613, E, e 1687, I, 44; II 97 (A. Manno, vol. XXVII, p. 466). A sinistra stemma partito di Romagnano e di Isabella del Carretto di Zuccarello: d'oro, a 5 bande di rosso. Lo scudo è accollato all'aquila bicipite imperiale, il tutto sostenuto da un carretto all'antica trainato da due leoni passanti, il tutto d'oro (A. Manno, vol. V, p. 1). A destra stemma partito di Romagnano e di Bianca Torelli, dei conti di Guastalla: d'oro al toro rampante di rosso (F. A. Della Chiesa, 1655, p. 91). L'origine del nome dei Romagnano, derivante secondo Antonio Manno, "da un distrutto castello del Chierese così denominato", invece che da Romagnano Sesia, come tradizionalmente riconosciuto (A. Manno, vol. XXVII, p. 466), sarebbe confutata da Tarpino, il quale ricorda l'esistenza di un saldo radicamento della famiglia a Romagnano Sesia fin dal 1040 (A. Tarpino, 1990, pp. 5-50). I rami principali di tale antichissima famiglia sono quelli di Carignano (Virle) e di Vigone (Pollenzo); quando però a metà del XVIII secolo sorse una lite per ottenere il feudo di Pollenzo, il ramo di Virle, che lo pretendeva, non poté produrre le prove legali della comunanza d'origine (A. Manno, vol. XXVII, p. 467). I Romagnano ebbero numerose signorie feudali: Brondello, Carignano, Casalgrasso, Castelreinero, Cavallerleone, Celle, Cercenasco, Cornegliano, Faule, Frossasco, Lombriasco, Pancalieri, Pollenzo, Revigliasco, Santa Vittoria, Vinovo, Virle, e per successioni femminili: Pietrafuoco, Roccasterone, Valfenera (A. Manno, vol. XXVII, p. 467). (E. Romanello 2003).
Proveniente dal castello di Virle, già al castello di Pollenzo (in una sala della torre cilindrica, cfr. Carità).

(E. Romanello 2003) Il grande camino in marmo bianco fu donato al Museo Civico nel 1876 dai fratelli Vercellone. In origine l'opera si trovava al castello di Pollenzo, proprietà dei Romagnano prima e, poi, di casa Savoia; il re Carlo Alberto la donò al marchese di Romagnano, che la collocò nel suo castello di Virle. Infine il conte Provana, che aveva ereditato il castello, la vendette ai fratelli Vercellone (Inventario Generale, vol. I, p. 66, inv. 651; Inventario Pietre e Marmi, p. 274; ASMCT, G. Claretta, 1896, p. 1).

Gaudenzio Claretta, nel 1896, descrivendo le principali epigrafi e stemmi del Museo Civico di Torino, registrò il suddetto camino nella "sala detta Gotica" (nell'antica sede del museo), come proveniente dal castello di Pollenzo; l'autore sciolse le iscrizioni abbreviate e restituì lo stemma raffigurato al centro ad Antonio, fondatore del ramo pollentino dei Romagnano. Il figlio di Antonio, Giovanni Antonio, sposò in prime nozze Bianca dei conti Torelli ed in seconde nozze Isabella dei marchesi del Carretto di Zuccarello (ASMCT, G. Claretta, 1896, pp. 4-6). Dal testamento del padre Antonio, Giovanni Antonio Romagnano nel 1479 risultava già sposato con Isabella e morì senza lasciare disposizioni testamentarie nel 1496 (Brussino, Molino, 2003, p. 71): se, come pare evidente, fu lui il committente dell'opera, tali riferimenti cronologici contribuirebbero a collocare l'esecuzione del camino nell'ultimo quarto del XV secolo. All'inizio del '900 l'opera risultava esposta al Museo Civico, nella cosiddetta "Stanza Piemontese", con una datazione al XV secolo (Museo Civico di Torino, 1905, tav. A.Z.,p. 6).

Mallé ne spostò l'esecuzione al secondo quarto del secolo successivo (Mallé, 1965, pp. 198-199), ma ad un esame approfondito dell'opera pare più calzante la prima collocazione cronologica: infatti pare sussistere un carattere tardogotico di fondo (colonnine tortili e disegno elegante che formano i racemi con le pigne, emblema queste dei Romagnano). A questi si affiancano elementi che rivelano la conoscenza di una cultura rinascimentale assodata, quali i motivi della cornice e delle mensole; la maniera di modellare i tralci, le pigne, le conchiglie, il toro dello stemma Torelli presentano però un accento naturalistiso inconsueto per il quale è difficile al momento individuare dei validi termini di confronto. Occorre ricordare che Giovanni Antonio Romagnano era figlio e fratello di due personaggi di spicco, della cui committenza scultorea resta traccia nel Duomo di Torino (i loro sepolcri si trovavano nella cappella dei santi Stefano e Caterina, nel transetto sinistro, cfr. Rondolino, 1898, p. 18; Romano, 1990, p. 264). Il ritratto del fratello Amedeo Romagnano, morto nel 1509, reca la firma di Antonio Carlone (con riferimenti ad una tradizione figurativa di stampo genovese); un'epigrafe datata 1497 accompagna invece la lastra tombale del padre di Giovanni Antonio, Antonio (morto nel 1479), il cui monumento funebre venne fatto costruire allora dal figlio Amedeo. A tale riguardo Massimo Ferretti, accettando l'attribuzione ad area lombarda proposta già da Toesca, suggerì un artista che guardava più al Duomo di Milano che alla Certosa di Pavia; malgrado non si possa certo avvicinare con confronti stringenti il ritratto di Amedeo di Romagnano ai rilievi del camino di Pollenzo, questo sembrerebbe partecipare in qualche modo alla cultura del Maestro di Antonio di Romagnano, dove si scorge <> (Ferretti, 1990, pp. 242, 244-245, 248).

Giovanni Antonio Romagnano, quinto conte di Pollenzo, nacque in data imprecisata da Andreatta Turco e Antonio Romagnano. Questi, nipote di Aimone (canonico di Oulx, prevosto di Santa Maria al Moncenisio e vescovo di Torino dal 1411 al 1438), fu consigliere ducale nel 1448, nel 1449 e 1450 Cancelliere di Savoia (S. Sigot, 2001-2002, pp. 66-67); nel 1458 fu nuovamente nominato Cancelliere di Savoia, poi rimosso in seguito a controversie politiche, dopo le quali riparò a Milano, dove operò come consigliere segreto per Galeazzo Maria Sforza dal 1466, per poi morire a Vinovo nel 1479 (S. Sigot, 2001-2002, p. 68). Di Antonio Romagnano sono documentati quattro figli: Giovanni Antonio, conte di Pollenzo, nominato gentiluomo di camera del duca nel 1460, Giacomo, signore di Santa Vittoria, Aimone e Amedeo, protonotario apostolico (S. Sigot, 2001-2002, p. 69).

Un esaustivo profilo di Giovanni Antonio Romagnano, erede del titolo di conte di Pollenzo e di metà del luogo, ci è fornito da Vittorio Angius: secondo il testamento del padre Antonio (5 aprile 1479) a lui sarebbero andati decime del territorio di Marene, un terzo dei possessi a Levaldigi, un terzo del feudo, il palazzo di Torino, metà di Santa Vittoria e di Cornegliano (V. Angius, vol. II, parte 1°, 1847, pp. 574-575), tutte giurisdizioni di cui fu investito dal duca con diploma del 2 settembre 1479. CONTINUA nell'album rosso (E. Romanello 2003).

FONTI ARCHIVISTICHE:

ASMCT, G. Claretta, Notizie sulle principali lapidi e stemmi esistenti nel Museo Civico di Torino raccolte e fornite dal Sig. Barone G. Claretta, luglio 1896, pp. 1-7.

BIBLIOGRAFIA SPECIFICA:

Museo Civico di Torino. Sezione Arte Antica. Cento tavole riproducenti circa 700 oggetti, 1905, tav. A.Z., P. 6

BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO

F. A. Della Chiesa, Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà di Torino, 1655, p. 91.

V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, vol. I, parte 1°, 1847, pp. 574-576

A. Franchi-Verney, Armerista delle famiglie nobili e titolate della monarchia di Savoia, Torino 1873, p. 163.

F. Rondolino, Il Duomo di Torino illustrato, Torino 1898, p. 18.

A. Manno, Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, vol. V, pp. 1, 55; vol. XXVII, pp. 466-467, 478.

M. Ferretti, Le sculture del Duomo nuovo, in G. Romano (a cura di), Domenico della Rovere e il Duomo nuovo di Torino. Rinascimento a Roma e in Piemonte, Torino 1990, pp. 229-262.

G. Romano, Sugli altari del Duomo nuovo, in Romano, Domenico cit., pp. 263-338.

A. Tarpino, I marchesi di Romagnano: l'affermazione di una famiglia arduinica fuori della circoscrizione d'origine (secoli XI-XII), in "Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino" vol. LXXXVIII, 1990, pp. 5-50.

S.Sigot, 2001-2002, pp. 29, 66-70

D. Brussino, B. Molino, Pollenzo. Da contea a frazione lungo un millennio, Savigliano 2003, p. 71.
Mallé L., 1965, p. 198,
Pettenati S., Pollenzo. Una città romana per una "real villeggiatura romantica". Mobilità degli arredi del castello, 2004, pp. 56-57