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Tamburo
Anteriore al 1951
legno, pelle e fibre vegetali
052/SM
Altezza: 40,7 cm, Diametro: 24 cm
Tamburo a calice
fabbrica di Vinovo
Tamburo
Tamburo ricavato da un blocco di legno scavato e sagomato a calce costituito da una base a tronco di cono, uno stelo cilindrico e da una cassa a forma di coppa sulla quale è fissata la membrana in pelle per mezzo di chiodi di legno.

L'oggetto presenta una corda con due nodi a metà della sua lunghezza fissata a due appigli laterali sulla base e sulla cassa. Sotto l'attaccatura della membrana è stato praticato un foro circolare destinato ad essere chiuso da una sottile membrana che entra in vibrazione quando lo strumento viene suonato. Il tamburo è chiuso alla base per mezzo di un tappo di legno.



Il tamburo è uno strumento che appartiene ai membranofoni. Come per altri strumenti acquisiti nel Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo), esso ha avuto per molto tempo un ruolo centrale e fondamentale nella vita sociale delle popolazioni della regione. Il tamburo accompagna momenti solenni e ordinari, come le nascite, i matrimoni, i funerali, le pratiche di medicina tradizionali, ma anche occasioni di intrattenimento.

L'oggetto in esame è tipico delle regioni congolesi del Kasai e del Kivu. La sua diffusione è probabilmente avvenuta grazie alle popolazioni Luba, che lo hanno introdotto presso i loro vicini. Nel foro del tamburo veniva inserito e fissato un piccolo tubo ricavato dal gambo di una zucca, la cui estremità esterna era coperta da una pellicola ottenuta dai bozzoli di insetti. Poiché il tamburo è chiuso alla base, le onde sonore che si generano al suo interno producono una vibrazione secondaria propagandosi attraverso il tubo, generando alterazioni timbriche. Questo suono è paragonato al canto del grillo (ngenze), da cui il tamburo prende il suo nome.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino
Fava A.S., Africa, America, Oceania. Le collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino. Storia delle collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino, 1978, Pag. 39,
Borgarello F., Gli strumenti musicali del Museo Civico di Numismatica Etnografia Arti Oruentali: schedatura e catalogazione, 2000, pp. 46-48,
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Terre Lontane. Arti extraeuropee dal Museo Civico d'Arte Antica, 2002, p.178