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Dipinto
1410-1415
tempera su tavola
0471/D
Altezza: 85,5 cm, Larghezza: 78,2 cm, Profondità: 2 cm, Cornice Passpartout: 91 x 84 x 8,3 cm
Vocazione di san Pietro
Jaquerio Giacomo
San Pietro salvato dalle acque (Matteo XIV, 22.32). Cornice con listello di legno moderna. Per le considerazioni sull'iconografia cfr. G. Romano in E. Castelnuovo e G. Romano (a cura di), 1979, p. 164. Non concorda con questa spiegazione L. Castelfranchi Vegas, 1992, che ritiene si tratti dell'Apparizione di Cristo sul lago Tiberiade e delle Pesca Miracolosa (Giovanni, XXI, 1.13).
Lo stemma dipinto in basso a destra nel pannello che fa da pendant a questo (472/D) permette di identificare il donatore inginocchiato in Vincenzo Aschieri, a capo dell'abbazia benedettina di Novalesa dal 1398 e morto dopo il 12 dicembre 1452. Il riconoscimento della committenza avvalora la provenienza delle due tavole dall'altare maggiore della chiesa dei Santi Pietro e Andrea dell'abbazia di Novalesa, dedicato appunto a San Pietro.

Forse in virtù della prestigiosa ubicazione originaria, le due tavole hanno assunto il ruolo di modello di riferimento, come si riscontra nel ricalco che compare negli affreschi con le storie di san Pietro su una parete laterale del presbiterio della chiesa di San Pietro a Pianezza, opera di un atelier jaqueriano.

Le tavole erano state pubblicate nel 1959 da A. Griseri quando appartenevano a una collezione privata romana, ma già allora potevano contare su un'attribuzione a Jaquerio, proposta in precedenza da Valentiner e da Zeri. In occasione della mostra "Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale" (1979), le opere - gli unici dipinti su tavola conservati di Jaquerio - hanno trovato una puntuale collocazione all'interno del percorso dell'artista, riconosciuto nel frattempo come uno dei massimi interpreti del Gotico internazionale, pitore di corte al servizio dei principi di Acaia e poi alla corte corte di Amedeo VIII di Savoia. La critica concorda infatti nell'attribuirle a una fase precoce, in relazione al più antico intervento a Sant'Antonio di Ranverso, di poco precedente agli affreschi eseguiti verso il 1410-1415 nella cappella di Notre-Dame fondata dal cardinale Jean de Brogny nella cattedrale di Ginevra.

La raffinata eleganza delle figure e la gamma cromatica ricca di trasparenze, così come la preziosità dei dettagli descrittivi, rimanda alla cultura figurativa delle corti di Parigi, Digione e Bourges, con confronti precisi che toccano modelli di eccellenza come le "Très belles heure de Notre Dame" (Bruxelles, Bibliothèque Royale) citate in un inventario di Jean de Berry del 1403. I collegamenti si spingono anche in direzione provenzale e avignonese, verso l'anonimo Maestro dell'altare di Thouzon, autore di due pannelli con storie di sant'Andrea oggi al Louvre.
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