Le collezioni di Palazzo Madama hanno tradizionalmente costituito una sede privilegiata per lo studio della pittura e della scultura rinascimentale del territorio dell’attuale Piemonte: evidenziando in modo particolare il territorio dell’antico ducato di Savoia, questa tradizione prende avvio in realtà dalla fine del Medioevo e dunque dal tardogotico, che nella nostra area trova un interprete di eccezione in Giacomo Jaquerio. La tradizione che da lui deriva appare importante per buona parte del XV secolo, ma ben presto si affacciano vari approcci alla stagione rinascimentale. Tra i primi è il portato della cultura transalpina e nordeuropea che vede interprete Antoine de Lonhy, ma verso la fine del secolo si confrontano lo sguardo verso il Rinascimento centro italiano di Macrino d’Alba e quello che invece si rivolge invece verso l’ambito lombardo e padano, rappresentato da Giovanni Martino Spanzotti. Da quest’ultimo deriva la tradizione più diffusa in Piemonte fino al pieno Cinquecento, con l’attività di un protagonista assoluto di quella stagione, Defendente Ferrari. Accanto e in parallelo a questa, nella parte orientale della regione cresce invece la “scuola vercellese” che assume ben presto come principale interprete Gaudenzio Ferrari, il cui successo sarà ben riconosciuto anche nel ducato di Milano. Di qui prende il via anche l’esperienza di un pittore come Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, rappresentato in Museo con dipinti e con alcuni importanti disegni.
Accanto al percorso regionale, alcune opere caratterizzano invece le raccolte per acquisizioni che aprono verso esperienze diverse: la Toscana con Bronzino oppure l’area padano-veneta con Giulio Campi. Tra i capolavori assoluti è poi il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, massima icona delle collezioni torinesi.
