ore 17,00 La costruzione di ogni castello mobilita un territorio vasto, in cui devono essere reperite risorse finanziarie, materie prime, componenti edilizie e maestranze abili a portare a compimento l’opera, nonostante eventuali impedimenti economici, militari o climatici. I castelli sono anche cantieri permanenti: la loro manutenzione impegna in modo continuativo i funzionari pubblici, la manodopera, gli uomini armati e le comunità dei contribuenti.
Per tale ragione ogni cantiere di castello serve non solo a realizzare un edificio, ma anche a costruire una “macchina territoriale” che è amministrativa, tecnica e fiscale. Nella costruzione dello spazio sabaudo i flussi dei materiali, della forza lavoro e del denaro attraversano i valichi alpini e le pianure pedemontane, favorendo la circolazione di saperi tecnici, gusti artistici e culture amministrative.
L’insieme dei cantieri castellani contribuisce così a strutturare in modo coeso gli spazi politici a cavallo della catena alpina. Funzionari sabaudi, famiglie signorili, maestranze itineranti e popolazioni locali trovano in ogni castello un punto di sedimentazione delle culture di un’epoca, e individuano nell’insieme del sistema dei castelli – soprattutto quelli gestiti dall’autorità pubblica comitale – l’ossatura portante della costruzione dello stato tra la fine del medioevo e l’età moderna.
Andrea Longhi, architetto, è professore associato di Storia dell’Architettura al Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST), dove insegna Storia e critica del patrimonio territoriale. Tra le sue diverse attività di ricerca, si è occupato di storia dell’insediamento e dell’architettura nel basso Medioevo, con particolare attenzione all’amministrazione dei cantieri pubblici ed ecclesiastici di area alpina. Su tali temi ha pubblicazioni e conferenze in Italia e all’estero (Francia, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Inghilterra ecc.).
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
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