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Madama Cucchi

  • Mostra
  • 5 Novembre 2015 - 1 Febbraio 2016
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Palazzo Madama offre una nuova occasione di mettere in dialogo l’arte antica con quella contemporanea, secondo un modulo già sperimentato durante altre edizioni di Artissima.
Le pareti diafane della Veranda Sud del museo ospitano tre dipinti e una scultura in legno di tiglio che proseguono il percorso di ricerca, mai abbandonato, di Enzo Cucchi nel suo confrontarsi con l’arte antica.
Per la seconda volta, dopo la mostra al Castello di Rivoli del 1993, Enzo Cucchi entra in risonanza con uno spazio creato dal grande architetto siciliano Filippo Juvarra.
L’antica Camera degli Specchi di Madama Reale, avamposto sulla piazza e quinta traslucida dello scalone, è il posto ideale per Cucchi, che da sempre rivendica il ruolo centrale e civile dell’artista nella società: “Penso che dal punto di vista spirituale, morale, etico dobbiamo essere nuovi bucanieri e creare nuove forme di avamposto”, nella strenua convinzione che  “sono gli artisti che devono dare le immagini del mondo”.
Tre dipinti, in ognuno dei quali un volto. Per ogni dipinto un titolo pregnante che conferma il legame di Cucchi con la poesia, non una semplice etichetta ma parte dell’opera.
Per ora… basta: una preghiera, un’invocazione affidata al viso e alla forza delle mani intrecciate del pleurant;
Sì… siamo in Italia: un Giano bifronte (o una Trinità scesa dagli antichi affreschi medievali) che osserva il visitatore e al tempo stesso ne distoglie lo sguardo lasciando in eredità una valle di lacrime;
Testa dura: profilo di derivazione giottesca, puro volume come il freddo diamante.
La scultura in legno di tiglio, il legno preferito dagli scultori del Rinascimento tedesco, è stata pensata per essere sospesa al centro della sala, come l’uovo di Piero della Francesca, a simboleggiare la continuità dell’uomo e dell’arte. In Drone Dario le guglie aguzze che coronano la scultura sono gli apici di un flusso continuo di volumi in cui una cattedrale gotica lascia il posto alle cupole di un edificio rinascimentale e ai ciuffi di una palma. E in questo fluire della composizione trovano posto due sole figure umane: in una distorsione in cui i corpi perdono i propri confini di pelle e si fondono in un’unica essenza.
La Veranda juvarriana, con le sue alte vetrate trasparenti e il soffitto settecentesco, offre dunque ancora una volta la possibilità di conoscere la riflessione di Enzo Cucchi sulla scultura: “Io posso pensare a una scultura come a un’ombra; mi piace l’idea che una scultura possa fare un’ombra su un luogo incredibile: mare, su qualcosa che invece di solito le sculture classiche non riescono ad arrivare; oppure una cosa che mi piaceva, anche in questo senso questa scultura e vedi anche il cielo”
Per Enrica Pagella, direttore di Palazzo Madama, “Madama Cucchi, come l’opera d’arte di ogni tempo e di ogni museo, ci conduce dentro la sfera rimossa della relazione tra l’uomo e il mondo, la illumina e la costruisce attraverso percorsi che fluttuano tra esperienza e memoria, tra sentire e agire, dove nulla è stabile e definitivo, «attimi, miracoli – dice Cucchi – una sola volta e nell’unico luogo dove avviene la trasformazione»”.
A concludere l’esposizione un catalogo semplice e ricercato al tempo stesso, pubblicato da Nero, in cui architettura, disegno e pittura dialogano e sfidano l’intelletto di chi guarda.
Il progetto Madama Cucchi è stato possibile grazie al sostegno di Emilio Mazzoli.