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RIAPRE IL MUSEO D’ARTE ANTICA
RIAPRE IL MUSEO D’ARTE ANTICA
Evento
16 Dicembre 2006
Un evento atteso, quasi epocale nel panorama dei Beni Culturali italiani, che giunge a conclusione di un processo di straordinario respiro.
La riapertura di Palazzo Madama a Torino, uno degli edifici maggiormente rappresentativi della storia millenaria della città,sede imponente e scenografica del Museo Civico d’Arte Antica,
giunge dopo 18 anni di chiusura
e un complesso di studi, ricerche e indagini, di restauri e recuperi che ha pochi eguali; che ha visto il coinvolgimento di centinaia di persone e il fondamentale intervento, accanto alla Città di Torino, della Fondazione CRT, unico finanziatore privato e tenace sostenitore dell’operazione.
Dal 16 dicembre
, il monumentale scalone dello Juvarra, il percorso archeologico della Corte Medievale, le fastose sale barocche del piano nobile ove erano gli appartamenti delle due Madame reali (Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista Savoia di Nemours), o ancora il Salone del Senato – che ospitò i lavori delle Camere all’indomani dell’Unità d’Italia – e le grandi sale del secondo piano, dedicate all’importante collezione di arti decorative del museo, con una vista straordinaria sulla città,
saranno nuovamente aperti al pubblico: completamente restaurati e valorizzati sul piano storico-artistico e funzionale e con un nuovo allestimento delle collezioni museali
, vaste ed eterogenee, che Palazzo Madama ospita dal 1934.
È in realtà con l’approvazione del “Progetto Palazzo Madama”, nel 1998, che ha preso il via – dopo una fase difficile e confusa – una nuova e positiva stagione di interventi, con l’intento di coniugare il restauro architettonico e la ri-costruzione di configurazioni passate alle moderne
esigenze museali, in termini di esposizione, fruibilità e servizi, e dunque al contemporaneo ri-allestimento del Museo.
Da allora si sono succeduti
il rilievo architettonico dell’edificio
,condotto con moderne tecnologie informatiche, e
il rilievo archeologico
; un’intensa campagna di
saggi stratigrafici
su superfici decorate e stucchi;
lo studio dei manufatti del palazzo e molteplici indagini storiche e d’archivio
,
che hanno coinvolto oltre
40 collaboratori scientifici
e che hanno chiarito, in parte, l’evoluzione costruttiva e d’uso del Palazzo e le funzioni degli ambienti nelle diverse epoche.
Sono stati
restaurati le pareti, le volte e gli apparati decorativi del palazzo
, in particolare quelli che concorrono a definirne il volto barocco (dagli intonaci alle decorazioni a stucco, dalle boiseries ai manufatti lapidei e vitrei, dalle sovrapporte ai pavimenti, dagli specchi agli affreschi),riportando in luce cromie originarie e decorazioni, talvolta completamente occultate: come nel caso della facciata e dello scalone juvarriani, ove è riemersa la decorazione scenografica voluta dal grande architetto, o come per il recuperato allestimento ottocentesco nei registri superiori delle pareti e nella volta del Salone del Senato.
Contestualmente a tutto ciò, si è proceduto
all’adeguamento funzionale degli spazi
e ad un restauro complessivo e sistematico delle
collezioni
in vista del nuovo allestimento, nonché alla loro catalogazioni informatica:
70.000 opere
circa
– tanto è ricca l’imponente
collezione del Museo d’Arte Antica di Torino
, con lavori che vanno dal Medioevo al Barocco – e oltre 10.000 immagini digitali.
Complessivamente oltre
150 restauratori
si sono alternati negli interventi sul palazzo e ben
71 ditte
sono state impegnate nei restauri architettonici e delle collezioni museali.
Collezioni che con la loro eterogeneità –
dipinti, sculture, codici miniati, maioliche e porcellane, ori e argenti, arredi e tessuti
– testimoniano la ricchezza e la complessità di
dieci secoli di produzione artistica italiana ed europea.
Il percorso museale
– riallestito in modo da intrecciare un dialogo continuo tra opere e ambiente, razionalizzato, aggiornato nel profilo scientifico, arricchito delle oltre
900 opere acquisite dal 1988 ad oggi
, (a testimonianza di una vitalità del museo mai venuta meno), commentato come mai prima da un apparato di
oltre 3000 didascalie, 35 schede descrittive, 150 approfondimenti multimediali
– si snoda su quattro piani che corrispondono ad altrettante tappe di sviluppo nel tempo.
I primi secoli del medioevo corrispondono alle raccolte sistemate al livello del fossato, nel
Lapidario Medievale
, con sculture, mosaici e oreficerie (tra cui il prezioso
Tesoro di Desena
) databili dal tardo-antico al Romanico.
Gli ambienti quattrocenteschi del piano terra ospitano invece un itinerario che va grosso modo dal Gotico al Rinascimento, con pitture, sculture, miniature e oggetti preziosi (come il duecentesco
scrigno di Guala Bicchieri
), provenienti in larga parte dai territori del Piemonte e databili tra il XIII e il XVI secolo; nella sala circolare della
Torre Tesori
, una delle torri quattrocentesche del vecchio castello, una
selezione di capolavori
, tra cui il celebre Ritratto d’uomo di
Antonello da Messina
, il codice delle Très belles Heures de Notre Dame de Jean de Berry,miniato da
Jan Van Eyck
, e una serie di oggetti d’arte a cavallo tra Cinque e Seicento provenienti dal “
gabinetto delle meraviglie
” di Carlo Emanuele.
Al piano nobile del palazzo, è allestita la quadreria moderna, con opere che provengono dalle collezioni sabaude (l’Assunta e al San Gerolamo di
Orazio Gentileschi
, i paesaggi di
Vittorio Amedeo Cignaroli
, le opere di
Jean Miel
e
Bartolomeo Guidobono
, per esempio) e un’importante selezione di arredi frutto della perizia di artigiani ebanisti piemontesi, italiani e francesi.
All’ultimo piano, infine,
le raccolte di arte decorativa, cuore del patrimonio del museo
, con maioliche e porcellane, vetri e avori, tessuti e pizzi, oreficerie e metalli e lo straordinario
nucleo di vetri dorati, dipinti e graffiti, unico al mondo per quantità e qualità di esemplari
, donato al Museo dal marchese Emanuele Tapparella d’Azeglio nel 1890.
Nella riformulazione degli spazi museali è da segnalare la scelta di destinare alle esposizioni temporanee la grande
Sala del Senato
, cui si accede dopo aver percorso il monumentale scalone, e di rendere accessibili liberamente – quasi parte integrante del percorso pedonale
di Piazza Castello –
l’avancorpo juvarriano
e la grande sala della
Corte Medievale
, al piano terra, ove lo
scavo archeologico e i camminamenti vetrati
consentono di rileggere le molte stratificazioni e le diverse fasi costruttive dell’edificio.
Se nell’ordinamento museale si sono seguite le suggestioni storiche presenti nel palazzo, anche l’allestimento ha puntato sull’idea del dialogo tra antico e moderno. Così accanto alla progettazione di nuove strutture idonee a valorizzare al meglio le collezioni, si è scelto invece di conservare nelle Sale delle Arti Decorative le
73 vetrine degli anni Trenta realizzate dalla ditta Fontana Arte di Milano
– all’epoca diretta da Giò Ponti –
restaurando la struttura lignea e rifunzionalizzando le luci, i grandi vetri curvi, il gioco di specchi dei ripiani e dei fondi.
Infine i servizi di cui il Museo si è dotato, nello spirito di un nuovo rapporto con il suo pubblico: dalla libreria museale specialistica al bookshop; dal
Caffè Madama
– ospitato nella
Camera della Galleria
con i dipinti di Cignaroli alle pareti e nella
suggestiva cornice della Veranda Nord
, progettata da Filippo Juvarra – all’area relax; dalle audioguide anche per
ipoovedenti all’archivio consultabile, fino ad un
ascensore panoramico vetrato,
inserito in una delle antiche torri, da cui lanciare uno sguardo sulla città che cambia.
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