ore 16.00 Palazzo Madama propone in Sala Atelier una “Visita Suonata” in occasione della Mostra Giansone. Sculture da indossare. L’appuntamento è aperto a tutti i visitatori del museo muniti di regolare biglietto d’ingresso.
Tutta l’opera di Giansone ha nel Jazz uno dei temi prediletti: che siano orchestre o ballerini, il fascino nei confronti di questa musica è espresso nelle sculture, nei dipinti, nelle xilografie e ancor più nei gioielli, di cui è l’oggetto ricorrente. La “Visita Suonata” è l’omaggio alle teorie di Giansone di Giuseppe Golisano, sassofono contralto, ed Emilio Bernè, percussioni, due dei musicisti piemontesi più avvezzi all’improvvisazione praticando da anni la palestra del post bop.
In tre diversi momenti, Golisano e Berné rappresenteranno in musica la teoria delle tangenti, la teoria modulare e il concetto caro a Giansone secondo cui la scultura sia “cavare fuori” le forme dal supporto amorfo, per delinearne via via la sagoma e poi fermarsi nell’attimo conclusivo del suo processo genetico.
I due musicisti intendono esprimere, attraverso l’afflato improvvisativo, i tanti punti di contatto tra le teorie di Giansone e il modo di fare jazz. Numerose e importanti sono le affinità del modo di procedere e lavorare del maestro piemontese con il jazz dove la forma ritmica si moltiplica e articola, gli strumenti dialogano tra loro, e il dinamismo delle scale musicali ricorda la staticità della scultura in cui nulla resta mai immobile. Lo stesso processo divulgativo delle teorie di Giansone trasmesso alle sue allieve, è simile a quello del jazz, dove i maestri insegnano suonando con gli stessi allievi. Ispirato dall’opera di Giansone, Giuseppe Golisano ha creato per l’occasione, assemblandola con fili di rame, una percussione battezzata basket bongo, strumento autentico, ma dalle velleità artistiche che verrà suonato da Bernè.
Giuseppe Golisano, classe '73, sassofonista e clarinettista torinese di scuola parkeriana e di derivazione free jazz; ha inciso nel 2012 con Famoudou Don Moyè, col quale ancora collabora. Fondatore della label indipendente “Charlie Bird Records”, attualmente impegnato nel progetto “Post Jazz Project” con importanti musicisti della scena torinese e nazionale. Il suo sound si distingue per l'espressione calda ed esplosiva, sempre al confine tra il melodico e il free.
Emilio Bernè ha studiato musica e batteria da autodidatta (batterista, compositore, improvvisatore) il suo drumming è ispirato a un mix di musica nera, free jazz ed influenze elettroniche della scena noise e dell'arte performativa. Ha collaborato con artisti di fama internazionale come Jean-Francois Laporte, Betrand Gauguet, Gianni Gebbia e Sabir Mateen.
L’appuntamento è aperto a tutti i visitatori del museo muniti di regolare biglietto d’ingresso.