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VoltaPagina. 2
VoltaPagina. 2
Evento
15 Ottobre 2007 - 15 Gennaio 2008
Si rinnova l’appuntamento con VoltaPagina, l’iniziativa nata per presentare al pubblico opere di grafica e manoscritti provenienti dai depositi di Palazzo Madama. La seconda edizione è segnata dall’importante collaborazione con la Biblioteca Reale di Torino, che possiede disegni e manoscritti miniati dal XV al XVIII secolo di eccezionale valore. Nell’ambito di questo progetto comune, Palazzo Madama avrà l’opportunità di esporre a rotazione, accanto alle opere provenienti dalle proprie collezioni, anche codici e disegni di proprietà della Biblioteca Reale, selezionati di volta in volta per andare ad inserirsi coerentemente nei percorsi espositivi del museo.
TORRE TESORI: il Codice Sforza
La Torre Tesori ospita un piccolo capolavoro della Biblioteca Reale, la Rhetorica ad Herennium, noto come Codice Sforza (Cremona 1467). Il codice venne redatto dal giovane Ludovico Maria Sforza, appena quindicenne, sotto dettatura del suo insegnante, l’umanista Francesco Filelfo, già docente di greco all’università di Bologna e alla corte dei Medici, e quindi precettore dei figli di Galeazzo Maria Sforza nella seconda metà del Quattrocento. Il manoscritto contiene un commento di carattere grammaticale, etimologico e storico alla Rhetorica ad Herennium, un testo classico già attribuito a Cicerone, e nacque come esercitazione di latino e saggio dei propri studi da parte del futuro duca. Tutti i fogli sono riccamente miniati lungo le bordure esterne: vi sono raffigurati gli emblemi, motti e imprese dei Visconti e degli Sforza, scene di battaglie antiche descritte nel testo (e aventi carattere di exemplum per il giovane Ludovico) e una serie di ritratti, entro piccole tabelle rettangolari, dei vari membri della dinastia visconteo-sforzesca, degli imperatori romani e condottieri citati nel testo, e infine di Ludovico e Filelfo stessi.
Sul fronte dello stile, si passa dalle scene di battaglia e di festa in paesaggi fiabeschi ricchi di figurine abbigliate alla moda quattrocentesca - ancora legate al gusto del gotico internazionale -, alla cultura già pienamente rinascimentale alla base dei ritratti, che rinviano a contemporanei modelli ferraresi e consentono uno stimolante confronto con il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina esposto a fianco nella stessa vetrina.
SALA ACAIA: il coro di Ivrea
Nella sala Acaia vengono esposti alcuni pannelli provenienti dalla cattedrale di san Savino di Ivrea, scolpiti nel 1467 da Baldino da Surso e rappresentanti scene agresti. La decorazione dei pannelli si inserisce nel filone dei cori lombardi e piemontesi del periodo; in particolare questi rilievi si possono confrontare con i dossali dall’antico coro di Santo Stefano di Biella, poi reimpiegati nella cantoria, e ancora conservati nella chiesa biellese.
SALA GRAFICA: cultura alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia
A partire dal 1563, con il trasferimento della capitale sabauda da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto (1528-1580) e suo figlio Carlo Emanuele I (1562-1630) puntarono a trasformare la città in luogo-simbolo di una potente dinastia, al pari con grandi casate europee. Carlo Emanuele fece realizzare la Grande Galleria che univa Palazzo Madama al Palazzo del Vescovo, nell’area dove oggi sorge Palazzo Reale. Essa ospitava le raccolte d’arte dei duchi:dipinti, sculture e oggetti preziosi, parte dei quali sono oggi patrimonio del Museo Civico e sono visibili al primo piano di Palazzo Madama. Parallelamente, i duchi procedevano a rafforzare la propria immagine pubblica con la ritrattistica aulica dei pittori di corte (Giacomo Rossignolo, Giovanni Caracca, Federico Zuccari, il Moncalvo...), di cui abbiamo un riflesso nella serie di incisioni esposte nella vetrina di Sala Grafica. Ad esse si affianca un interessante Stemmario sabaudo, ancora inedito, redatto e illustrato da Bartolomeo Crispini, matematico alla corte di Carlo Emanuele I e araldo ufficiale del duca fino al 1614.
PICCOLA GUARDAROBA E GABINETTO CINESE
I disegni scenografici dei fratelli Galliari
Dalla Piccola Guardaroba e dal Gabinetto Cinese escono i disegni di Cristiano Wehrlin per lasciare spazio ai disegni scenografici dei fratelli Galliari: Bernardino figurista (Andorno, 1707-1794), Fabrizio inventore prospettico (Andorno, 1709-Treviglio 1790) e Giovanni Antonio esecutore dei progetti (Andorno, 1714-1783). Nati in Piemonte, i Galliari si formano in ambito milanese, dove a partire dal 1743 forniscono le scene per il teatro Regio Ducale di Milano; dal 1748 diventano scenografi a Torino, al Teatro Regio e, dal 1756, al Teatro Carignano. La loro attività artistica prosegue con i figli Giovanni (Treviglio, 1746-Milano 1818), Giuseppino (Andorno, 1752-Milano 1817) e Gaspare (Treviglio 1761-Milano 1823).
I disegni in mostra, insieme a quelli conservati presso i depositi del Museo (circa 630), provengono in gran parte dalla collezione di Carlo Dubini di Milano, acquisita nel 1940. L’insieme raccoglie progetti per scene che ripercorrono l’attività dei Galliari a partire dal Demetrio del 1748 per proseguire con La vittoria d’Imeneo, rappresentata nel 1750 in occasione delle nozze di Vittorio Amedeo III di Savoia, e concludersi nel 1798 con La Clemenza di Tito. Questi disegni, veri e propri strumenti di lavoro, offrono una precisa immagine della “bottega delle scene” a fine Settecento, quando i modelli compositivi, architettonici, e decorativi venivano raccolti per tipologie di soggetti (es. interni esotici, esterni, colonnati, cortili, giardini, luoghi magnifici e templi, tipologie di paesaggio, rovinismo) per essere utilizzati in varie rappresentazioni e, in alcuni casi, diffusi attraverso la stampa.
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