In occasione della mostra su Roberto Sambonet e in parallelo alle manifestazioni di Torino Capitale Mondiale del Design, la quarta edizione di VoltaPagina dà spazio a due importanti collezioni di grafica del museo, legate ad oggetti d’uso come candelieri, vassoi, zuppiere: i disegni di Giovanni Battista Boucheron, il più importante argentiere del regno sabaudo nella seconda metà del Settecento e quelli di Giovanni Michele Baglione, argentiere attivo a Torino negli anni di Carlo Felice di Savoia. Nella Torre Tesori vengono inoltre esposti due oggetti decorati in corallo che provengono dalle collezioni di Palazzo Reale di Torino, concessi in deposito temporaneo a Palazzo Madama. Al Piano Terra prosegue, in Torre Tesori, l’esposizione di opere in prestito dalla Biblioteca Reale di Torino, con un prezioso codice francese della seconda metà del Quattrocento; nelle vetrine della Sala Acaia, infine, viene presentata una scelta di incunaboli e libri cinquecenteschi dalle collezioni del museo, mentre in Sala Grafica sono esposte alcune formelle in terracotta, espressione del gusto decorativo nel Piemonte del Quattrocento.
Torre tesori Nell'ambito della collaborazione tra Palazzo Madama e la Biblioteca Reale di Torino, il Museo ospita il prezioso Libro d'ore all'uso di Coutances (Varia 88, 1470-1480) attribuito al Maestro dell'Échevinage di Rouen. Accanto al codice vengono esposte due miniature, appartenenti alle collezioni del museo, riconducibili al medesimo miniatore. Si tratta di un artista di cultura franco-fiamminga, che predilige miniature particolarmente piene, con architetture ricche di ornati, tappezzerie a racemi dorati, baldacchini e figure dai tratti freddi e angolosi. Nelle bordure, accanto al repertorio di frutti, fiori e animali tipici della miniatura di Bruges e Gand di fine secolo, troviamo motivi di gusto rinascimentale, come le foglie d'acanto bianco-azzurre dipinte in chiaroscuro.
AcaiaSul finire del Quattrocento, la diffusione della stampa ebbe un impatto rivoluzionario sulla produzione del libro e fu veicolo in tutta Europa non solo dei testi, ma anche, grazie alle illustrazioni xilografiche, di temi iconografici e motivi stilistici. Gli incunaboli (si indicano con questo termine tutti i libri usciti entro il 31 dicembre 1500) e i libri a stampa piemontesi sono scarsi numericamente e spesso, nelle prime fasi di diffusione della tecnica, venivano prodotti da tipografi di origine non locale, che lavoravano in maniera itinerante. Altrettanto spesso, almeno fino alla metà del Cinquecento, si trovano libri che coniugano la tecnica della miniatura a quella della stampa: è il caso del codice Officium Beatae Mariae Virginis (457/M). Accanto ai testi sacri, la tecnica della stampa facilitò la circolazione dei testi antichi, soprattutto i classici latini (Catullo, Ovidio, Cicerone), contribuendo a rafforzare le basi del nascente umanesimo. Nella vetrina centrale della Sala Acaia viene presentata una scelta di libri appartenenti alle collezioni, accanto a due opere di confronto provenienti da una collezione privata: una legatura che presenta gli stessi motivi iconografici, che decorano le bordure (a stampa) dell'Officium del museo; e un piccolo fascicolo le cui incisioni sono state ricondotte all'ambito del pittore Giacomo Jaquerio.
Sala GraficaNel corso del Quattrocento, accanto al tradizionale uso della pietra, si afferma, in architettura, l'uso della terracotta. Grazie alle caratteristiche della materia prima, economica, resistente e estremamente duttile, le fornaci piemontesi lavorarono a pieno ritmo fino alla fine del secolo. I motivi decorativi, desunti dai taccuini naturalistici o dai Bestiarii medievali, si ritrovano negli stessi anni anche nella scultura in pietra e negli intagli lignei. In occasione di Voltapagina presentiamo una scelta di formelle in terracotta; un'altra parte della collezione sarà allestita nei prossimi mesi nella Sala del Muro Romano.
PRIMO PIANOI maestri argentieri
Piccola Guardaroba e Gabinetto CineseGiovanni Battista Boucheron, dopo un primo apprendistato nella bottega del padre, nel 1760 viene mandato a Roma per perfezionarsi nel disegno e nell'arte di modellare. Qui ha modo di studiare scultura presso i fratelli Ignazio e Filippo Collino e di conoscere da vicino la cultura artistica che sfocerà nel neoclassicismo. Dal 1763 è a servizio di Casa Savoia che nel 1776 lo nomina direttore dell'Oreficeria reale. La sua produzione risente inizialmente del gusto rococò, per poi assumere un'impronta neoclassica di grande originalità, che lo porterà a diventare un riferimento per le botteghe di argentieri fino ai primi decenni del XIX secolo. Così sarà per Giovanni Michele Baglione (nato a Torino nel 1783 e documentato fino al 1858) e la sua bottega. I suoi disegni, esposti nel Gabinetto Cinese, mostrano una graduale evoluzione che parte da esempi legati alla cultura di Boucheron per proseguire verso modelli più nitidi e un decoro più sobrio, da ricercare nei prototipi francesi e inglesi di orafi attivi nell'ultimo ventennio del XVIII secolo. Nel XIX secolo, con la caduta del costo dell'argento, si riduce la produzione di manufatti di apparato e aumenta quella di oggetti da tavola. I pezzi che compongono i servizi vengono solitamente commissionati non ad un'unica bottega ma a più argentieri che, uniti in corporazione, si scambiano idee e modelli senza porre distinzioni tra creatori ed esecutori. Il repertorio grafico di Baglione è un chiaro esempio di questa pratica. Alcuni disegni hanno riscontri precisi con argenti realizzati da Innocente Gaia, Carlo Balbino, Giovanni Battista Borrani e Carlo Colla per Carlo Felice di Savoia, tra il 1821e il 1830 circa, conservati al Palazzo Reale di Torino.(Il 15 luglio 2008, per motivi di conservazione, i disegni esposti saranno sostituiti da altri disegni di Baglione).