Già direttore del Museo Civico d'Arte di Modena, di cui ha curato il riordino e la riapertura al pubblico, è nominata durante la campagna di restauro di Palazzo Madama, alla quale apporta un mutamento nello sviluppo degli orientamenti progettuali: oltre ai temi del monumento, il Museo torna al ruolo di protagonista. Parallelamente si occupa anche del Borgo Medievale.
L'artista, allievo di Vouet, è uno dei massimi protagonisti della moderna stagione barocca a Torino. Il suo stile rispecchia il gusto di Cristina di Francia, madre di Carlo Emanulele II, e della sua corte, che aspira ad eguagliare la grandezza parigina. Fino all'acquisizione, l'esistenza del dipinto è documentata solo da un'incisione datata 1659.
Viene avviata un'articolata attività, che si protrae fino al 2002, finalizzata a recuperare tutti i dati possibili per un'adeguata conoscenza dell'edificio attraverso la realizzazione di un aggiornato rilievo architettonico, attuato in stretta connessione con le ricerche a carattere storico e architettonico e le indagini stratigrafiche e strutturali. Nell'affrontare il rilievo si è cercato un metodo che potesse coniugare la pratica tradizionale con strumenti informatici innovativi, quali ad esempio i punti topografici, l'immagine fotografica rasterizzata e il sistema operativo vettoriale Cad. La documentazione è pubblicata nel volume "Palazzo Madama. Il rilievo architettonico. Progetto Palazzo Madama. Quaderno 2" a cura di Carlo Viano, Torino 2002, disponibile presso il bookshop del Museo.
Il progetto, realizzato sotto la direzione dell'architetto Salvatore Simonetti, interessa i grandi serramenti vetrati e le parti lapidee di cui si compone la facciata, gravemente degradate anche a causa dei materiali utilizzati in occasione di un restauro condotto negli anni settanta. Al "regio delegato" D'Andrade risale il primo intervento di reastauro della facciata e l'introduzione di approcci scientifici più attuali, con la redazione di un'accurata documentazione, utile agli interventi successivi. I lavori riguardanti gli apparati decorativi interni dell'atrio e lo Scalone sono coordinati dall'architetto Carlo Viano e firmati dagli architetti Emanuela Lavezzo e Diego Giachello. Il cantiere si svolge qualche anno più tardi, tra il 2000 e il 2001.
In seguito al documento elaborato da una Commissione esterna di esperti, nominata sotto la direzione di Daniele Jallà e della quale fanno parte Andrea Emiliani, Mauro Natale e Giovanni Romano, prende l'avvio una nuova stagione di interventi di restauro. La metodologia di lavoro mira a far convergere in un quadro unitario le ragioni dell'impiantistica, che rischiavano di compromettere la struttura storica dell'edificio e la qualità dell'allestimento nelle sale, con quelle dell'architettura e delle collezioni.
A restauri ancora in corso nel Palazzo, la mostra Il Tesoro della Città. Opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama (31 marzo - 8 settembre), curata da Silvana Pettenati e Giovanni Romano, rappresenta una prima grande occasione di riflessione storica e critica sulle peculiarità delle collezioni e dell'edificio. E' il momento in cui si chiarisce l'esigenza di individuare nuove linee per il prosieguo dei lavori a Palazzo Madama.
Il dipinto entra in Museo come acquisto. E' stato identificato, nonostante una discrepanza nelle dimensioni riportate, con quello segnalato nel 1635 nelle collezioni del duca di Savoia Carlo Emanuele I, dove è citato insieme ad un'altra tavola che raffigurava le sante Barbara e Lucia. Nello stesso inventario sono segnalate altre opere di Gaudenzio, che potrebbero costituire un polittico.
Dono di Marco Datrino, appartiene alla fabbrica torinese, attiva dal 1646, al cui servizio operavano artisti e operai liguri sotto la direzione del genovese Giovanni Giacomo Bianchi. Caratteristico di questa manifattura è il decoro bianco e blu, con motivi di tipo calligrafico-naturalistico.
Comincia un lungo periodo di lavori al fine di realizzare il recupero funzionale del Palazzo e di riallestire il Museo, che versava in condizioni di forte degrado.
Estemporanea esibizione dei campioni Seriola e Voglino, che portano questo sport centenario in piazza Castello. «Non ho quasi mai colpito con decisione la palla per paura che finisse nelle vetrate di Palazzo Madama», confessano ai cronisti.
Il duplice ritratto equestre raffigura i soggetti vestiti in costume antico secondo il celebre modello francese di Luigi XIV nel ritratto di Pierre Mignard, oggi a Versailles. Il Museo Civico possiede un ritratto equestre della moglie e madre dei due personaggi, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, probabilmente eseguito a pendant dell'opera.
Prima come banca e come fondazione dal 1991 in avanti, la CRT è uno dei principali motori del recupero delle Residenze Sabaude e del rilancio del sistema museale piemontese. I lavori di restauro del Palazzo, che hanno ricevuto questo determinante sostegno, sono interamente documentati nei 'Quaderni' e nei nuovi cataloghi del Museo.
Appassionato di arte, di musica e di teatro, dona al Museo un piccolo dipinto con Rinaldo e Armida di Giovanni Battista Crosato, uno scrittoio neoclassico, alcuni strumenti musicali e la serie di fondali ottocenteschi provenienti dal teatro di marionette San Martiniano di Torino. Mario Moretti lascia inoltre in eredità alla Città un patrimonio miliardario a beneficio delle collezioni d’arte cittadine: grazie a queste risorse finanziarie le collezioni sono state accresciute, nell’ottica della ricomposizione del patrimonio artistico piemontese.
Grazie alla firma presente su questo trittico è stato possibile collegare ad un pittore anagraficamente riconoscibile (anche attraverso i documenti) un gruppo di opere piemontesi in precedenza riunite sotto lo pseudonimo di Maestro di San Sebastiano a Pecetto. Si è ipotizzato che l'opera fosse in origine destinata alla chiesa francescana di Santa Maria delle Grazie di Chieri.
Mostra. A Palazzo Madama il pubblico scopre questo periodo storico attraverso il materiale ceramico proveniente dagli scavi ottocenteschi del D'Andrade.
Mostra. La vasta raccolta etnologica di duemiladuecento oggetti, originari dell'Africa, dell'America e dell'Oceania, frutto di una serie di preziose donazioni, torna all'attenzione del pubblico, dopo che per lungo tempo se n'era persa la memoria.
La celebre quadriga fa tappa a Torino, lungo un itinerario europeo che ne documenta l'opera di salvataggio. Si onora così l'opera svolta dal critico Marziano Bernardi in difesa dell'arte e come patrocinatore della pubblica sottoscrizione promossa da La Stampa, che ha consentito di riavviare più approfonditi studi sul gruppo marciano. L'evento si propone di portare all'attenzione del pubblico la metodologia degli studi per la conservazione e gli importanti contributi offerti dalle applicazioni della ricerca scientifica e dalle nuove tecnologie.
L'Amministrazione civica di Torino acquisisce per le raccolte d'arte antica le tavole raffiguranti La vocazione di S. Pietro e La liberazione di S. Pietro, concordemente attribuite alla mano del pittore torinese.
L’11 aprile nella Sala del Senato di Palazzo Madama il soprano Maria Callas, il tenore Giuseppe Di Stefano e il maestro Fulvio Vernizzi partecipano al convegno di studi “I vespri siciliani” di Verdi, promosso dall'Istituto di Studi Verdiani in occasione dello spettacolo che il 10 aprile inaugurò il nuovo Teatro Regio. L’allestimento dell’opera è affidato alla regia dei due celebri cantanti; direttore d’orchestra Fulvio Vernizzi (in sostituzione del maestro Gui), scenografo Aligi Sassu, coreografo Serge Lifar.
Conservatore dal 1968, Palazzo Madama e il suo Museo le sono affidati alla conclusione della direzione di Mallé. La sua lettura della cultura materiale si pone in linea con il pensiero filologico tracciato a Torino da Pietro Toesca.
Un giovane insegnante buca con un dito un quadro del Settecento custodito a Palazzo Madama. Portato in questura, si difende: "Non mi sentivo troppo bene, mi sono appoggiato". Il direttore del Museo, professor Mallé, accerta che il danno non è irreparabile.
Il servizio, di cui si conoscono altri diciannove pezzi, fu commissionato da Anne de Montmorency alla manifattura urbinate nel 1535. La fiasca presenta una ricca decorazione istoriata, con Nettuno e cavalli marini dipinti, e manici a forma di draghi alati.
Dallo scalone juvarriano scendono tre colorate Mini Minors in una delle scene del film diretto da Peter Collinson e interpretato da Michael Caine.
In occasione del 26° Salone Internazionale dell'Abbigliamento, che si inaugura nel palazzo di Torino Esposizioni, la storica aula del Senato ospita lo spettacolo "Panorama di costume 1968", che porta alla ribalta trecento modelli femminili e maschili di alta moda, di boutique, di alta moda maglieria e di moda pronta. Il Palazzo non è nuovo alle passerelle, qui allestite anche nel 1948 e 1950.
All' interno della produzione del pittore, il Ritorno del figliol prodigo può essere riferito agli anni intorno al 1740 e confrontato con il Giudizio di Salomone del Museo Civico di Casale Monferrato, città dove il pittore fu molto attivo; la critica avvicina la sua produzione di questi anni alla coeva pittura di area mantovana, in particolare a Giuseppe Bazzani, e agli esempi straordinari lasciati da Rubens e Fetti.
Il pittore, allievo del Tiepolo, viene coinvolto da Juvarra nella decorazione delle residenze sabaude, in particolare della Palazzina di caccia di Stupinigi. Il soggetto di questo dipinto è un tema ricorrente, già in passato scelto da Francesco Cairo, nel 1646, per sostenere l'immagine di Cristina di Francia (1606-1663), prima «madama reale» e sposa di Vittorio Amedeo I (1587-1637), come figura tutelare delle nuove generazioni della dinastia.
Il Presidente inaugura il Salone dell'Automobile e sceglie Palazzo Madama, «ambiente carico di grandi memorie», per rispondere al saluto dei torinesi. Nelle cronache si riporta il suo discorso, che indica in Torino un «punto di riferimento storico, politico, economico» della nazione ed una «esemplare città» di pionieri, in un momento in cui il ristagno dell'edilizia, la crisi dei tessili, la pesante situazione di alcune industrie preoccupano la città.
Allievo di Lionello Venturi, succede a Vittorio Viale nella carica, che mantiene fino alle dimissioni nel 1972. Come storico dell'arte le sue preferenze sono rivolte alla pittura piemontese del Quattrocento e del Cinquecento e all'arte fiamminga. I suoi studi si pongono all'inizio di un rinnovato interesse sull'arte piemontese, che porta tra l'altro alla grande mostra del Barocco piemontese del 1963, di cui cura la sezione scultura. E' autore anche di un accurato catalogo in tre volumi del Museo.
Si celebra l'unione di tre insigni raccolte torinesi: quella del Museo d'Antichità, quella del Medagliere provenienti dalle collezioni di Carlo Alberto di Savoia e quella del Museo Civico. In totale, una raccolta di oltre 100.000 pezzi, risultato del lavoro più che trentennale di Vittorio Viale. Attraverso la numismatica, il pubblico si avvicina a documenti parlanti di tempi passati e, nello stesso tempo, ad eccelse opere d'arte.
L' esposizione si presenta su scala maggiore e con più approfondite indagini rispetto alla prima del 1937. Il lavoro di studio e presentazione del materiale artistico è di nuovo affidato a Vittorio Viale, l'allestimento si articola all'interno di tre monumenti che, per la struttura, la decorazione interna e l'arredamento, rappresentano una cornice originale e rara: il Palazzo Reale, la Palazzina di caccia di Stupinigi ed il Palazzo Madama, scelto per ospitare le sezioni della scenografia e dell'architettura.
I delegati di 13 Paesi prendono parte alla solenne cerimonia ufficiata nella storica sede del Senato Subalpino. Attraverso queste norme si pensa di dare ai paesi più progrediti la garanzia che l'unificazione europea non costituisca un pericolo di regresso del loro sistema sociale ed ai paesi meno favoriti una spinta verso il miglioramento.
A Torino per la mostra di "Italia '61", il fratello del presidente degli Stati Uniti visita i padiglioni e a mezzogiorno è ospite d'onore al ricevimento ufficiale a Palazzo Madama, con le maggiori autorità cittadine ed il sindaco, che gli porge il saluto della città.
Nel centenario dell'unità d'Italia giunge a Torino Elisabetta II con il marito, principe Filippo. La coppia reale si affaccia al balcone centrale di Palazzo Madama per rispondere all'acclamante saluto dei torinesi. La visita prosegue poi verso i padiglioni di "Italia 61".
Mille invitati nel salone delle feste salutano l'arrivo dell'onorevole Gronchi e di donna Carla, venuti ad inaugurare "Italia 61", la grande rassegna che celebra il centenario dell'Unità nazionale. La cronaca di costume si sofferma sulle fogge sofisticate degli abiti da ricevimento: prevale il verde squillante, detto "Italia", in omaggio al centenario del Risorgimento.
Mostra organizzata dall'Associazione universitaria italo-francese con l'intento di favorire gli scambi culturali fra gli studenti dei due Paesi. La figura dello scrittore francese, innamorato dell'Italia dove trascorse molti anni della sua vita, risponde bene allo scopo. Si espongono 130 quadri di paesaggi ispirati alle sue opere, manoscritti e lettere e molti ritratti.
La pittura di genere e di paesaggio, tipica delle dimore signorili del '700, arricchisce le collezioni del Museo grazie al lascito dall'avvocato Ambrogio Della Chà: una trentina di dipinti di Giovanni Michele Graneri (notizie dal 1736 al 1778) allievo dell'Olivero, e diciassette paesaggi di Vittorio Amedeo Cignaroli (1730-1800).
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1960 - Nel centenario del Museo arrivano Defendente e Jacquerio. Nell'anno del centenario dell'istituzione a Torino del Museo Civico, Palazzo Madama riceve in dono un prezioso dipinto di Defendente Ferrari. Si tratta dell' Incoronazione della Vergine, su tavola alta quasi tre metri, offerta al museo da Werner Abegg. Le collezioni si arricchiscono inoltre di un altro capolavoro, questo acquistato dall'Amministrazione municipale: la Crocifissione su tavola della prima metà del Quattrocento, attribuita a Giacomo Jaquerio (e ora attribuita alla cercjia di Jean Bapteur).
Si tratta del bozzetto in scala ridotta per l'arazzo corrispondente nell'ambito della serie raffigurante le Storie di Ciro, tessuta tra dall'arazzeria reale di Torino e destinata alla Camera di parata della Regina nel Palazzo Reale di Torino (oggi divisa tra il Quirinale e il palazzo torinese). Il Museo Civico conserva in tutto otto modelli ad olio per questa serie, formata da dieci panni.
L'opera è entra nelle collezioni civiche, senza alcuna traccia della vicenda precedente, con il titolo di San Pietro liberato dagli angeli, in seguito corretto con il riferimento all'episodio biblico della Genesi. Cronologicamente è da accostare alla piena maturità della Santa Cecilia e angeli della Pinacoteca di Brera, intorno al 1620.
A due anni dalle celebrazioni per il centenario dell'Unità d'Italia, sale la preoccupazione per «il più illustre monumento architettonico della città», minacciato dall'«invecchiamento» dei suoi materiali, che rischiano di sfladarsi. Appello pubblico per un intervento di restauro.
Nell'antica sede torinese il presidente del Senato Merzagora partecipa alla cerimonia commemorativa, accolto dal sindaco Peyron, che nel discorso di benvenuto ricorda come in quella stessa sala un secolo prima sono state decise tre guerre d'indipendenza e proclamata l'Unità d'Italia.
Mostra, dal 12 luglio alla fine di settembre. Allestita dall'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente con la collaborazione del Museo Civico, offre al pubblico 260 pezzi, scelti come testimonianza di una civiltà fiorente. Sculture, stucchi, pitture su tela e seta, provengono dai musei pakistani e di Roma, Parigi, Berlino.
Il gruppo in biscuit, datato e firmato, è opera del capo modellatore della manifattura di porcellane di Giovanni Vittorio Brodel, progetto industriale autorizzato dal re Vittorio Amedeo III di Savoia nel 1775, ma fallito dopo solo pochi anni.
Il Museo acquista l'opera, che reca la firma su un cartiglio alla base del trono: “MACRINUS / FACIEBAT / 1495”. Si ignora la destinazione originaria di questa pala; si può ipotizzare una provenienza dall'ambiente vicino alla corte marchionale di Casale Monferrato, cui Macrino era legato soprattutto dopo un periodo di attività a Roma.
Nell'occasione delle giornate dei Musei, le opere oggetto del lascito vengono presentate alla cittadinanza con una mostra allestita presso Palazzo Madama. Giornalista e critico di letteratura e d'arte, il donatore è ricordato con parole affettuose dal direttore Viale nell'introduzione alla raccolta, dove sottolinea che "insieme con il legato Fontanesi di Giovanni Camerana, è il dono più cospicuo, più importante che sia mai pervenuto".
"Io credo che essa, annessa ad altre raccolte d'arte di cui si onora la nostra Città, possa essere manifestazione non peritura della mia profonda gratitudine ed augurio per l'avvenire culturale di Torino". Così scrive al sindaco Amedeo Peyron il fondatore dell'Istituto di radiologia dell'Università di Torino ed appassionato collezionista di scultura antica orientale, introducendo la raccolta che, con gesto munifico, dichiara di destinare "al Museo di Palazzo Madama in Piazza Castello".
In attesa della fine dei lavori per la nuova Pinacoteca, cinquantaquattro delle opere più elette della Galleria Sabauda tornano nella loro "prima casa". Qui, nell'ottobre 1832, si accedeva per la prima volta alla Reale Galleria di Pittura, concessa al godimento pubblico dal re Carlo Alberto, seguendo il consiglio di Roberto d'Azeglio. Nel 1865 è trasferita al secondo piano del palazzo guariniano dell'Accademia delle Scienze.
Dono di Tiziano Veggia. In Africa il tamburo è considerato lo strumento più importante e accompagna ogni momento della vita della comunità. La funzione religiosa che riveste presso alcune popolazioni, l'impiego durante i rituali magico-religiosi lo hanno reso uno strumento sacro, da onorare e venerare: la costruzione e l'uso sono regolati da norme molto severe.
In occasione del decimo anniversario della Liberazione, la Città di Torino e l’Istituto Storico della Resistenza organizzano a Palazzo Madama una mostra dedicata alla Resistenza in Piemonte. La mostra è di breve durata (28 maggio-19 giugno 1955), ma si rivela uno snodo cruciale nella riflessione storica e nella divulgazione del processo di liberazione nazionale al grande pubblico. Nelle sale del Primo Piano, attraverso un andamento cronologico, vengono presentati documenti originali, fotografie, manifesti, bandiere e oggetti, molti dei quali prestati dai protagonisti della lotta di liberazione, come associazioni e privati cittadini. Oltre all’esposizione di cimeli, un’intera sala è dedicata alla riflessione sulla Resistenza da parte degli artisti contemporanei, tra cui Renato Guttuso, Aldo Carpi, Giacomo Manzù, Ernesto Treccani, Emilio Vedova, Roberto Terracini e Renato Birolli.
Raffinato prodotto delle botteghe orafe di Limoges, in Aquitania, specializzate tra XII e XIII secolo nella produzione di arredi sacri e profani in rame e smalto champlevé, è stato rinvenuto durante una campagna di scavi presso l'abbazia cistercense di Chiusa Pesio, nella tomba di uno degli abati.
Lascito Chevalley. Il fascino del dipinto è legato soprattutto alla precisa raffigurazione dell'interno del Teatro Regio di Torino e dalla gustosa descrizione di orchestrali, attori e pubblico. La rappresentazione rigorosa delle figura e dei particolari architettonici avvicinano quest'opera, secondo la critica, ai modi di Giovanni Michele Graneri.
Tra i principali sostenitori della rivalutazione dell’arte barocca piemontese, nel 1924 Giovannni Chevalley coordina il restauro del primo piano per destinarlo a sede di rappresentanza del Municipio di Torino. Oltre a due volumi di disegni di Filippo Juvarra, nel 1955 dona al Museo il dipinto con l’interno del Teatro Regio, oggi esposto nella Sala Guidobono del primo piano.
Rara porcellana bianca prodotta della manifattura di Meissen, fondata dall'elettore di Sassonia, Augusto II il Forte. La pasta con la quale è modellata si ottiene combinando il caolino con il feldspato, in una doppia cottura ad alta temperatura.
Sergio Ferrera, torinese di 33 anni alle dipendenze di una ditta che esegue lavori edili nel pressi di Caserta, si presenta alla famiglia della promessa sposa con una cartolina di Palazzo Madama: «Questo è il mio castello», dice. Giunti a Torino, padre e figlia scoprono l'inganno e lo denunciano.
Dono dell'Associazione Amici del Museo Civico. Il dipinto fa parte di una serie di sei tele commissionate nel 1723 e raffiguranti le facciate del castello. Nel 1781 sono portate a Palazzo Madama, ma nel 1819 ne risultano solo cinque. Il sesto dipinto, andato disperso, viene ritrovato nel 1951 sul mercato d'arte di Parigi.
Mostra, dal 28 aprile al 30 giugno. Con circa duecento opere sono presentate la storia e gli aspetti della moda negli anni dal 1400 alla fine del 1800. L'esposizione si svolge in concomitanza con l'Esposizione internazionale dell'Arte tessile e della Moda.
Si inaugura a Palazzo Madama nell'ambito della manifestazione internazionale degli "Scambi Occidente". Le autorità cittadine accolgono i numerosi congressisti, tra i quali sono presenti molti scienziati di fama mondiale nel campo della fisico-chimica. L'evento si ripete nel 1957, in occasione del VII Salone internazionale della Tecnica.