Caricamento pagina...
08_1300_f corni 1
placeholder

Ultimi anni del XIV secolo – La pianta del castello trecentesco

I dati contenuti nei Conti della Clavaria ci danno un’idea di come poteva configurarsi l’edificio: due sono le porte, la Fibellona e la porta della pusterla, a nord verso il palazzo del vescovo (dove oggi sorge Palazzo Reale); le torri ospitano i prigionieri e al pianterreno attorno al cortile, apparentemente dotato di portico, sono disposte la cucina, la sala per i banchetti, già attestata nel di Filippo d’Acaia, e la camera inferiore. Sono documentati all’interno anche due mulini e un grande orto. Al piano superiore si trovano le camere da letto e la “camera de Bon Droit”. Vi lavorano “magistri” che diverranno figure importanti nei cantieri quattrocenteschi: Jacobus de Berno e Hugonetus de Altessano, Andrea de Thaurino e Oddonino Meliaudo.
placeholder

Gli ospidi degli Acaia

Tra gli incontri che la politica impone ai signori di Torino, i documenti ricordano in questi anni un pranzo allestito per il duca di Borbone, il conte Daricourt e un ammiraglio di Francia e successivamente l'ospitalità offerta ai signori di Coucy, Sismondo Correnti di Milano e relativo seguito di cento cavalli. Come in altri casi, non si tratta di situazioni promosse, ma gestite dagli Acaia che, per fini diplomatici, dispongono della sede idonea nel torinese. Chi è ospitato a Pinerolo vi giunge, invece, su esplicito invito ed è parte della rete di rapporti privilegiati instaurati in funzione del consolidamento del dominio nel Piemonte sud-occidentale.
placeholder

1384 – Il grande torneo di Amedeo d’Acaia

Le manutenzioni al castello si intensificano in occasione di quest’evento, che si celebra a maggio, organizzato per ribadire al nuovo conte di Savoia Amedeo VII, ospite d’onore, la fedeltà dei principi d’Acaia. Molti dei signori più importanti dell’epoca paiono collegati a questo avvenimento, con la loro diretta presenza o con l’invio di doni: tra questi, Bernabò Visconti, Luigi d’Angiò, Ottone di Brunswick e il conte di Ginevra, l’unico espressamente citato nei Conti della Clavaria, forse perché è il solo a soggiornare nel castello di Porta Fibellona in quanto fratello di Caterina di Ginevra, principessa d’Acaia dal 1380.
placeholder

1378-1383 – I lavori sotto Amedeo principe d’Acaia

Nell’ultimo quarto del secolo il castello non subisce modifiche di rilievo, ma sono attestati continui cambiamenti all’interno, nella disposizione degli ambienti. Tra le novità, al primo piano una “magna aula superiore”, al pianoterra della sala grande, per la quale sono realizzate delle panche da porre davanti al camino, dotate di scalino per appoggiare i piedi, ed una cancelleria, nella torre romana di nordovest, con sedie, mensole ed un cassone per archiviare i conti. Sono, inoltre, ricordati una pellicceria, un larderio e le stalle.
placeholder

1373-74 - Il conto del clavario Giacobino di Revigliasco

Il documento riferisce le opere eseguite in un momento in cui Torino e i possedimenti degli Acaia sono retti dal conte Amedeo VI di Savoia come tutore dei figli di secondo letto di Giacomo, ancora minorenni. Si tratta del rifacimento del tetto del castello, con acquisto di 250 tegole, e del rifacimento del tetto del portico del cortile, tettoia in tegole che viene sostenuta e rinforzata da un pilastro in legno di quercia e da altre travi lignee. Altri interventi di minor peso interessano la “camera inferiore”, qui citata per la prima volta, e la grande loggia davanti alla camera del principe.
placeholder

1350-67 – I lavori nelle loggia e nel cortile

Tra gli interventi degni di nota negli anni di Giacomo d’Acaia, i documenti ricordano il rifacimento del soffitto della loggia posta davanti alla camera del principe, per la quale vengono acquistati mille mattoni da una fornace esterna, la costruzione di una camera sopra la cucina, impiegata come residenza del Vicario, prima alloggiato in una delle quattro torri, la ripavimentazione in pietra anziché in cotto del cortile, per evitare che la caduta di pietre o tegole dai tetti seguiti a danneggiare il pavimento.
placeholder

1348 - Le nozze tra Galeazzo II Visconti e Bianca di Savoia

I conti registrano molti interventi di rifacimento e abbellimento degli ambienti principali del avvenuti a cavallo della metà del XIV secolo. Si avvicendano almeno tre fasi di apertura e chiusura di finestre che, sebbene pregevolmente decorate, devono essere continuamente ridisegnate in funzione delle ristrutturazioni in atto negli ambienti e delle variazioni nell'assetto dei pavimenti. I lavori di restauro più importanti sono quelli effettuati entro il 1348, in occasione delle nozze tra Galeazzo II Visconti e Bianca di Savoia, figlia del conte Aimone, del ramo primogenito. (Nell'immagine:pagina miniata, Bibliothèque Nationale, Parigi, ms. lat. 1009, 23v.)


placeholder

1338-48- I lavori eseguiti sotto Giacomo d'Acaia

Nell’arco del decennio vengono attuati numerosi interventi di rifacimento e abbellimento degli ambienti principali del castello: vengono rifatti i soffitti della camera del principe e della sala grande, ripavimentate le due torri romane, aperte nuove finestre e porte nelle camere dei fratelli e della figlia di Giacomo. Nel 1346 viene costruita una camera sopra la cucina, sul lato meridionale del castello, impiegata come residenza del Vicario e dotata di un “ peilo”, cioè una stufa. In occasione dell’arrivo a Torino dei principi sono registrate spese per il trasporto da Pinerolo di una tappezzeria e per i chiodi necessari ad appenderla. Altre spese riguardano il ponte levatoio, il camino e nuovi sgabelli a tre piedi in legno scolpito per la sala grande. (Nell'immagine: formelle che ornavano una stufa, provenienti dal castello di Chillon, Losanna)


placeholder

1333 - Il passaggio di Giovanni di Boemia

Solo il re trova posto nel castello, mentre gli altri componenti del seguito, anche nobili, sono ospitati altrove. L'edificio non è molto vasto e gli ambienti utilizzabili per l'ospitalità sono scarsi: di solito, se gli ospiti sono particolarmente numerosi, un gruppo di uomini riceve l'incarico di reperire letti e ricoveri, dirottando parte degli ospiti nel palazzo vescovile, in edifici di ordini religiosi o anche nelle migliori case della città. (Nell'immagine: bottiglia di vetro, fine XIII sec. - prima metà del XIV sec., Museo di Antichità di Torino)


placeholder

1326 e 1328 – I registri del clavario Ruviglone de Santa Iugla

Le spese per il miglioramento dell'abitabilità dello spazio privato vanno aumentando rispetto a quelle per la difesa. Il funzionario registra nuovi interventi ai soffitti della “magna sala castri nova”, della cucina, delle latrine e delle scale che conducono sopra la sala grande. Si aprono sei nuove porte e tre finestre nelle quattro torri. E’ menzionato anche un portico in cotto, le cui arcate potrebbero essere quelle ancora leggibili nell'attuale corte medievale. In un secondo resoconto si descrive l’erezione contro le pareti della “camera castri domini” di sei pilastri in muratura, per sorreggere le travi lignee lavorate, dono al principe d’Acaia del vescovo di Torino. Nel 1331 Filippo commissiona ritratti in cera dipinta, tra cui quello del figlio Edoardo, per gli interni.
(Nell'immagine: "Camera domini", castello di Chillon, Losanna)

placeholder

1317-20 - Il "Libro di spese" di Pietro Panissera

Ritrovato a Pinerolo ed acquisito agli studi nel 1982, il documento è illuminante per la ricostruzione dei primi decenni del XIV secolo e dei fondamentali interventi costruttivi per ambienti di servizio, di raccordo e residenziali, eseguiti sotto la direzione del "magister murator" Germano da Casale. Dal conto emerge la costruzione di due torri quadre identificate con le due fiancheggianti le torri romane. La "petracocta", il cotto, utilizzata rappresenta una scelta strategica sul piano economico e della nobilitazione formale. Parte del materiale laterizio arriva da fornaci locali, ma molto proviene dalle mura e dagli edifici di età romana ormai in rovina, vera e propria cava a cielo aperto per il cantiere di Porta Fibellona.

placeholder

1308-15 - La camera privata e la "magna sala"

Dai conti del periodo si viene a conoscenza dell'esistenza di questi due ambienti, risistemati perchè in rovina, all'interno dell'aggregato di spazi gravitanti attorno alla porta romana. Sebbene ne sfugga l'identità e la portata, ciò conferma la presenza embrionale di un luogo di rappresentanza diplomatica e di apertura verso altre realtà istituzionali. Disdegnato come abitazione ufficiale, il castello è, infatti, adibito soprattutto a sede dei Vicari, che amministrano la città per conto del principe.
placeholder

1301 - Festeggiamenti per Carlo IV di Valois

L'11 luglio Filippo e il suo seguito arrivano in serata al castello torinese e il pranzo è apparecchiato il giorno successivo per l'arrivo del sovrano francese. Il passaggio dell'ospite illustre determina la frettolosa discesa da Pinerolo della corte d'Acaia, ma già nel gennaio dello stesso anno un trasferimento a Torino per un pranzo è inserito nel resoconto di un viaggio che il principe intraprende verso Roma. Evidentemente la sosta ha carattere insolito, tanto da meritare la registrazione. La scelta di passare per Torino da parte dei diversi signori ospitati nel castello di porta Fibellona è determinato dall'uso della via Francigena, preferita in questo periodo rispetto ad altri percorsi da chi deve transitare dalla Francia sud-orientale all'Italia. (Immagine: "Grandes Chroniques de France", Bibliothèque Nationale, Parigi, fol. 332 )


placeholder

1300 - L'invito del conte di Lussemburgo e di Ludovico di Savoia

Dalla prediletta sede di Pinerolo, Filippo I è costretto da circostanze di opportunità diplomatica a recarsi a Torino: arriva al castello di porta Fibellona un giovedì per preparare l'accoglienza al conte di Lussemburgo ed il suo seguito, di passaggio per Roma, il sabato seguente; la domenica ospita Ludovico di Savoia, anch'egli in viaggio verso la stessa meta.

Approfondisci

Le origini del Palazzo e il 1200

Le origini del Palazzo e il 1200

Vai
Le trasformazioni del Palazzo nel XV secolo

Le trasformazioni del Palazzo nel XV secolo

Scopri