I conti registrano molti interventi di rifacimento e abbellimento degli ambienti principali del avvenuti a cavallo della metà del XIV secolo. Si avvicendano almeno tre fasi di apertura e chiusura di finestre che, sebbene pregevolmente decorate, devono essere continuamente ridisegnate in funzione delle ristrutturazioni in atto negli ambienti e delle variazioni nell'assetto dei pavimenti. I lavori di restauro più importanti sono quelli effettuati entro il 1348, in occasione delle nozze tra Galeazzo II Visconti e Bianca di Savoia, figlia del conte Aimone, del ramo primogenito. (Nell'immagine:pagina miniata, Bibliothèque Nationale, Parigi, ms. lat. 1009, 23v.)
Nell’arco del decennio vengono attuati numerosi interventi di rifacimento e abbellimento degli ambienti principali del castello: vengono rifatti i soffitti della camera del principe e della sala grande, ripavimentate le due torri romane, aperte nuove finestre e porte nelle camere dei fratelli e della figlia di Giacomo. Nel 1346 viene costruita una camera sopra la cucina, sul lato meridionale del castello, impiegata come residenza del Vicario e dotata di un “ peilo”, cioè una stufa. In occasione dell’arrivo a Torino dei principi sono registrate spese per il trasporto da Pinerolo di una tappezzeria e per i chiodi necessari ad appenderla. Altre spese riguardano il ponte levatoio, il camino e nuovi sgabelli a tre piedi in legno scolpito per la sala grande. (Nell'immagine: formelle che ornavano una stufa, provenienti dal castello di Chillon, Losanna)
Solo il re trova posto nel castello, mentre gli altri componenti del seguito, anche nobili, sono ospitati altrove. L'edificio non è molto vasto e gli ambienti utilizzabili per l'ospitalità sono scarsi: di solito, se gli ospiti sono particolarmente numerosi, un gruppo di uomini riceve l'incarico di reperire letti e ricoveri, dirottando parte degli ospiti nel palazzo vescovile, in edifici di ordini religiosi o anche nelle migliori case della città. (Nell'immagine: bottiglia di vetro, fine XIII sec. - prima metà del XIV sec., Museo di Antichità di Torino)
Le spese per il miglioramento dell'abitabilità dello spazio privato vanno aumentando rispetto a quelle per la difesa. Il funzionario registra nuovi interventi ai soffitti della “magna sala castri nova”, della cucina, delle latrine e delle scale che conducono sopra la sala grande. Si aprono sei nuove porte e tre finestre nelle quattro torri. E’ menzionato anche un portico in cotto, le cui arcate potrebbero essere quelle ancora leggibili nell'attuale corte medievale. In un secondo resoconto si descrive l’erezione contro le pareti della “camera castri domini” di sei pilastri in muratura, per sorreggere le travi lignee lavorate, dono al principe d’Acaia del vescovo di Torino. Nel 1331 Filippo commissiona ritratti in cera dipinta, tra cui quello del figlio Edoardo, per gli interni.(Nell'immagine: "Camera domini", castello di Chillon, Losanna)
Ritrovato a Pinerolo ed acquisito agli studi nel 1982, il documento è illuminante per la ricostruzione dei primi decenni del XIV secolo e dei fondamentali interventi costruttivi per ambienti di servizio, di raccordo e residenziali, eseguiti sotto la direzione del "magister murator" Germano da Casale. Dal conto emerge la costruzione di due torri quadre identificate con le due fiancheggianti le torri romane. La "petracocta", il cotto, utilizzata rappresenta una scelta strategica sul piano economico e della nobilitazione formale. Parte del materiale laterizio arriva da fornaci locali, ma molto proviene dalle mura e dagli edifici di età romana ormai in rovina, vera e propria cava a cielo aperto per il cantiere di Porta Fibellona.
L'11 luglio Filippo e il suo seguito arrivano in serata al castello torinese e il pranzo è apparecchiato il giorno successivo per l'arrivo del sovrano francese. Il passaggio dell'ospite illustre determina la frettolosa discesa da Pinerolo della corte d'Acaia, ma già nel gennaio dello stesso anno un trasferimento a Torino per un pranzo è inserito nel resoconto di un viaggio che il principe intraprende verso Roma. Evidentemente la sosta ha carattere insolito, tanto da meritare la registrazione. La scelta di passare per Torino da parte dei diversi signori ospitati nel castello di porta Fibellona è determinato dall'uso della via Francigena, preferita in questo periodo rispetto ad altri percorsi da chi deve transitare dalla Francia sud-orientale all'Italia. (Immagine: "Grandes Chroniques de France", Bibliothèque Nationale, Parigi, fol. 332 )