Dopo anni durante i quali è documentata la spogliazione dell'arredamento, sebbene questo non abbia raggiunto una preziosità eccezionale, un inventario di fine secolo dischiude le porte di un "guardaroba" contenente tessuti finissimi d'ogni tipo, stoffe da parete e tesori d'arazzeria, usciti dalle celebri manifatture di Arras o, più probabilmente, di Tournai e di Bruxelles, purtroppo dispersi. Il merito di questo rifiorire del palazzo è legato al nome di Amedeo IX e particolarmente a quello della sua consorte Iolanda di Francia: proprio a lei si deve, con molta probabilità, l’acquisto delle preziose serie di arazzi. (Immagine: Biblioteca Nazionale, Torino, ms. D. VI. 2, f 1v-2)
Gli anni della reggenza della duchessa Iolanda, durante la malattia dello sposo Amedeo IX di Savoia e della minorità del figlio, sono fitti di feste: nell’agosto 1474, per esempio, ha luogo una moresca, danza in maschera per l'elezione del nuovo rettore della città; in settembre viene offerto un banchetto in onore di Bernarda de Brosse, moglie del marchese Guglielmo VIII di Monferrato, con sfoggio d'argenterie e con intermezzi teatrali. Nel 1475 si festeggiano le nozze di Anna, figlia del duca Amedeo IX, con Federico d'Aragona, arrivato con il suo seguito di circa 500 persone e 372 cavalli. La corte affida le imprese decorative ad artisti di fama, come Nicolas Robert, pittore noto in Piemonte.
Ludovico, secondogenito di Amedeo VIII e Principe di Piemonte dal 1431, stabilisce che il Consiglio cismontano (itinerante tra i castelli di Pinerolo, Fossano e Torino durante il principato di Amedeo), abbia residenza fissa nel castello di Torino, dove lui soggiorna, ma in maniera discontinua. Tra gli interventi di carattere architettonico del primo decennio del suo governo si segnalano la riparazione del ponte marcito, delle vetrate del castello, di alcuni pavimenti, la realizzazione di nuove vetrate per la camera della principessa e per l'odierno salone Acaia, dove è aperta una nuova porta, oggi solo riconoscibile, verso il cortile interno. (Immagine: Musée du vitrail, Romont, Stemma Savoia)
Dopo la scomparsa di Ludovico d’Acaia, che muore senza eredi, il principato d’Acaia passa ad Amedeo VIII di Savoia. Sebbene non vi risieda mai, il duca ordina per il castello di Torino alcuni interventi significativi, quali la realizzazione di un cornicione (o una merlatura) sopra la torre del viretto, mentre nello stesso anno, 1426, l’acquisto di chiodi per fissare delle tende suggerisce quale fosse l’utilizzazione cerimoniale e d’apparato della grande sala “bassa”, al quale sono destinati. Sono, infine, documentati lavori nel giardino, come la potatura delle viti e del roseto. (Immagine: Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles, ms 10317-18 f.1)
Nel giardino, cui non si accenna mai nei documenti trecenteschi, appaiono ora impegnate maestranze diverse rispetto a quelle del castello e anche manodopera femminile. Vengono realizzati un acquedotto per irrigare e un canale di scarico, vengono piantati filari di vite e, in seguito, anche altre colture, come spinaci, porri, ulivi, peri, meli, palme e salici. I principi d’Acaia desiderano una residenza moderna, che si avvicini alle residenze cortesi dell’Italia settentrionale. Ne sono segno la presenza di un “falconerio”, di un maestro orologiaio, di banchi per la scuola e di una gabbia per i pappagalli. (Immagine da "La cité des dames" di Christine de Pizan ,British Library, Londra)