Talvolta la piazza del Castello è utilizzata come scenografia, illusoriamente proposta come luogo altro, ma chiaramente riconoscibile da parte degli spettatori come il centro della città: è il caso di una pagina del codice miniato del "Lisimaco", dove la piazza del palazzo reale di Alessandro ha le sembianze della piazza di Torino, fedelmente riprodotta con il palazzo ducale nuovo sullo sfondo e il castello sulla destra. Il "dramma per musica" inaugura l'apertura di un teatro stabile nel palazzo di San Giovanni, il primo Regio eretto dal progetto di Amedeo di Castellamonte. (Immagine: Giovanni Tommaso Borgonio, Biblioteca Nazionale, Torino)
1678 - Il tempio delle virtùL'incisione di Giovanni Abbiati su disegno di Gian Francesco Baroncelli ricorda i festeggiamenti realizzati in città per l'anniversario di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, l'11 aprile. La veduta della piazza ci consegna il suo stato seicentesco, frutto dell'impianto realizzato da Ascanio Vitozzi dal 1612 e caratterizzato da palazzate uniformi di due soli piani al di sopra del portico. Compare inoltre il castello con la facciata realizzata dagli architetti di Castellamonte in due riprese, scandita dalle lesene dell'ordine gigante, in qualche modo determinante anche per il successivo intervento di Filippo Juvarra. (Immagine: Archivio storico, Torino)
L'incisione di Georges Tesnière, Giovanni Antonio Recchi e Carlo Giuseppe Cortella fa parte di una serie di tavole che raccontano i cerimoniali funebri voluti da Giovanna Battista di Savoia Nemours per il marito Carlo Emanuele II, morto di febbre malarica il 12 giugno 1675. La tavola con la processione ha per scenario il cuore architettonico della capitale sabauda, la piazza del castello, ed è di grande interesse in quanto ne restituisce l'aspetto prima dell'intervento juvarriano. (Immagine: Archivio storico, Torino)
Più di uno spettacolo rallegra il matrimonio sabaudo: i più importanti si svolgono sulla piazza e sviluppano il soggetto della contesa fra i fiori, secondo le indicazioni di Filippo d'Agliè. Non ci rimangono testimonianze visive dello scenario progettato da Castellamonte e dipinto dai più importanti artisti attivi a corte. Troviamo, però, il castello raffigurato nel codice di Borgonio, realizzato per il balletto dedicato alla "peregrina Margherita" e danzato nel vecchio palazzo di San Giovanni. (Immagine: Giovanni Tommaso Borgonio, Biblioteca Nazionale, Torino)
L'8 aprile si festeggia in tutta la città il termine delle lotte che hanno visto opporsi per la successione a Vittorio Amedeo I gli schieramenti filo-francese della reggente Cristina di Francia e filo-spagnolo dei suoi due cognati Tommaso di Savoia Carignano e Maurizio. Nella relazione dell'abate Valeriano Castiglione si ricorda l'entrata in città del corteo, il tributo di vassallaggio a Madama Reale e la serata illuminata dai fuochi d'artificio, preparati dal capitano Bernardino Boetto e sparati nella piazza del castello da una macchina a piramide sormontata da un toro. (Immagine: Biblioteca Reale, Torino)
Nel 1638 Cristina, figlia di Enrico IV di Francia, divenuta reggente a seguito della morte del marito Vittorio Amedeo I di Savoia, elegge il vecchio castello degli Acaia a sua stabile residenza di rappresentanza. Elemento cardine della campagna di lavori da lei promossa è la copertura dell'antica corte medievale a cielo aperto, realizzata dall'architetto Carlo di Castellamonte. In seguito la duchessa progetta il riallestimento e la decorazione delle stanze del suo appartamento, con affaccio privilegiato verso piazza Castello. La grande balconata della facciata diviene così lo scenario per assistere alle feste e alle pubbliche cerimonie promosse dalla corte. (Immagine: Museo Civico di Palazzo Traversa, Bra)
Il pittore luganese Isidoro Bianchi illustra, a distanza di oltre un secolo dall'avvenimento, l'incontro del duca Carlo Emanuele I, allora seienne, con il re di Francia sul piazzale antistante il castello di Porta Fibellona. L'affresco nel gran salone del castello del Valentino è di grande interesse perchè pone di fronte a un castello quale appariva agli occhi di un osservatore del 1620-30 circa. Ne ricaviamo una facciata precedente ai primi rimaneggiamenti sostanziali del prospetto, quali s'ebbero dai tempi di Madama Cristina, e un aspetto che rievoca le forme gotiche dei principi d'Acaia abbastanza fedeli all'originale. (Immagine: Isidoro Bianchi, Castello del Valentino, Torino)
Il salone del castello appare ben dettagliato nel perduto disegno di Giovenale Boetto che illustra la macchina scenica utilizzata il 10 febbraio per la festa di compleanno di Cristina di Francia. Sullo sfondo si vedono sette province, allineate al di sotto del soffitto a riquadri corrispondente alla descrizione che anche il letterato Pompeo Brambilla dà della sala. La relazione della festa narra che "Madama Reale fu invitata dalla Felicità a salire sull'imbarcazione che simboleggiava la Fortuna, dove la attendeva un banchetto sontuoso". (Immagine: Biblioteca Reale, Torino)
L' arrivo di Madama Reale viene accolto con feste magnifiche, scenografie spettacolari e vari intrattenimenti, come il torneo documentato dal dipinto di Antonio Tempesta, di fronte all'antico castello torinese. Molte occasioni saranno, poi, degne di essere festeggiate, inneggiando alle qualità fisiche e morali della duchessa con balletti e caroselli, spesso inventati dal raffinato marchese Filippo d'Agliè, dotato di talento nel campo letterario e musicale. (Immagine: Antonio Tempesta, Galleria Sabauda, Torino)
L'uso di esporre la reliquia, come segno della magnificenza della corte, viene documentato da quest'incisione, tradizionalmente riferita alla visita del vescovo savoiardo Francesco di Sales. Il padiglione per l'Ostensione, sormontato da un austero baldacchino, è collocato davanti al castello: l'edificio presenta la prima facciata seicentesca, ben nota attraverso il dipinto dello stesso artista del 1620 per il matrimonio di Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia e gli affreschi di Isidoro Bianchi del 1633 nel salone del Valentino.
Per mettere in scena lo spettacolo acquatico, descritto dallo storico francese Claude-François Ménestrier nel suo "Traité des Tournois", la gran sala del Castello viene riempita d'acqua grazie ad un sofisticato sistema di canali e diviene l'impianto scenografico consueto per questo tipo di spettacoli. Le feste nautiche, dove mostri marini e battaglie navali erano protagonisti, vengono allestite su fiumi e laghi naturali, ma non è insolito che alcuni locali siano appositamente allagati all'interno dei palazzi principeschi. (Immagine:Biblioteca Reale, Torino)